
L’emergenza sanitaria da Covid-19 continua a mettere a dura prova gli studenti universitari, ma gradualmente si torna in aula. Il nuovo Dpcm dispone infatti che a frequentare le lezioni in presenza, oltre agli studenti iscritti al primo anno, potranno essere anche gli iscritti agli altri anni, ma in numero ridotto, nelle zone gialle e arancioni. L’accesso oltre i varchi universitari, allo stesso tempo, è concesso anche a chi deve partecipare ad attività curricolari, come laboratori e tirocini, ed esami, prove e sedute di laurea. Ma cosa cambierà a partire da gennaio? Le informazioni sono scarse ma abbiamo provato, sulla base delle novità riportate sul nuovo Dpcm e delle decisioni di alcuni atenei, a tracciare i prossimi movimenti delle università italiane. Vediamoli insieme.
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Università: cosa succederà a gennaio 2021
Secondo le attuali disposizioni governative per evitare l’ulteriore diffusione del virus, "possono svolgersi in presenza le sole attività formative degli insegnamenti relativi al primo anno dei corsi di studio ovvero rivolte a classi con ridotto numero di studenti, quelle dei laboratori, le altre attività curriculari, anche non relative agli insegnamenti del primo anno, quali esami e sedute di laurea". All’articolo 1, comma U, del nuovo Dpcm, quindi, è espresso che possono svolgersi in presenza anche attività non relative agli insegnamenti del primo anno, purché siano rivolte a classi con ridotto numero di studenti, oltre a esami, prove e sedute di laurea. Tale disposizione però va rivista puntualmente da ogni singolo ateneo in accordo con il Comitato Università Regionale, anche sulla base della curva epidemiologica. Per quanto riguarda il rientro in aula, il ministro dell’Università Gaetano Manfredi ha dichiarato nelle scorse settimane che il suo auspicio è quello di far ritornare le lezioni in presenza con il 50% di capienza durante il secondo semestre.