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Voto di Maturità 2020 come criterio di ammissione ai corsi a numero chiuso all'Università federico II di Napoli

A causa della difficoltà nella somministrazione dei test di ingresso 2020 in presenza per le facoltà a numero chiuso, alcune Università italiane stanno pensando a nuovi modi per gestire le immatricolazioni.

È il caso ad esempio dell’Università Federico II di Napoli che, dopo la delibera del Senato Accademico, ha deciso di risolvere il problema sostituendo per alcuni dei corsi dell’anno accademico 2020/21 i tradizionali esiti dei test di ingresso con la valutazione complessiva della carriera scolastica dei candidati e di conseguenza anche del voto del diploma di Maturità.

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In seguito a questa decisione del prestigioso ateneo campano, il dissenso delle più importanti associazioni studentesche non ha tardato a farsi sentire. A dare voce alla protesta è scesa in campo Giulia Biazzo, Coordinatrice dell’Unione degli Studenti, che ritiene il voto di maturità come un criterio non idoneo per accedere ai corsi a numero programmato tanto più dopo un anno scolastico così problematico e anomalo come quello appena concluso: “Da sempre ribadiamo come il voto di maturità non possa essere usato come criterio selettivo all'università, non solo per l'accesso ai corsi ma anche per l'ottenimento dei benefici del diritto allo studio”.
A sostenere la stessa tesi anche Camilla Guarino, coordinatrice di Link – Coordinamento Universitario, che non reputa il voto di Maturità una modalità di selezione adeguata, soprattutto in un momento critico come quello previsto nei prossimi mesi in cui si attende un netto calo delle immatricolazioni. Quello preso in considerazione dall’università campana, secondo i rappresentanti del coordinamento Universitario, rappresenta insomma un modello di reclutamento “pericoloso” e poco democratico nella definizione delle ammissioni che, per questo motivo, “non deve essere ripreso da altri atenei, né ora né in futuro, per questo ci opporremo fermamente qualora venisse riproposto”.
Ciò che gli studenti chiedono alle istituzioni riguarda invece l’abolizione del numero chiuso e la riqualificazione dei fondi destinati al settore universitario che potrebbero essere destinati ad ampliare gli spazi accademici e ad assumere più docenti in modo da assicurare alla maggioranza della popolazione accademica il diritto allo studio e al lavoro: “In un momento di crisi come questo, in cui si prospetta un crollo delle iscrizioni all'università, occorre invece interrogarsi rispetto a come aumentare l'accessibilità al sistema universitario, ossia tramite investimenti per ampliare le aule, le strutture e gli spazi disponibili, investimenti per riqualificare e realizzare posti alloggio per gli studenti, e finanziamenti per assumere più docenti e personale. Il sistema del numero chiuso così come è oggi non può essere semplicemente ritoccato modificando i criteri di selezione, va superato”.