
Essere bravi e appassionati in qualcosa dedicando i propri sforzi in quella direzione. Sforzi che poi si traducono in una laurea, magari infiocchettata da un un bel 110 e lode. Sembra tutto perfetto, ma così non è. Le lauree non sono tutte uguali, alcune pagano più di altre in termini di lavoro e remunerazione. Così ci si scontra per la prima volta con la realtà dei fatti, quella stessa realtà che ti offre delle soluzioni al costo del compromesso: se vuoi continuare in questo ambito allora devi andare all’estero. Oppure: se vuoi continuare in questo ambito nel frattempo devi mantenerti con un altro lavoro, anche se non c’entra niente con i tuoi studi.
Questo è il quadro presentato su Reddit da una studentessa di Lingue e Letterature, che racconta la sua situazione di ansia per il futuro proprio quando sta per portare a termine i suoi studi magistrali. “Scusate”, esordisce la ragazza, “è uno sfogo un po’ lungo”.
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Lo sfogo della studentessa: “Ho perso motivazione perché mi sembra che tutti i miei sforzi non servano a niente”
“Mi sono laureata con Lode in triennale in una facoltà umanistica. Sono adesso all'ultimo anno di magistrale e ci sono buone probabilità di ripetere la lode. Ho fatto l'Erasmus e sono in un Collegio di merito. Vorrei fare un dottorato e intraprendere una carriera accademica”. Così si presenta la studentessa su Reddit, che continua: “Sembrerebbe tutto perfetto, ma la verità è che trovare un dottorato per quello che vorrei fare in Italia è difficilissimo. E all'estero non me la sento di andare, anche se probabilmente sarò costretta a farlo. Finora mi sono mantenuta lontano da casa grazie alla borsa di studio più aiuti economici dai miei genitori. Ma questo è l'ultimo anno di borsa, e prima di riuscire ad entrare in un progetto di dottorato passerà ancora almeno un anno se non di più”.
Tanti sono i motivi di preoccupazione: “Nel frattempo non so cosa fare, soprattutto non so come mantenermi lontano casa (studio al Nord ma sono del Sud): trovare un lavoro almeno vagamente in linea con quello che ho studiato sembra impossibile e comunque il lavoro in questione non deve impegnarmi troppo perché devo scrivere la tesi (che, in vista del dottorato, deve essere un'ottima tesi) e fare altra ricerca per avere delle pubblicazioni (sempre in vista del dottorato). Insomma io dovrei già lavorare a tempo pieno fra tesi e ricerca varia, ma senza la borsa ho necessità anche di trovare qualcosa che mi garantisca uno stipendio, per quanto basso”.
E poi anche il momento non sembra dei migliori: “Esco da un brutto periodo di burn-out, sia accademico che relazionale, e le mie forze in generale sono pochissime. Sono sempre andata benissimo in Uni, ma questi ultimi esami li sto dando con una fatica immensa anche se sono argomenti per me finanche banali (e di cui sono appassionata). Ho perso motivazione perché mi sembra che tutti i miei sforzi non servano a niente, specie visto quanto poco la mia preparazione viene valorizzata qui da noi, sia in termini lavorativi che di incentivi per la ricerca. Soprattutto, per me è essenziale non tornare giù a casa: sia perché non c'è niente lì per me (anche fare ricerca sarebbe difficile con il sistema bibliotecario che cade a pezzi) ma soprattutto perché non vivo bene con la mia famiglia e dopo sei anni a vivere da sola regredire a vivere a casa dei miei sarebbe davvero umiliante. Inoltre qui ho anche un ragazzo (di un annetto circa): le cose con lui vanno abbastanza bene, ma so che la distanza ucciderebbe la relazione, perché non è ancora abbastanza solida da poter reggere a periodi così lunghi di separazione forzata”.
“Se mi fossi iscritta a un’altra facoltà forse starei meglio”
Continua la studentessa: “Questa relazione, insieme al fatto che l'esperienza di Erasmus che avevo fatto era andata abbastanza male, mi fanno temere davvero tanto anche l'idea di andare all'estero. A me piace moltissimo la città in cui sono attualmente e riesco a immaginarmi di restare qui a vivere per i prossimi anni - però, verosimilmente, qui non mi finanzieranno il progetto di dottorato. Forse non me lo finanzieranno da nessuna parte in Italia, perché sarebbe su un argomento abbastanza estraneo al panorama accademico nostrano e più di competenza americana o comunque anglofona”.
E allora arrivano i pensieri negativi, quelli che portano alla fatidica frase: “Alla fine, nonostante stia teoricamente facendo quello che volevo, le condizioni sono tali per cui spesso penso che se mi fossi iscritta ad un'altra facoltà che assicura il lavoro dopo, starei psicologicamente meglio perché non vivrei in tutta questa precarietà. Ovviamente non avrei avuto gli stessi risultati in termini di voti ecc in altre facoltà, ma almeno avrei il lavoro assicurato e potrei vivere un po' dove voglio, con chi voglio, ecc. Ci penso spesso vedendo il mio ragazzo che dà gli esami come capitano, prendendo spesso voti molto bassi ma, facendo una facoltà scientifica, sa già che guadagnerà 2000€+ al mese fresco di laurea (triennale per giunta), mentre io forse questo stipendio in Italia non lo vedrei neppure con il dottorato in mano”.
L’angoscia per il futuro: “Mi sento bloccata, non so cosa fare”
E ancora: “Ho sempre avuto molta motivazione e sono sempre stata di carattere combattivo, sentendomi davvero chiamata a studiare certe cose perché oggettivamente sono brava in questo campo (sicuramente è la cosa che mi riesce meglio). Ma ultimamente non faccio altro che pensare al dopo e mi sento angosciata: l'idea di tornare giù mi terrorizza; mi terrorizza l'idea di vedere la relazione con questo ragazzo sfaldarsi per la distanza (che sia perché devo tornare giù o perché devo andare via per il dottorato, è lo stesso); mi terrorizza l'idea di ritrovarmi di nuovo da sola in un paese del tutto estraneo, di cui magari potrei non conoscere neanche la lingua. Mi sento bloccata”.
“Forse le cose si risolveranno mano a mano”, conclude la ragazza, “ma per adesso davvero non so cosa fare e tutta quest'ansia mi rende ancora più difficile studiare o progettare il dopo. E ovviamente sta anche danneggiando la mia relazione, perché sono sempre preoccupata e sicuramente non al top delle mie energie anche emotive”.