Concetti Chiave
- "Noi credevamo" esplora il Risorgimento italiano con un focus su prospettive interne e personaggi sia reali che immaginari per una narrazione realistica.
- Il personaggio di Luigi Lo Cascio rappresenta un giovane aristocratico idealista influenzato dalle idee di Mazzini, illustrando il conflitto generazionale e sociale.
- "I Vicerè" di Federico De Roberto racconta il potere latente della nobiltà siciliana durante il Risorgimento, evidenziando il cambiamento delle forme di potere, ma non dei rapporti di potere.
- "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi Di Lampedusa narra la transizione sociale in Sicilia dopo l'unità d'Italia, con un focus sulla resistenza aristocratica e l'ascesa della borghesia.
- Sia "I Vicerè" che "Il Gattopardo" mostrano come i cambiamenti storici alterano le dinamiche di potere, mantenendo intatti i rapporti sociali preesistenti.
Indice
- Il film "Noi credevamo" e il suo contesto storico
- Il ruolo di Luigi Lo Cascio nel film
- La frattura generazionale e il passaggio di potere
- Il fallimento dei moti mazziniani e le conseguenze
- La scena finale e il discorso di Crispi
- Il romanzo "I Vicerè" e il potere nascosto
- Consalvo e la continuità del potere
- "Il Gattopardo" e la trasformazione sociale
Il film "Noi credevamo" e il suo contesto storico
Nel film “Noi credevamo”, su sceneggiatura di Mario Martone, vengono descritti gli anni tra il 1830-1870 che portarono all’unificazione d’Italia.
In modo particolare, quest’ultimo è interessante perché pone l’accento sull’adozione del punto di vista interno, la focalizzazione interna rispetto a delle vicende storiche che, tenendo conto che alcuni personaggi sono reali e altri immaginari, rendono la narrazione realistica.Il ruolo di Luigi Lo Cascio nel film
Il punto di vista all’interno del film è quello di Luigi Lo Cascio che interpreta un rivoluzionario aristocratico cilentano ma, soprattutto, anagraficamente la categoria del giovane, perché i più grandi moti rivoluzionari della storia sono stati portati avanti dalle giovani generazioni e della loro fede di cambiare il mondo che li distingue dai “padri” -> Rapporto tra vecchi e giovani.
La frattura generazionale e il passaggio di potere
Una delle cose interessanti che il romanzo tra ‘800 e ‘900 coglie è proprio quest’aspetto, cioè la frattura che viene introdotta all’interno della scuola (e di conseguenza la traduzione di tale frattura anche in termini narrativi) dal passaggio generazionale. Luigi Lo Cascio è dunque uno dei privilegiati nella vicenda monarchica borbonica (i Borboni rappresentarono il potere monarchico fino al 1861, essi avevano tutelato sempre i ricchi eredi di feudi) per cui Lo Cascio è esponente della famiglia aristocratica che possiede gran parte delle terre nel Cilento.
Il fallimento dei moti mazziniani e le conseguenze
Tuttavia egli è pur sempre un giovane, un idealista e si appassiona all’idea di Mazzini che l’Italia possa diventare una repubblica unita e attraverso il suo punto di vista e quello dei suoi due amici, che sono invece di origine proletaria, il film ripercorre i 40 anni della storia d’Italia da quando quei tre ragazzi aderiscono ai moti mazziniani (che fallirono tutti nel 48). La parte finale del film è quella in cui, dopo il fallimento dei moti mazziniani e dopo che Lo Cascio fu imprigionato dai Borboni che gli avevano confiscato anche le sue terre. Egli continua ad illudersi e torna nel Cilento perché sa che sta per arrivare Garibaldi, qui ci sono due momenti importanti:
1. Quando incontra la sua famiglia e scopre che è andata in rovina: il fratello prete gli racconta duramente, accusandolo che per colpa sua tutti i beni della sua famiglia erano stati confiscati; la sorella era costretta a fare da serve ad un borghese che prima era un loro servitore -> Il loro potere sostituito da un'altra famiglia.
2. Momento corale -> scena dell’esercito di Garibaldi. L’esercito viene sconfitto ma “salvato” dall’esercito sabaudo che però fucila i disertori.
La scena finale e il discorso di Crispi
Con un salto temporale Lo Cascio si trova nei luoghi del parlamento dove sta andando a chiedere un piacere ad uno dei suoi diventato deputato, gli fa una richiesta di lavoro; dunque, nella scena finale, Lo Cascio guarda nell’aula parlamentare e ascolta il discorso di Francesco Crispi (fu poi ministro del governo italiano, fece parte della destra che governò l’Italia dopo il 1861) che rimangiandosi quello in cui aveva creduto insieme a lui, fa un discorso alle camere dicendo:” Il futuro è dei Savoia, siamo tutti monarchici perché la repubblica porterebbe grandi sommovimenti sociali”.
Il film si conclude sul suo volto.
Il punto di vista narrativo varia pochissimo però è interessante perché la focalizzazione interna in cinematografia diventa il fondamentale del cinema del ‘900, del cinema cosiddetto realista e neorealista (in particolare dagli anni 40 del 900 in poi).
Il romanzo "I Vicerè" e il potere nascosto
I Vicerè è il più importante romanzo storico di aria verista, naturalista di Federico De Roberto, ambientato sullo sfondo delle vicende del risorgimento meridionale. I Viceré sono, secondo un detto siciliano, coloro che detengono il vero potere (detto: tra il re e il vicerè quello che ha il potere è il secondo). I vicerè di cui parla De Roberto si trovano in un paesino siciliano dove domina la famiglia dei una nobile famiglia catanese, quella degli Uzeda di Francalanza, discendente da antichi Viceré spagnoli della Sicilia ai tempi di Carlo V. Tale famiglia che sconvolta e coinvolta dagli eventi storici del tempo (movimenti mazziniani ecc…), vengono coinvolti:
• La componente indiretta: il marito di una delle sorelle che diventa un patriota (come Lo Cascio) ma che allo svolgimento delle lezioni prende solo 4 voti: e Consalvo, un giovane ambizioso della famiglia che decide di farsi eleggere prima nel nuovo comune e poi nel parlamento -> capisce che sono cambiate le forme del potere ma non è cambiato il potere.
Consalvo e la continuità del potere
Di fatto Consalvo viene eletto ma dovrà fare i conti con la sua famiglia che è dalla parte del re e che vede dunque in Consalvo un traditore -> interessante è il passo in cui va dalla matriarca, Donna Ferdinanda, che lo guarderà con disprezzo. Ci troviamo nelle elezioni del 76.
Nell’affermazione fatalistica del fatto che cambia il padrone ma non cambiano i rapporti sociali c’è la storia d’Italia ma anche un riferimento alla storia di Augusto -> riferimento storico
"Il Gattopardo" e la trasformazione sociale
IL Gattopardo è un romanzo di Giuseppe Tomasi Di Lampedusa che narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia durante il Risorgimento, dal momento del trapasso del regime borbonico alla transizione unitaria del Regno d'Italia, seguita alla spedizione dei Mille di Garibaldi.
I protagonisti sono il principe di Salina e il nipote, il principe Tancredi. C’è una logica di casta e quest’ultimo sarebbe dovuto andare in sposo alla erede della casta in modo da mantenere tutta la ricchezza all’interno della famiglia ma invece Tancredi si innamora della figlia del borghese che dopo l’unità d’Italia diventa il vero uomo di potere -> la nuova classe dirigente. In questo piccolo dialogo Tancredi e lo zio si confrontano e il secondo, che è erede di tutto il fatalismo culturale che ritroviamo nelle parole di Consalvo (che ha da sempre caratterizzato il sud dal punto di vista antropologico).
Il principe è un uomo colto e deve specchiarsi nell’avanzata di questa nuova borghesia ignorante con uno sguardo complicato e freddo, che è il punto di vista che adotta il narratore.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico del film "Noi credevamo"?
- Qual è il ruolo di Luigi Lo Cascio nel film?
- Cosa rappresenta la frattura generazionale nel film?
- Quali sono le conseguenze del fallimento dei moti mazziniani nel film?
- Come viene rappresentata la continuità del potere nel romanzo "I Vicerè"?
Il film "Noi credevamo" descrive gli anni tra il 1830-1870 che portarono all'unificazione d'Italia, focalizzandosi su un punto di vista interno e realistico delle vicende storiche.
Luigi Lo Cascio interpreta un rivoluzionario aristocratico cilentano, rappresentando la categoria dei giovani che hanno portato avanti i grandi moti rivoluzionari della storia.
La frattura generazionale rappresenta il passaggio di potere e la differenza tra le giovani generazioni idealiste e i "padri", evidenziando il cambiamento sociale e politico.
Dopo il fallimento dei moti mazziniani, il protagonista Lo Cascio viene imprigionato e perde le sue terre, mentre la sua famiglia cade in rovina, simbolizzando la sostituzione del potere.
Nel romanzo "I Vicerè", Consalvo rappresenta la continuità del potere, adattandosi alle nuove forme politiche ma mantenendo intatti i rapporti di potere, riflettendo la storia d'Italia.