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rapporto PISA

Negli ultimi giorni il rapporto PISA (Programme for International Student Assessment) del 2018 ha fatto molto scalpore, conquistando le prime pagine di giornali e quotidiani online. L’indagine, svolta triennalmente, sonda il livello di conoscenza e preparazione dei ragazzi di 15 anni per Paesi dell'area OCSE tre aree tematiche specifiche: italiano, matematica e scienze.

Che, per quanto riguarda gli studenti italiani, non è proprio esaltante e quasi sempre al di sotto della media. Tuttavia, il report OCSE-PISA, non si limita ad una valutazione di merito; è anche un ottimo indicatore di abitudini, problemi e carenze di tipo scolastico e sociale che affliggono le classi di tutto il mondo.

La vita scolastica (segreta) degli studenti

Il 24% degli studenti di casa nostra, ad esempio, afferma di essere stato vittima di bullismo più di una volta al mese (periodo preso a parametro di riferimento). Ma la cosa peggiore è che non tutti pensano pensa che sia giusto aiutare gli studenti in difficoltà (sono solo l'87% del campione). In entrambi i casi l'Italia viaggia in linea con la media OCSE.

Ma le problematiche all’interno degli istituti non si limitano di certo al bullismo. Un altro 30% di studenti, infatti, riferisce come nella maggior parte delle lezioni di italiano l’insegnante debba attendere a lungo prima di poter ottenere il silenzio e la calma da parte degli alunni, necessaria per iniziare la lezione. E qui siamo ben oltre la media OCSE, ferma al 26%.

Gli italiani meno ritardatari ma più assenteisti

Tra gli aspetti sviscerati dal Rapporto, però, sono altri due quelli che balzano di più all'occhio se accostati al contesto italiano: sono quelli relativi a ritardi e assenze. Nelle due settimane prese come parametro dall’indagine OCSE-PISA, gli italiani sono arrivati leggermente meno in ritardo rispetto alla media dei paesi analizzati (45% contro 48%).

Peccato che siano le assenze quelle che impattano di più sul rendimento scolastico dei ragazzi. E qui il problema è evidente: se, infatti, nei paesi OCSE nelle due settimane considerate è stato il 21% degli studenti a non presentarsi in classe almeno un giorno, in Italia la percentuale arriva quasi al triplo, con il 57% dei ragazzi che ha ammesso di aver saltato almeno un giorno di lezioni.

Interessante, poi, vedere come nella maggior parte dei Paesi esista una sorta di correlazione tra le assenze degli studenti e le vittime di bullismo: al crescere di uno dei due valori aumenta anche l’altro. Per fare un esempio: chi godeva di un clima disciplinare migliore e aveva un maggior sostegno emotivo da parte dei genitori era più raro che saltasse la scuola di frequente.

Come si sentono gli studenti?

Da tutto ciò si evince anche che il clima nelle aule italiane non è sempre dei più distesi. E non per colpa dei docenti, dato che il 74% dei ragazzi è convinto che il proprio professore svolga il suo lavoro con passione. Quanto per l'atteggiamento dei compagni di classe: oltre la metà degli studenti (52%) denuncia una situazione di scarsa collaborazione tra 'colleghi', a fronte di una media OCSE del 38%. Un atteggiamento deleterio, visto che il 12% del campione racconta di sentirsi solo all’interno delle mura scolastiche, quasi un'entità estranea al contesto. Complessivamente è solo il 67% dei quindicenni a sentirsi soddisfatto della propria vita, dandole un voto da 7 a 10 (e il restante 33%?); con addirittura il 6% degli studenti che si sente perennemente triste. Non è quindi un caso che, spesso, i Paesi dove gli studenti sono stati più propensi a segnalare sentimenti positivi sono gli stessi dove i ragazzi hanno dichiarato un più forte senso di appartenenza alla scuola e una maggiore cooperazione.

Lucilla Tomassi

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