
Queste settimane sono cruciali per la Russia che rischia di finire in default in caso di inadempienza al pagamento di 117 milioni di dollari relativo a due obbligazioni emesse all'estero e che Mosca vorrebbe pagare in rubli, contravvenendo all'obbligo di saldare in dollari, dato che al momento non possiede la valuta in cui è stato contratto il debito.
Ma, perché la Russia rischia di finire in default per una cifra così irrisoria? Cosa significa finire in default e quali potrebbero essere le conseguenze per il Paese? Scopriamolo insieme.
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Cos'è e quando uno Stato va in default?
In economia uno Stato va in default quando è insolvente nei confronti dei propri creditori ovvero quando non è in grado di ripagare il proprio debito restituendo quanto ha ricevuto dagli investitori. Il default di uno Stato può portare alla dichiarazione di fallimento.Quello di cui parla nel caso della Russia è principalmente una conseguenza delle sanzioni che hanno portato all'aumento dei tassi d'interesse, alla chiusura della Borsa, alla caduta del valore della valuta russa cioè il rublo e anche al congelamento delle riserve in valuta straniera della Banca centrale russa che, come vedremo, sono centrali in questa questione.
C'è inoltre da sottolineare che nel momento in cui uno Stato non è più in grado di ripagare i suoi debiti si hanno delle conseguenze interne concrete: non si possono più pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni, gli ammortizzatori sociali e, di conseguenza, si può generare non solo un blocco della pubblica amministrazione ma anche dei vari servizi pubblici, come le scuole, gli ospedali, le università. Il tutto senza pensare alle conseguenze ancora più preoccupanti per tutti coloro, dai privati alle banche, che vantano dei crediti nei confronti dello Stato e per le imprese di Stato che, come conseguenza diretta del default sovrano, falliscono facendo schizzare verso l'alto il tasso di disoccupazione.
Cosa sta succedendo in Russia?
La Russia al momento detiene 40 miliardi in obbligazioni denominate in valuta estera a cui si vanno ad aggiungere, secondo una stima fatta da JpMorgan, altri 100 miliardi di debiti detenuti da aziende straniere e tra questi ci sono anche quelli di Gazprom, il gigante russo del gas, che ha debiti per 25 miliardi di dollari.Ieri, nello specifico, sono scadute due cedole dal valore di 117 milioni di dollari su due obbligazioni emesse dalla Federazione Russa e collocate all'estero. Il periodo di garanzia standard per saldare il debito è di 30 giorni e Mosca ha già annunciato di voler pagare con la propria moneta ovvero il rublo. Ma perché pagare in una valuta diversa da quella in cui il debito è stato contratto viene considerato come un default?
Il pagamento in rubli sarebbe l'equivalente di un default perché, oltre a non essere previsto dai contratti, il rublo ha dimezzato il suo valore nei confronti delle valute più forti e quindi pagare con una moneta svalutata equivale ad essere inadempienti nei confronti dei creditori.
Perché la Russia non è in grado di pagare una cifra così irrisoria e cosa potrebbe accadere?
Sembra paradossale che la Russia, forte di un Pil pari circa a 1500 miliardi di dollari e ricca di risorse naturali, rischi il default per delle cifre così irrisori ma di fatto questa è una conseguenza diretta delle sanzioni occidentali che hanno già congelato metà dei 640 miliardi di dollari di riserve così come dichiarato dal capo del Ministero delle Finanza Anton Siluanov:"Abbiamo un importo totale di riserve di circa 640 miliardi, circa 300 miliardi di riserve sono ora in uno stato in cui non possono essere usate".Non saldare i proprio debiti, così come accade nella vita quotidiana, porta ad un danno in termini di credibilità dello Stato e, di conseguenza, a una sostanziale chiusura alla possibilità di accesso a capitali o investimenti stranieri. Conseguenze che avrebbero un peso rilevante nel lungo termine: per esempio l'Argentina, dopo il default del 2001, ha dovuto attendere 15 anni per poter chiedere in prestito denaro riaffacciandosi sul mercato.
I fallimenti degli Stati
I fallimenti di Stato non sono però degli eventi insoliti: basti pensare che nel 2020 a causa della crisi economica innescata dalla pandemia sono stati ben sette: Argentina, Belize, Ecuador, Suriname, Zambia e Libano. Se l'Italia a partire dall'Unità d'Italia del 1861 non è mai andata in default, ci sono degli Stati che sono falliti più volte nel corso della stolta come la Germania andata in default per quattro volte.Ad avere il numero più elevato di default sono l’Ecuador e il Venezuela che hanno dichiarato il fallimento per dieci volte seguiti da Uruguay, Costarica, Brasile, Cile con nove default e da Argentina, Perù, Messico e Turchia con otto.
Paolo Di Falco