Concetti Chiave
- Nel corso dell'Ottocento, in Italia, si formarono società segrete liberali come la Carboneria e la Giovine Italia, che organizzarono rivolte fallimentari per l'unificazione politica.
- La monarchia sabauda, guidata da Vittorio Emanuele II e Cavour, giocò un ruolo cruciale nell'unificazione italiana attraverso alleanze e guerre d'indipendenza.
- Giuseppe Garibaldi e i suoi Mille contribuirono all'unificazione conquistando la Sicilia e avanzando verso Roma, incontrando Vittorio Emanuele II nel 1860.
- Il Regno d'Italia fu proclamato nel 1861, ma l'unificazione fu completata solo nel 1870 con l'annessione di Roma, rimanendo un fenomeno principalmente borghese.
- La società italiana del tempo era caratterizzata da un ritardo economico e sociale, con una classe borghese emergente e un patriottismo che escludeva i ceti popolari e contadini.
Indice
- Le società segrete e i moti falliti
- La Prima Guerra d'Indipendenza
- La Seconda Guerra d'Indipendenza
- L'impresa dei Mille e l'incontro con Garibaldi
- La nascita del Regno d'Italia
- L'annessione di Roma e del Veneto
- L'arretratezza economica e sociale
- Il processo di sviluppo e ammodernamento
- L'esclusione dei ceti popolari
Le società segrete e i moti falliti
Nel corso dell’Ottocento si verificarono le condizioni per il compimento dell’unificazione politica della penisola.
Nei primi decenni del secolo erano nate società segrete di orientamento liberale, come la Carboneria. Esse organizzarono dei moti rivoluzionari, nel 1820-21 e poi nel 1830, i quali fallirono miseramente.
Altra organizzazione fondata in questo periodo, che però non era segreta ed era di ispirazione democratica, era la Giovine Italia, fondata da Giuseppe Mazzini: furono portate avanti anche da essa varie insurrezioni, che come le precedenti fallirono.
La Prima Guerra d'Indipendenza
Nel 1848 la ventata di rivoluzione che colpì l’Europa arrivò anche in Italia, dove scoppiarono moti in varie zone. L’evento principale fu la guerra mossa all’Austria (Prima Guerra d’Indipendenza) da parte del re piemontese Carlo Alberto: egli voleva riprendersi la Lombardia e il Veneto, ma al contrario venne sconfitto due volte e fu anche costretto ad abdicare. Tuttavia da quel momento la monarchia sabauda mantenne un ruolo di guida del processo risorgimentale.
La Seconda Guerra d'Indipendenza
Vittorio Emanuele II, insieme al suo primo ministro, il liberale Camillo Benso Conte di Cavour, avviò una serie di riforme interne e una politica di alleanze, in particolare con la Francia. Si arriva così al 1859, a fianco della Francia di Napoleone III, alla Seconda Guerra d’Indipendenza, che si concluse con una vittoria e con l’annessione della Lombardia.
L'impresa dei Mille e l'incontro con Garibaldi
Intanto, le forze democratiche continuavano a esprimere l’esigenza di inserire le energie popolari nel processo di costruzione della nazione. Trovarono un punto di riferimento in Giuseppe Garibaldi: egli mise su un piccolo esercito di volontari, i Mille, e con loro nel 1860 conquistò la Sicilia. Risalì poi la penisola fino alla Campania, puntando verso Roma; lo Stato della Chiesa era però protetto dal sistema delle potenze europee.
Vittorio Emanuele II, al fine di evitare problemi interni, scese lungo la penisola con un esercito per fermare Garibaldi. I due si incontrarono al confine tra Campania e Lazio: quando Garibaldi lo vide, lo salutò come “nuovo re d’Italia”, riconoscendo così l’egemonia dell’iniziativa romantica.
La nascita del Regno d'Italia
Nasce così il 17 marzo 1861 il Regno d’Italia: il raggiungimento dell’unità nazionale si realizzò all’insegna monarchica e sabauda. Di tutte queste manovre “politiche” e della raggiunta unità però, i ceti popolari urbani e le masse contadine (che costituivano comunque la maggior parte della popolazione) rimasero completamente estranee.
Da subito, la cosiddetta Destra Storica assunse il governo del paese e lo resse fino al 1876, quando subentrò al potere la Sinistra.
L'annessione di Roma e del Veneto
Restavano però ancora escluse dal regno Roma e il Veneto. Prima fu annesso il Veneto, con la Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866; poi, nel 1870 dopo che l’impero di Napoleone III era fallito, il papato non aveva più un garante e così anche Roma fu conquistata.
L'arretratezza economica e sociale
La mancata unità e la totale frammentazione degli Stati che aveva caratterizzato la nostra penisola fra il 1815 e il 1861, aveva completamente allontanato l’Italia dal resto dell’Europa.
La divisione politica era un fattore di arretratezza civile, economica e culturale: tutto ciò andava ostacolando la formazione del “cittadino” moderno e di una vera opinione pubblica. Il risultato di tutti questi fattori era che l’Italia, naturalmente, si presentava nettamente in ritardo sul piano economico e sociale rispetto agli altri paesi europei.
Questa arretratezza economica si rifletteva inevitabilmente nell’arretratezza sociale: non esisteva in Italia, nel primo Ottocento, una classe borghese moderna.
Il processo di sviluppo e ammodernamento
Tuttavia, un processo di sviluppo e ammodernamento era iniziato in Italia: aumentava infatti, in Lombardia, Piemonte e in Toscana, il numero dei proprietari terrieri, il numero dei proprietari che facevano fruttare capitalisticamente la terra.
A favorire uno sviluppo ancora più rapido della società che si andava delineando, fu l’alleanza creata tra l’aristocrazia e i ceti medi, che si era formata grazie alla presenza di interessi e bisogni comuni: l’espansione delle attività produttive e delle ricchezze e l’eliminazione dell’assolutismo e della divisione politica.
Agivano fortemente anche valori culturali: infatti, questi ceti si identificavano con le idee di libertà, di progresso, di civiltà che provenivano dall’Europa più avanzata. Altro fattore dominante fu la riscoperta del patriottismo: il culto del passato glorioso dell’Italia si rivelò essere infatti l’elemento ideologico unificante dei vari strati che costituivano questa nuova “borghesia” italiana.
Da questa idea nazionale erano però esclusi i ceti popolari.
L'esclusione dei ceti popolari
Essendo l’Italia ancora ben lontana da una rivoluzione industriale, non esisteva una vera e propria classe operaia. Il “quarto stato” era composto prevalentemente da contadini; vi erano poi anche artigiani, lavoranti e quei pochi operai delle manifatture. Queste masse vivevano in condizioni di estrema miseria e soprattutto, a causa dell’alto tasso di analfabetismo, erano completamente escluse dalla circolazione della cultura contemporanea. Quindi era come se queste masse vivessero fuori dalla storia; apprendevano solo qualche nozione circa la cultura della Chiesa.
Per loro era quindi completamente estranea l’idea di nazione e quel forte sentimento patriottico che i ceti medio-borghesi stavano riscoprendo in questo periodo. Questo ci fa capire e ci spiega come il Risorgimento non sia stato un fenomeno popolare, ma esclusivamente borghese.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali società segrete che cercarono di unificare l'Italia nel XIX secolo?
- Quali furono gli esiti delle prime due guerre d'indipendenza italiane?
- Come si svolse l'impresa dei Mille e quale fu il suo impatto sull'unificazione italiana?
- Quali furono le principali sfide economiche e sociali affrontate dall'Italia post-unificazione?
- In che modo i ceti popolari furono esclusi dal processo di unificazione e sviluppo nazionale?
Le principali società segrete furono la Carboneria e la Giovine Italia, fondata da Giuseppe Mazzini, entrambe impegnate in moti rivoluzionari che però fallirono.
La Prima Guerra d'Indipendenza si concluse con la sconfitta di Carlo Alberto, mentre la Seconda, guidata da Vittorio Emanuele II e Cavour, portò alla vittoria e all'annessione della Lombardia.
L'impresa dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi, portò alla conquista della Sicilia e al riconoscimento di Vittorio Emanuele II come "nuovo re d'Italia", contribuendo all'unificazione.
L'Italia affrontò arretratezza economica e sociale, con una frammentazione politica che ostacolava lo sviluppo di una moderna opinione pubblica e una classe borghese.
I ceti popolari, composti principalmente da contadini e artigiani, furono esclusi a causa dell'analfabetismo e della mancanza di una rivoluzione industriale, rimanendo estranei all'idea di nazione e patriottismo.