
Le chiamano 'Intifada' in segno di solidarietà verso il popolo palestinese. E, in effetti, quelle che si stanno consumando in queste ore sono proprio delle vere e proprie rivolte contro le istituzioni accademiche.
Nel mirino di ragazze e ragazzi i numeri uno delle rispettive università, vale a dire i Rettori, colpevoli a loro modo di vedere di foraggiare in qualche modo la mattanza del popolo palestinese.
L'ultima protesta in ordine di tempo arriva da Torino e ha fatto molto discutere e vede protagonisti gli studenti del gruppo 'Free Palestine'.Leggi anche:
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Il video dai forti richiami islamici: polemica contro gli studenti
Tutto è partito quando il Rettore dell'Università di Torino Stefano Geuna ha disposto di tenere la seduta del Senato accademico – in programma per quest'oggi – via streaming. Così nel pomeriggio di ieri, una cinquantina di attivisti ha marciato verso il Rettorato occupando l'edificio. A scatenare la polemica è stato poi un video diffuso proprio dal comitato studentesco. Le riprese mostrano infatti tre studentesse sedute: dietro di loro sventolano delle bandierone palestinesi, e in testa portano la kefiah, il tradizionale copricapo arabo.
Lo scenario effettivamente ricorda un po' quello dei video girati dai terroristi islamici e proprio per questo motivo il video è finito al centro del dibattito pubblico. “Abbiamo chiesto più volte a Geuna di aprire un dialogo che ci è sempre stato negato. Resteremo in Rettorato finché non sarà organizzata una seduta congiunta degli organi, in presenza, con la rappresentanza studentesca e con all’ordine del giorno la cancellazione degli accordi con Israele e le aziende belliche” spiegano le tre studentesse nel video.
L'Intifada degli universitari
Dalla Columbia di New York ad Amsterdam, da Milano a Torino, passando anche per Roma e per Bologna, gli studenti stanno facendo sentire la loro voce presidiando gli spazi universitari con tendopoli accampate ormai da giorni. Proprio a Torino, in tempi non sospetti, gli studenti avevano già chiesto la cessazione di ogni tipo di accordo con le università israeliane e, in generale, con tutti i centri di ricerca d'Israele.
Ma se all'estero la situazione sembra essere rientrata, nel nostro Paese il malcontento dilaga e rischia di mandare in tilt l'intero sistema universitario. Gli studenti infatti non sembrano intenzionati a mollare la presa fintanto che le università manterranno in essere gli accordi di ricerca con lo Stato ebraico.