
La lista comprende tra gli altri gli Usa, i Paesi Ue, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l'Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera e, ovviamente, la stessa Ucraina. Secondo il decreto, con il quale è stata varata anche la lista dei Paesi ostili, lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli.
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Le sanzioni economiche da parte della Russia ai Paesi ostili
Ma cosa significa per l'Italia? Il decreto, firmato ieri da Vladimir Putin, rappresenta una forte risposta a tutti quei Paesi che hanno emesso sanzioni economiche nei confronti della Russia negli ultimi giorni. Nel dettaglio, si tratta di una misura che danneggerà pesantemente le aziende italiane presenti in Russia. Stando a quanto scritto nel decreto, le imprese potranno essere pagate in rubli e non in dollari, come previsto dai contratti.Il pagamento avverrebbe così con una valuta che, rispetto all'euro, ha già perso il 45%; e la continua stampa di rubli da parte della Banca Centrale russa potrebbe aggravare la situazione, facendo scendere ulteriormente il prezzo del rublo. Va da sé che nessuna controparte internazionale sarebbe disposta ad acquistare obbligazioni dallo stato russo, o da qualsiasi altra istituzione pubblica e privata, poiché prive di valore.
Grano e mais: Ungheria blocca esportazioni, mercato agricolo a rischio
Ma non finisce qui. L'inclusione nella lista dei Paesi ostili potrebbe avere forti ripercussioni anche sul mercato agricolo. Russia e Ucraina insieme rappresentano infatti un quinto del commercio mondiale di mais e grano. Basti pensare che solo la Russia rappresenta il 6% del grano che arriva nel nostro Paese.La fine delle esportazioni di grano quindi peserebbe notevolmente sull'economia, anche alla luce del recente blocco dell'export varato dall'Ungheria, a causa dello scoppio del conflitto. Un particolare non da poco, considerando che dall'Ungheria arriva il 30% del grano e il 32% di mais che usiamo.
Le forniture di gas: la Russia uno dei più grandi esportatori
Infine, forse la problematica che più spaventa l'Unione Europea, e di riflesso l'Italia, è quella legata alle forniture di gas ed energia. Ecco perché negli ultimi giorni, il Presidente Draghi e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio si stanno adoperando con alcuni Stati, tra cui Algeria e Qatar, per trovare una strada alternativa al gas russo.Tuttavia, facendo i dovuti scongiuri, è improbabile che Putin decida di tagliare le forniture di gas. Questo perché la Russia sarebbe la prima a rimetterci: il gas è la prima fonte di entrate per l'economia russa, con oltre 200 miliardi di entrate annuali. E chi è il cliente più “affezionato” alle esportazioni russe di gas? Proprio l'Unione Europea.