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mario draghi
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Dopo il colloquio delle 12:00 con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Mario Draghi, ex presidente della BCE (la Banca centrale europea), ha accettato con riserva l'incarico di formare un nuovo governo ma, come ha detto lui stesso, ha già fissato i suoi obiettivi: "Vincere la pandemia e rilanciare il Paese".

Inoltre, ha ribadito di "essere fiducioso nel confronto con partiti e forze sociali" e si aspetta che "emergano unità e risposte responsabili e positive". Subito dopo Mario Draghi è andato prima alla Camera dei Deputati e poi al Senato per incontrare i rispettivi presidenti, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. Nell’attesa dell’avvio delle consultazioni con le forze politiche, facciamo come sempre un passo indietro e riprendiamo la narrazione di questa crisi nel bel mezzo della pandemia.

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Dalle dimissioni Conte al mandato esplorativo di Fico

In un precedente articolo abbiamo parlato delle dimissioni del premier Conte, ormai consapevole di non avere più una maggioranza. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha così potuto far altro che avviare le consultazioni con tutte le forze politiche, da cui è emersa la disponibilità per dare vita a una nuova maggioranza e di conseguenza ad un nuovo esecutivo.
Mattarella aveva perciò affidato al presidente Fico un mandato esplorativo, cioè il compito di continuare le consultazioni con i partiti e cercare di individuare un nuovo premier e una nuova composizione del Consiglio dei ministri. Quest’ultimo non ha sicuramente avuto un compito facile dato che erano molte le questioni di scontro tra Italia Viva e la vecchia maggioranza. Tanto è vero che il leader di Italia Viva, Matteo Renzi (lo stesso che ha dato inizio alla crisi), nella serata di ieri ha fatto capire attraverso un tweet che l’accordo non c’era.
"Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei Niet dei colleghi della ex maggioranza. Ringraziamo il presidente Fico e ci affidiamo alla saggezza del Capo dello Stato." A questo tweet di Renzi sono seguite le varie repliche. Proprio negli stessi minuti in cui Fico si recava al Quirinale per annunciare il fallimento del proprio mandato. Il Presidente della Repubblica, Mattarella, constata l’infattibilità di un Conte ter, ha immediatamente lanciato "un appello a tutte le forze politiche" affinché conferissero allora la fiducia a un governo "di alto profilo" (alias governo tecnico), convocando per oggi alle 12:00 proprio Mario Draghi.

Chi è Mario Draghi?

Un nome forte, quello di Draghi. In grado di rassicurare i mercati e di fare scendere lo spread fino a 112 punto. Ma, quei pochi che non lo conoscono si staranno chiedendo: chi è? Ecco allora una breve biografia di quello che potrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio italiano. Laurea alla Sapienza e master al Mit di Boston, Draghi ha iniziato la sua carriera istituzionale con l’incarico di direttore generale del Tesoro, gestendo la stagione delle privatizzazioni (di aziende di Stato come Telecom, Enel, Eni). Dopo una breve parentesi nella banca Goldman Sachs ha ricoperto il ruolo di governatore della Banca d'Italia, una carica che l'ha catapultato poi alla Banca Centrale Europea, inizialmente come membro del consiglio.
La sua reputazione però è legata soprattutto alla presidenza BCE, facendolo diventare agli occhi dell’opinione pubblica l'uomo che ha salvato l'Europa. Celebre il suo debutto a Francoforte, quando per manifestare la propria volontà di salvare l’Euro a tutti i costi pronunciò la famosa formula “whatever it takes (tutto il possibile)". Parole alle quali è seguita un'accorta gestione di dichiarazioni e di decisioni, che trova il suo apice nel quantitative easing: cioè l'impegno della Bce e delle banche centrali dei diversi Paesi europei a sostenere i loro titoli sul mercato.

Cos’è un governo tecnico?

E ora, che succede? Nel momento in cui in Parlamento non si forma una maggioranza politica anche l’esecutivo che verrà, sotto l’indicazione del Presidente della Repubblica, non potrà essere di tipo politico. Viene infatti chiamato governo tecnico, o istituzionale o del presidente o delle larghe intese, a seconda delle sfumature e degli accenti che ne caratterizzano la formazione.
Nello specifico, si parla di governo tecnico se il Presidente del Consiglio e la maggior parte dei ministri vengono scelti sulla base delle loro competenze tecniche. Si chiama invece governo istituzionale un esecutivo in cui il Presidente del Consiglio viene scelto per la sua indipendenza politica e per il suo prestigio. Si parla di governo del presidente se il Presidente della Repubblica viene chiamato dai partiti a garantire personalmente sulla scelta del Presidente del Consiglio. Infine si parla invece di governo delle larghe intese se il Governo è il frutto di un vasto accordo tra forze politiche storicamente in contrasto.

Cosa succede adesso? Gli scenari dopo il sì (con riserva) di Draghi

Dato che, come dicevamo all’inizio, Mario Draghi ha accettato l’incarico conferitogli dal Presidente Mattarella e, vista la litigiosità del Parlamento, adesso dovrà avviare le consultazioni con le varie forze politiche per trovare una maggioranza che possa sostenerlo. Secondo le prime dichiarazioni buona parte del Movimento 5 Stelle non sosterrà Draghi (si parla già di una possibile scissione interna) così come Fratelli D’Italia. Invece il Partito Democratico, Forza Italia e Italia Viva dovrebbero sostenerlo senza alcun problema.
E se non dovesse trovare una maggioranza pronta a sostenerlo? A quel punto tornerà dal presidente Mattarella per comunicargli la rinuncia all'incarico. Dopodiché quest’ultimo potrebbe: affidare ad altri l'incarico, rinviare il governo dimissionario alle Camere affinché ottenga la fiducia o cada definitivamente in Parlamento oppure sciogliere le Camere e indire le elezioni.
Se invece l'esito sarà positivo, non appena sarà completata la stesura del programma e si sarà decisa la composizione del governo, Draghi si recherà al Quirinale per accettare formalmente l'incarico e sottoporre a Mattarella la lista dei ministri.

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Paolo Di Falco