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scuolaTanti ragazzi, a poche settimane dall’apertura delle iscrizioni alle scuole superiori, si sono detti in parte o addirittura del tutto dubbiosi sul percorso da intraprendere.

Tra le cause, l’assenza di un buon orientamento scolastico: a 1 su 5 non è stata proposta alcuna attività rilevante, per un altro 50% c’è stata ma solo negli ultimi mesi.

A picco la fiducia nei confronti del Paese: la metà ha paura di non trovare lavoro, 7 su 10 mettono in preventivo la possibilità di emigrare.

Orientamento: punto di debolezza del sistema scolastico?

Andare o non andare al liceo? Questo il dilemma shakespeariano che attanaglia uno studente su 4 tra coloro che, a brevissimo, saranno chiamati a scegliere l’indirizzo di studio e l’istituto dove passare – auspicabilmente – il prossimo lustro. A segnalarlo l’annuale Osservatorio sull’Orientamento scolastico del portale Skuola.net, costruito intervistando 1.800 “licenziandi”, a tre settimane dal via della procedura di iscrizione. Infatti, solo il 50% degli intervistati pare aver “blindato” la decisione con largo anticipo, mentre un ulteriore 25% aveva sciolto la riserva sull’indirizzo di studi ma non sull’istituto in cui puntare al diploma.

Come spesso accade, dunque, il momento di passaggio dalle medie alle superiori per molti studenti si trasforma in una situazione paradossale: da una parte sono invitati a fare una scelta che potrebbe incidere sul proprio futuro in maniera profonda, dall’altra sono costretti a prenderla senza un supporto efficace. Forse perché, ancora una volta, l'orientamento scolastico sembra essere un punto di debolezza del sistema scolastico: per 1 intervistato su 5 le attività organizzate dal proprio istituto sono state pressoché inesistenti. Relativamente più fortunato un ulteriore 50% per cui l’orientamento è avvenuto ma last minute, ovvero solo a partire dallo scorso settembre. Alla fine, solamente 3 su 10 hanno affrontato la questione per tempo, già dalla seconda media.

Oltre che sul tempismo, inoltre, si potrebbe questionare sull’efficacia di tali attività: solo il 40% ha trovato l’orientamento propostogli veramente utile a chiarirsi le idee. Mentre la restante parte lo ha bocciato parzialmente (44%) o totalmente (16%). Qualcosa di simile è avvenuto con il cosiddetto “consiglio orientativo”, che tutte le scuole sono tenute a fornire agli alunni: solo 1 su 3 dice di averlo preso come punto di partenza per capire dove iscriversi, mentre meno della metà (43%) lo ha giudicato inutilizzabile. Sempre meglio di quel 22% che non lo ha proprio ricevuto.

La scelta di molti dipende dalla opportunità occupazionali e formative

Non proprio la condizione ideale per una “classe” di studenti che sembra essere consapevole, anche più dei propri genitori, di quanto la decisione che prenderanno sia “pesante”. Oltre 3 intervistati su 4, infatti, sanno che il tipo di diploma superiore che andranno a ottenere condizionerà parecchio i propri sbocchi professionali. Cruciale, quindi, non sbagliare e non tralasciare alcun dettaglio. Per questo, circa un quarto (24%), nello scegliere l’indirizzo ha guardato soprattutto alla quantità di opportunità occupazionali o formative che potrebbe aprire dopo la Maturità.

8 studenti su 10: università come passaggio obbligato per il successo

Anche se, poi, la priorità - trasversale a tutte le ultime generazioni - rimane quella di far “incontrare” studi e inclinazioni personali: per 1 su 3 sarà questo l’aspetto fondamentale nel condurre verso un determinato percorso scolastico. Ma è corposa anche la rappresentanza di quanti chiedono alla scuola superiore di preparare al meglio all’università o di spianare la strada verso quanti più corsi di laurea differenti: la pensano così quasi 3 su 10. Appena 1 su 10, invece, immagina di rivolgersi verso il mondo del lavoro con il solo diploma in tasca. Al contrario, sempre restando su questo tema, oltre 8 su 10 continuano a ritenere che l’università sia quasi un passaggio obbligato per avere un futuro di successo.

Liceo, istituto tecnico o istituto professionale?

Ciò non vuol dire che si sottovaluti l’importanza che negli ultimi tempi stanno assumendo gli istituti tecnici e professionali, specie in ottica lavorativa. Infatti, gli studenti che al momento dell’indagine risultavano orientati verso un percorso liceale erano il 14% in meno rispetto a quanto si rilevava esattamente 12 mesi fa. Segno che, anche quest’anno, i licei potrebbero perdere qualche punto percentuale di gradimento? Presto per dirlo, ma gli indizi ci sono tutti.

Rispondendo, di fatto, agli appelli di tantissimi datori di lavoro. Una delle cause principali del mancato incontro tra la domanda e l’offerta sul mercato del lavoro nazionale risiede infatti nella mancanza di figure tecnico-pratiche. E in questo senso non ha aiutato il trend dell’ultima decade che ha visto gli iscritti ai licei superare di netto quelli nell’istruzione tecnica e professionale. Un approccio che, guarda caso, sembra essere stato sostenuto più dalle convinzioni dei genitori che dei figli: solo il 28% di questi ultimi, infatti, considera l’istruzione liceale come la migliore in assoluto, laddove tra i grandi il dato schizza fino al 53%.

Correlazione tra titoli di studio in famiglia e orientamento

Per fortuna, però, oggi solamente per 1 su 7 il parere di mamma e papà sarà inevitabile ai fini dell’iscrizione. Almeno sulla carta. Infatti è impossibile non notare una correlazione fortissima tra i titoli di studio presenti in famiglia e l’orientamento. Tra coloro che hanno almeno un genitore laureato solo il 15% al momento valuta una scelta diversa dal liceo. All’estremo opposto, se in casa il titolo di studio più elevato non supera la terza media, sempre il 15% valuta la possibilità di una carriera liceale. Inutile dire quanto questo possa condizionare la mobilità sociale.

La cosa che, invece, accomuna la maggior parte dei quasi 600.000 studenti chiamati a superare questo snodo fondamentale è la paura di non riuscire a trovare lavoro in futuro: già oggi è così per quasi 1 su 2. E oltre il 70% già mette in preventivo che la propria vita adulta potrebbe svilupparsi all’estero.

“C’è un grande problema se così tanti ragazzi, all’inizio dell’adolescenza, ipotizzano o, in alcuni casi, già hanno deciso di espatriare dopo il diploma. Evidentemente non nutrono a prescindere grande fiducia nel proprio Paese. E come dargli torto se in un momento cruciale come quello della scelta della scuola superiore, ad esempio, una cosa importante come l’orientamento scolastico viene a mancare clamorosamente in termini di efficacia? I dati che abbiamo raccolto suggeriscono che si parte troppo tardi, e che i contenuti proposti spesso sono inefficaci a incidere veramente sulla scelta finale. Forse si sottovaluta la necessità di sostenere gli studenti già nel passaggio dalle medie alle scuole superiori, cruciale quanto quello dalle secondarie di secondo grado all’università o al lavoro. Se si punta solo sugli alunni più grandi, si rischia di perdere una grande occasione e di lasciare che tanti ragazzi si smarriscano in una scuola che non li premia e non li soddisfa. Cosa che, per molti, significa decidere di abbandonarla una volta superata l’età dell’obbligo”, commenta così i dati Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.