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luca formicaSpesso i videogiochi finiscono al centro di diverse polemiche e proprio in questi giorni un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità metteva in luce i rischi della dipendenza dal gaming cui vanno incontro i giovani del 2023.
L’altro lato della medaglia racconta però una storia diversa: i videogiochi possono avere un valore educativo.

Ne è convinto - e lo sta dimostrando - Luca Formica, co-founder di Develop-Players, piattaforma che si rivolge agli studenti affetti da un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) e bisogni educativi speciali (BES). Nata nel 2021, ‘Develop-Players’ punta ad infrangere stereotipi e pregiudizi sul mondo dei videogiochi, proponendosi come un vero e proprio faro nella notte per gli studenti affetti da questi disturbi. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Luca Formica, CEO e co-founder del progetto, che ci ha spiegato il funzionamento e lo sviluppo futuro di una piattaforma che potrebbe rivoluzionare il senso stesso di didattica.

Proffilo e EyeRiders: i videogiochi che supportano studenti con DSA

Luca Formica è un ragazzo con la testa sulle spalle, uno di quei ‘cervelli’ che non vorresti mai vedere in fuga. Laureato triennale in ‘Economics and Management’ all’Università di Bologna, a breve conseguirà il Master in ‘Economics & Management of Innovation and Technology’ presso l'Università 'Bocconi' di Milano. Nonostante la giovane età, Luca può già vantare un enorme contributo nel campo educational. Develop-Players infatti consiste in una piattaforma di videogiochi che fanno delle finalità educative il loro punto fermo. Luca ci spiega come tutto sia nato dai dati raccolti dalla professoressa Mariagrazia Benassi dell’Università di Bologna: gli studi clinici sui DSA - portati avanti nel Servizio Clinico Spev del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna e nell’Ircss Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Santa Marinella a Roma - sono infatti al centro del progetto: ”Ha scritto numerosi articoli scientifici: si tratta di ricerche validate in campo internazionale. Abbiamo avuto quindi l’idea di trasportare questi strumenti nel digitale: da qui l’idea di creare giochi, qualcosa che fosse al contempo divertente e con un forte background scientifico che permettesse di aiutare psicologi, logopedisti e docenti”. Un’idea che, nel corso del tempo, si è raffinata, fino alla messa a punto di due prototipi. Il primo videogioco - che si chiama ‘Proffilo’ - punta tutto sulla profilazione e sullo screening degli studenti in età compresa tra gli 8 e i 16 anni: ”Ha lo scopo di riconoscere il profilo cognitivo del ragazzo che gioca. Questo serve per aiutare il riconoscimento del disturbo. Ma attenzione, il nostro non è un software diagnostico, ti avverte che potresti avere questo disturbo: alla fine la diagnosi rimane sempre a capo degli specialisti del settore”.
team develop players
‘Proffilo’ è dotato di un’interfaccia piuttosto intuitiva: un robot deve essere riparato, e attraverso diversi step di gioco e livelli, via via più complessi, si chiede all'alunno di risolvere delle difficoltà crescenti. Pur non essendo uno strumento diagnostico parliamo di un validissimo campanello d’allarme, soprattutto perché - ci spiega Luca - ”in Italia abbiamo un riconoscimento dei DSA che è molto basso: arriviamo a picchi al Nord del 7%, mentre al Sud siamo sul 2%. Quando invece all’estero ci sono numeri intorno al 13-15%: infatti 1 studente su 7 presenta questo disturbo. In Italia c’è poca sensibilizzazione sul problema e i DSA non vengono riconosciuti”. Uno scenario che poi si ripercuote sui giovani con diverse conseguenze più o meno gravi. Un esempio? La dispersione scolastica: ”Ragazzi che soffrono di questi disturbi - senza saperlo - sono portati a lasciare la scuola perché la vivono malissimo, come uno sforzo sovrumano". Non solo, diverse le problematiche che potrebbero incontrare anche in campo lavorativo: pensiamo ad esempio alla mancanza dei titoli (derivanti proprio dall’abbandono dello studio) ma anche alla mancata consapevolezza: ”Hai presente il collega che si chiede perché impieghi più di un’ora per leggere due pagine Word? Conoscere la propria condizione è indispensabile per orientarsi nella vita e nel lavoro ma anche affinché gli altri possano inquadrarti”, Se il primo gioco analizza diverse aree, come la memoria e il linguaggio, il secondo gioco sviluppato dal team - che prende il nome di ‘EyeRiders’ - si basa sul potenziamento cognitivo di questi campi: ”Si tratta di giochi che aiutano nella riabilitazione: proprio in questo momento li stiamo distribuendo a psicologi, logopedisti e professionisti del campo. In soli due mesi ‘EyeRiders’ ha registrato un aumento statistico della performance cognitiva su un test standard che valutava attenzione e funzioni esecutive”. Luca e i suoi hanno registrato un positivo miglioramento delle difficoltà nel campione di 41 ragazzi che hanno giocato con EyeRiders, con risultati strabilianti in questo test diagnostico che gli addetti ai lavori chiamano ‘Nepsy II’.

Un mondo in cui tutti gli studenti possano sentirsi i primi della classe

Stando agli ultimi dati pubblicati dal MIM sui ragazzi con DSA, nel 2021 erano quasi 327mila gli studenti che presentavano questo disturbo: quasi il 6% della popolazione studentesca. Anche se - come ci dice anche Luca - è probabile che si stia parlando di numeri sottostimati. Il fenomeno, insomma, è molto più complesso e radicato di quanto si pensi. E tra i disturbi più frequenti ci sono la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia, che possono coesistere con i disturbi del linguaggio, della coordinazione motoria e anche dell’attenzione. Ecco perché Luca si avvale di professionisti del settore: “Collaboriamo con psicologi e logopedisti. Un team che conta due professoresse dell’università di Bologna e il nostro logopedista - Luigi Marotta - ha scritto molto sul tema ed è stato anche vice-presidente della Federazione Logopedisti Italiani (FLI)”. Anche molti docenti hanno scelto Develop-Players, servendosene per creare percorsi di formazione pensati ad hoc e provare a prendere in tempo una problematica che - se non intercettata - può portare a gravi complicazioni sociali. Parliamo però, dice Luca, di pochi prof ‘illuminati’. In questo senso purtroppo le scuole - e il sistema scolastico in generale - sembrano viaggiare ancora su un binario diverso, quello del passato.

E, nemmeno a dirlo, Luca non ha dubbi quando gli chiediamo quali sono le lacune delle scuole in questo campo: “Il problema di fondo è sempre lo stesso. Molte volte la scuola - con rare eccezioni - si presenta come ingessata. Si comprende difficilmente l’utilità dei nuovi strumenti digitali, c’è una visione vecchia: didattica frontale, lezioni e voti. Gli insegnanti non hanno idea di come gestire né uno studente con DSA né, tantomeno, uno studente affetto da autismo. E anche loro vengono abbandonati a loro stessi e sta a loro decidere se formarsi o meno in tali ambiti, ma non è una cosa che gli viene richiesta. Infatti noi ci occupiamo anche di formazione agli insegnanti, perché il gioco rimane fine a se stesso senza almeno un minimo di basi. Quindi secondo me ciò che manca è l’inclusione e la consapevolezza: uscire un po’ dallo stigma”. In fondo è proprio questa la visione di Develop-Players, sviluppare un mondo ideale per gli studenti di ogni ordine e grado: ”Un mondo in cui tutti gli studenti si possano sentire i primi della classe: consapevoli del loro percorso di apprendimento, senza per forza dover passare sempre per agenti esterni. Un modo per sviluppare fragilità e punti di forza. Noi cerchiamo di arrivare in ogni scuola del territorio nazionale, e puntiamo anche all’estero. In futuro ogni famiglia con un ragazzo che presenti un disturbo specifico dell’apprendimento o dei BES (bisogni educativi speciali)”. Alla fine, dunque, torniamo sempre al solito punto: la didattica personalizzata. Luca Formica non è il primo giovane - e forse non sarà l’ultimo - ad invocare un cambio di paradigma tra i banchi di scuola: perché ciò di cui la scuola ha realmente bisogno non è il merito, ma l'inclusione e il perseguimento di una didattica che non lasci indietro nessuno.