
Come Martino Giordano, uno degli autori che firma "Non diventare donna", un racconto presente nell'antologia, e che esplicita in pochi paragrafi il passaggio tra l'essere bambino al diventare adolescente, in un corpo nel quale non ci si riconosce ma che nonostante ciò è volto inesorabilmente allo sviluppo biologico. La tematica, seppur complessa, è in realtà presentata in modo semplice e quasi didascalico, questo anche perché Martino, persona transgender non binaria riesce a raccontare, forte del suo contatto con la parte T della comunità LGBT, l'invisibilità che permea questa realtà e le persone che vi fanno parte. Come da lui stesso affermato, ma come tutti siamo in grado di verificare, in letteratura queste voci quasi non esistono e questo si riflette anche nella realtà quotidiana in cui vivono. Per questo Martino con il suo racconto ha cercato di esplicitare il bisogno che ha questa comunità di uno spazio dove poter avere il permesso di esistere e di essere riconosciuti, soprattutto in quadro che possa aprirsi e non essere sempre e soltanto binario-centrico o minorizzante. Anche per questo ha deciso di far parte del progetto 'Quasi di nascosto', e noi di Skuola.net in un'intervista esclusiva abbiamo chiesto di raccontare sé stesso, da dove è partito, come andava a scuola e dove ha intenzione di arrivare in futuro.
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Da dove nasce il tuo interesse per la scrittura?
"È una domanda difficile. Non saprei dire di preciso da dove nasce, forse la scrittura è sempre stata il mio luogo sicuro. Sono sempre stato “il diverso”, il bambino timido -o meglio- la bambina, che a scuola faticava a parlare con i propri compagni. Ancora oggi l’etichetta di “diverso” non si vuole staccare da me, e io ho smesso di provare a staccarla. La scrittura mi ha sempre fatto sentire protetto, e in qualche modo compreso: mi ha permesso di comunicare cose che altrimenti non avrei trovato modo di dire."
Durante gli anni di scuola come andavi in italiano? Hai mai avuto particolari riconoscimenti dai tuoi professori o ti hanno aiutato in qualche modo a coltivare questa tua passione?
"Qui un grande cliché: andavo malissimo in matematica e molto bene in italiano. In particolare, alle scuole medie, la mia professoressa di italiano mi aveva preso a cuore: a fine lezione lasciava sul mio banco le fotocopie dei bandi per concorsi di scrittura, mi parlava dei libri che stava leggendo. Mi trattava come un adulto, e soprattutto non mi trattava come “quello strano”. Mi ha fatto innamorare della letteratura."
È il primo racconto che scrivi? Prima di approdare ad Accento Edizioni hai scritto altro o pubblicato qualche contenuto online?
"Non è il primo racconto che scrivo, ma è il primo contenuto che pubblico. Prima di approdare ad Accento stavo scrivendo un romanzo, da cui avevo tagliato delle parti che poi, grazie all’editing e a una buona dose di pazienza (mia e di altre persone), sono diventati racconti. La maggior parte li ho cestinati, qualcuno si è salvato: Non diventare donna è uno di quelli. Per quanto riguarda il romanzo, invece, lo sto riscrivendo."
Il tuo scritto è senza dubbio d’impatto, trattando un argomento che ad oggi non ha ancora trovato molto spazio in libri, film e serie tv: come mai hai scelto di affrontare proprio questo tema? Come ti sei preparato alla stesura del racconto? Hai raccolto testimonianze o ti sei lasciato andare alle tue sensazioni?
"Da persona transgender non binaria, è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Sono molto a contatto con la parte T della comunità LGBT: ho ascoltato tante voci di persone transgender, binarie e non, tutte diverse tra loro. In Italia, tranne che per pochi casi, a livello letterario siamo invisibili. In poche parole non esistiamo in letteratura, se non in una visione troppo generica o stereotipata. Abbiamo bisogno di uno spazio in cui possiamo avere il permesso di esistere e di essere riconosciut* in un’ottica che non sia sempre e soltanto binaria e che non sia minorizzante. Io per primo ne ho bisogno: ecco perché la scelta di questo tema."
Quali consigli daresti ai tuoi coetanei che vogliono iniziare a scrivere o semplicemente che sono intimoriti di esporsi?
"Ogni persona è diversa e ha un rapporto diverso con le proprie passioni, è difficile dare un consiglio. Esporsi è sempre complicato, quindi non mi sento nella posizione adatta per poter dare consigli utili. L’unica cosa che mi sento di consigliare è di provare a ricavarsi uno spazio all’interno della giornata, meglio se ogni giorno, per scrivere. Uno spazio personale per creare storie. "
Com’è stato entrare a far parte di un progetto del genere, interfacciarsi con correttori di bozze ed editori a neanche 25 anni?
"Devo essere sincero? È stato bello. Accento si è presa cura di me, sapevano che ero spaventato e alle prime armi. Avevo paura che sarebbe stato difficile, e invece ho trovato al mio fianco delle persone pronte ad ascoltarmi, a lasciarmi il mio spazio e a rassicurarmi quando necessario."
Come ti vedi tra cinque anni? Vorresti continuare a scrivere?
"In realtà non ho mai smesso di scrivere. Sto continuando con il romanzo e questo mi garantisce quantomeno una stabilità mentale, dato che la scrittura è il mio luogo sicuro.
Cinque anni sono tanti e non mi piace fare previsioni, ma spero di stare a contatto con la letteratura, di non spegnermi, per quanto possibile in una società come questa. Spero di continuare a scrivere. "
Lucilla Tomassi