
Stiamo parlando di Mattia Angeleri che a 28 anni, oltre ad essere un avvocato, gestisce la pagina Instagram 'Aggiornamenti Quotidiani della Terza Repubblica'.
Nata quasi per scherzo, la pagina che quotidianamente racconta e a tratti si prende gioco di quello che accade in Italia e nel mondo, oggi conta ben oltre 160mila follower tra cui Chiara Ferragni e Claudio Marchisio.Sempre con Aqtr, durante la scorsa campagna elettorale, ha anche lanciato 20e30, un hashtag diventato virale grazie ai post di migliaia di ragazzi che si sono mostrati sui social con un cartello dove c’erano scritte le loro richieste al mondo della politica.
Mattia nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha parlato di come l'informazione politica può essere fatta a colpi di meme andando a smentire il classico stereotipo dei giovani che non si interessano più alla politica.
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Dai disegni per non annoiarsi sui banchi di scuola ai meme sulla politica
Tutto è iniziato dalla sua passione per le vignette che lo ha letteralmente accompagnato tra i banchi di scuola visto che le disegnava alle superiori soprattuto quando si annoiava durante le ore di italiano."Potremmo dire che facevo dei meme senza saperlo. Loro infatti sono arrivati nel 2018 quando ero già all'università e, tanto per cambiare, mi annoiavo ugualmente. L'unica differenza era che lì fortunatamente non avevo l'obbligo di frequenza e quindi potevo anche starmene comodamente a casa a creare meme sul telefono"."A livello professionale sono un avvocato ma poi nel 2018 Luigi Di Maio in conferenza stampa annunciò l'inizio della Terza Repubblica. Quell'annuncio mi colpì molto visto che io sono nato durante la Seconda Repubblica ovvero l'anno dopo la discesa in politica di Berlusconi. Così ho pensato di aprire una pagina su Instagram che difatti si chiama 'Aggiornamenti Quotidiani della Terza Repubblica'. Per 87 giorni ho pubblicato un post quotidiano in cui dicevo che la nuova Repubblica non era ancora iniziata".
"Dopo" - continua Mattia - "arriva Giuseppe Conte e così inizia la Terza Repubblica. Da quel momento lì io non sapevo più cosa fare anche perché non avevo mai fatto un meme: mi ricordo che il primo meme fu su Giuseppe Civati che rigirava una frittella: non ricordo perché lo feci e penso che sicuramente faceva ridere solamente me".
L'informazione che passa per i meme
Nel frattempo però è cambiata anche la definizione di meme visto che prima "si partiva dall'idea di meme intesa come immagine che genera vitalità nel web. In realtà potremmo definirlo quasi un organismo geneticamente modificato visto che si parte da un'immagine, si modifica nel suo contenuto, lo si destruttura e infine gli si dà un altro contenuto all'interno di una cornice differente. E' come se io prendessi una pianta e cambiassi il suo colore per poi restituirla: questo dovrebbe essere quello che più oggi si avvicina all'idea di meme".Ma si può fare divulgazione politica attraverso i meme? "Secondo me sì. Noi proviamo a farlo e questo genera anche una forma di responsabilità che però a livello giuridico non è disciplinata: se il giornalista oggi ha obblighi deontologici, chi fa meme non li ha. Ma qual è la potenzialità del meme? Quest'immagine riesce a catturare la tua attenzione in pochi secondi riuscendo a trasmetterti un messaggio che sulla nostra pagina può essere approfondito nella descrizione del post".
Aqtr in Parlamento tra informazione e satira
A condividere i loro meme sono stati quasi tutti i politici che siedono in Parlamento anche se "c'è Carlo Calenda che è un po' restio visto che lui è competente e i meme non li guarda. Il meme più popolare finora è stato quello dove c'era la schermata di Porhub con l'immagine di Giuseppe Conte che metteva la mano sulla spalla a Matteo Salvini nel famoso discorso in cui l'ex Premier lo aveva distrutto politicamente: ricordo che lo stesso Conte ci disse che lui lo aveva visto e che quel meme era girato in Parlamento durante il suo discorso"."Si può pensare che la nostra sia una pagina di appannaggio di centro sinistra ma in realtà la cosa che stupisce è che parliamo tanto con i politici di destra come quelli di Forza Italia. Nessuno ci ha mai attaccato in maniera esplicita, tutti l'hanno sempre presa con leggerezza anche se Matteo Renzi ci ha bloccato. Salvini invece ci aveva bloccato ma il suo social media manager continuava a seguirci. Appena abbiamo fatto in campagna elettorale un post contro il Partito Democratico lui lo ha ripubblicato e ci ha sbloccato scusandosi per averlo fatto. Di conseguenza, adesso lanciamo un appello al senatore Renzi affinché ci sblocchi".
20e30 e le richieste dei giovani alla politica
Uno degli obiettivi della pagina di Mattia, come dicevamo prima, è quello di fare divulgazione politica cercando di raggiungere i giovani che, a differenza di quello che si pensa viste le alte punte di astensionismo, "continuano a fare politica ma in maniera differente rispetto alla visione tradizionale: usano i social per pubblicare i miei meme o dei pensieri sulla politica, si impegnano in diversi movimenti nati spontaneamente come quello di Fridays For Future..."Da qui è nato, durante la scorsa campagna elettorale, l'hashtag 20e30:"Dopo la caduta del governo Draghi un ragazzo, Lorenzo Pavanello, ci ha scritto su Instagram dicendoci di essere stufo dell'attuale sistema politico e delle responsabilità della politica nei confronti della nostra generazione. Così ecco venir fuori l'hashtag 20e30 dove 20 sta per la generazione dei ventenni mentre 30 per quella dei trentenni".
"L'idea era quella di portare avanti delle richieste dirette alla nostra classe politica. Soprattutto perché, come sappiamo, le politiche giovanili in Italia sono poco appetibili per due ragioni: in termini di voti i giovani sono meno numerosi degli anziani e poi a queste vengono destinati meno investimenti rispetto alla restante parte delle politiche italiane".
Il successo dell'hashtag e il primo report sulle politiche giovanili
In pochi giorni la loro iniziativa è diventata virale."Ci sono arrivate più di 5mila richieste di partecipazione e le adesioni di tutti i partiti eccetto Fratelli d'Italia. Durante la campagna elettorale, in sostanza, abbiamo cercato di portare i giovani al voto e così subito dopo ci siamo costituiti come associazione. Adesso stiamo portando avanti una serie di studi sulle politiche giovanili cercando di coinvolgere i giovani nel dibattito e di spostare quest'ultimo sulle questioni giovanili"."Il 14 giugno" - conclude Mattia - "presenteremo alla Camera dei Deputati il nostro primo report sulle questioni giovanili in Italia. Cinque le macroaree in cui è diviso: istruzione e capitale umano; lavoro e politiche sociali; ambiente, energia e transizione digitale; diritti civili e sociali; welfare e fisco".
"Per ognuna di queste andremo anche ad analizzare i provvedimenti che sono stati adottati durante questa legislatura mettendo in evidenza anche delle best practices che potrebbero essere seguite. L'obiettivo è quello di sottolineare quali sono le richieste che vengono dai ragazzi e che quando si parla di politiche giovanili è essenziale che la classe politica ascolti anche il nostro parare e legga i nostri studi in modo da rendere sostenibili le diverse politiche sul lungo periodo".
Paolo Di Falco