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Eccoli lì, in tre, amici prima e poi colleghi inseparabili da più di trent’anni. Gabriele Corsi, Furio Corsetti e Giorgio Daviddi, meglio noti come Trio Medusa, sono i protagonisti della prima puntata della seconda stagione di Wannabe, il vodcast di Skuola.net condotto da Daniele Grassucci, il nostro direttore, che racconta chi ce l’ha fatta partendo da zero

E loro del “partire da zero” ne sanno qualcosa: da una comitiva di amici sul litorale laziale a Radio Deejay, passando per nottate in un gabbiotto di lamiera a trasmettere illegalmente su frequenze altrui, rischiando persino di finire nelle case delle nonne devote a Radio Maria.

Un percorso fatto di sliding doors, colpi di fortuna e tanta incoscienza, ma soprattutto di una comicità fuori dagli schemi che ha conquistato generazioni diverse fino a giovani idoli della GenZ, come il cantanto Olly.

Perché lo spirito che li ha animati è sempre lo stesso, da sempre: divertirsi per primi, sperando che gli altri si divertano con loro.

Indice

  1. Tutto è iniziato in comitiva facendo scherzoni da... medusa
  2. La prima radio pirata (che invase Radio Maria)
  3. Linus (che abbiamo chiamato) li consacra così: “Cercavo tre cretini per la radio. E loro erano perfetti”
  4. “Dicevano che non eravamo capaci”: le ultime parole famose
  5. La sliding door delle Iene
  6. Il segreto del trio che non litiga? Il mutuo a tasso variabile
  7. La routine da radio del mattino: c'è chi si alza alle 5.08 e chi fa il riposino dopo pranzo 
  8. Come restare sul pezzo: osservare il mondo e ignorare il giudizio degli altri 
  9. Gli altri episodi di Wannabe | Stagione 1

Tutto è iniziato in comitiva facendo scherzoni da... medusa

Prima di diventare tra le voci più riconoscibili della radio italiana, il Trio Medusa era semplicemente un pezzo di una classica comitiva di ragazzi del mare.

Abbiamo iniziato a frequentarci a 16-17 anni, l’età in cui gli altri davano i primi baci”, ricordano ridendo e sottolineando che erano gli altri a dare i primi baci. Loro, invece, erano quelli che rimanevano ai margini delle storie d’amore, “in bianco”, per così dire, ma sempre pronti a inventarsi giochi e trovate assurde.

Il nome che li accompagna da trent’anni nasce proprio lì, sulle spiagge laziali: il gruppo Medusa era una banda di amici che, per scherzo, usciva dall’acqua con il costume abbassato e il bianco del fondoschiena in mostra, gridando “la medusa, la medusa!” per poi schizzare i malcapitati. 

La prima radio pirata (che invase Radio Maria)

Dalla spiaggia al gabbiotto degli attrezzi di Marina Velca, località di villeggiatura dell'alto Lazio, il passo è stato breve. È lì che i tre amici hanno acceso per la prima volta un trasmettitore, dando vita a una radio pirata che funzionava solo di notte, per non sciogliersi sotto il caldo della lamiera.

Trasmettevamo a mezzanotte, quando finalmente la temperatura diventava sopportabile”, raccontano. Il problema era che il segnale non mancava di invadere altre frequenze perché il budget per il trasmettitore era quello che era: così l'apparecchiatura ogni tanto smetteva di trasmettere nella frequenza libera di Radio Medusa e andava ad invadere quella sui cui erano sintonizzate le devote ascoltatrici di Radio Maria, che si sono ritrovate a sentire loro invece del rosario.

Il nostro linguaggio non era proprio da oratorio”, ammettono, e il rischio di denuncia si fece concreto quando comparve un furgone con antenna che girava intorno per localizzare l’emittente abusiva.

A quel punto, il Trio decise di smettere con l’illegalità e di provare la strada delle radio locali. Non era ancora un lavoro, ma quella gavetta improvvisata era già la palestra perfetta per affinare ritmo, voce e complicità davanti a un microfono.

Linus (che abbiamo chiamato) li consacra così: “Cercavo tre cretini per la radio. E loro erano perfetti”

Il passo decisivo arrivò quando squillò un cellulare. Dall’altra parte della linea c’era Linus, che proponeva un incontro a Roma. “Ho pensato fosse uno scherzo e ho attaccato”, ricorda Gabriele Corsi.

Solo alla seconda chiamata capì che non era un imitatore e accettò di vederlo. L’appuntamento, surreale fin dall’inizio, si svolse nella sede di Repubblica, con Linus biondo platino per via di una scommessa persa: “Sembrava un sosia, pensavamo fosse tutto organizzato da qualche radio concorrente”.

Alla fine, però, l’incontro era vero. E fu proprio quell’approccio naif a convincere Linus. Lo ha confermato lui stesso, intervenendo in diretta durante l’intervista: “Ho notato che c'era qualcosa di stupido in loro, tutti e tre. Cercavo tre cretini per la radio. E loro erano perfetti”.

“Dicevano che non eravamo capaci”: le ultime parole famose

Non tutti però, all’inizio, hanno scommesso sul Trio. Anzi, le porte in faccia non sono mancate. “La vecchia direzione di Radio Capital ci disse chiaramente: voi questo lavoro non lo farete mai”, ricordano.

Un giudizio tranchant che oggi fa sorridere, e non fu di certo l’unico episodio: in un colloquio per diventare animatore turistico, Gabriele Corsi si sentì dire: “Tu non sai proprio intrattenere”.

La sliding door delle Iene

Se l’incontro con Linus è stato l’ingresso nel professionismo, il vero salto lo fecero però con Le Iene. Dopo l’esperienza a Radio Capital – chiusa bruscamente con un “arrivederci e grazie” – i tre si trovarono senza lavoro.

Ma fu allora che arrivò l’occasione giusta: Nicola Savino, che li aveva notati, li mise in contatto con Lorenzo Maiello, autore del programma di Italia 1: “Ci propose di fare un servizio di prova, e da lì è cambiato tutto”, raccontano.

Il debutto nel format televisivo portò al Trio la visibilità nazionale che fino a quel momento era mancata: “Quella è stata la nostra vera sliding door”, spiegano, perché improvvisamente il loro modo di fare comicità trovò la platea ideale. 

Il segreto del trio che non litiga? Il mutuo a tasso variabile

Stare insieme per oltre trent’anni, senza mai essersi davvero divisi, è un traguardo non da poco. Il loro segreto? “Il mutuo a tasso variabile”, scherzano, ma dentro la battuta c’è una verità: la responsabilità familiare e la necessità di portare avanti una vita normale li ha sempre spinti a remare nella stessa direzione.

Non sono mancati i momenti di confronto acceso, certo. “Abbiamo discusso, ma non abbiamo mai litigato pesantemente”, spiegano. Aggiungendo che la "chiave" è stata sempre quella di ritagliarsi spazi personali: ognuno ha i propri progetti, i propri interessi, e questo rende più semplice ritrovarsi poi sul lavoro senza logorarsi. 

La routine da radio del mattino: c'è chi si alza alle 5.08 e chi fa il riposino dopo pranzo 

Ma attenzione: dietro la leggerezza delle gag c’è una disciplina ferrea. Ogni giorno il Trio si sveglia prima dell’alba per andare in onda con Chiamate Roma Triuno Triuno su Radio Deejay. “La mia sveglia suona alle 5:50, ma non la sento mai: mi sveglio sempre prima per andare in bagno”, racconta Giorgio Daviddi

Situazione simile per Gabriele Corsi, che verso la stessa ora proferisce la “prima blasfemia della giornata”, mentre Furio Corsetti vive la “roulette russa dei bambini piccoli”, con orari imprevedibili e abiti scelti al buio.

Per reggere quei ritmi serve un approccio quasi sportivo: cenare presto, preparare tutto la sera prima, ridurre i tempi al minimo. La mattina in radio, poi, i tre hanno un rito silenzioso: i primi dieci minuti non vola una mosca.

E quando il sonno si fa sentire, c’è chi si concede un riposino pomeridiano (anche col pigiama). Gabriele Corsi in particolare si confessa un devoto fedele di questa pratica al punto da essere soprannominato "Plaidman", vista la sua abitudine di consumarlo – come anche il giornalista Giovanni Floris – indossando il pigiama. 

Come restare sul pezzo: osservare il mondo e ignorare il giudizio degli altri 

Restare rilevanti per oltre venticinque anni, in un mondo che cambia alla velocità dei social, non è semplice. Eppure il Trio Medusa ci è riuscito. Il trucco, dicono, è l’obbligo stesso della diretta: “Se fai radio tutti i giorni non puoi non essere immerso nella realtà”.

Questo significa informarsi, seguire la musica nuova, osservare i trend che nascono in rete e confrontarsi con i figli, che diventano una bussola generazionale.

Il discorso si allarga anche ai ragazzi di oggi, spesso schiacciati da aspettative e giudizi continui. “Noi avevamo molte meno pressioni”, ammettono, “oggi tutto è globale: qualsiasi cosa fai viene subito vista e commentata”.

Per questo invitano a non farsi definire da numeri, voti o like: “Gli esami servono a capire quanto sai, non a farti giudicare come persona”. 

Gli altri episodi di Wannabe | Stagione 1

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