
E’ iniziata domenica 31 ottobre 2021 a Glasgow la Cop26, ovvero l’annuale conferenza sul clima organizzata dall’ONU, che ha in generale lo scopo di riunire ben 196 paesi del mondo affinché concordino e portino avanti delle iniziative condivise per contrastare il cambiamento climatico e quindi per scongiurarne gli effetti più dannosi per l’umanità e per il Pianeta. La conferenza di quest’anno, che avrebbe dovuto tenersi in realtà l’anno scorso, ma che è stata rimandata a causa della pandemia che ha stravolto il mondo, cercherà di definire un metodo per assicurarsi che i paesi rispettino gli impegni sulla riduzione delle emissioni di gas serra che hanno accettato di prendersi firmando l’Accordo di Parigi, per farlo avrà tempo fino alla sua conclusione, prevista per il 12 novembre 2021. Ma scopriamone di più.
Leggi anche:
- Più fondi all'Università nei prossimi anni: il governo investe sull'Istruzione
- Quattro lauree con lode in soli 3 mesi: chi è il laureato prodigio
- Lauree abilitanti, c'è l'ok definitivo: per quali professioni non serve più l'Esame di Stato
Cop26: cosa si decide a Glasgow?
Gli impegni presi dai paesi partecipanti alla conferenza prendono il nome tecnico di Nationally Determined Contributions (NDC), in italiano “Contributi determinati su base nazionale”. Tutti questi NDC sono scelti in maniera autonoma e volontaria dai paesi che se li sono presi, sia dal punto di vista quantitativo, quindi per quanto riguarda la mole della riduzione delle emissioni rispetto all’anno di riferimento, sia qualitativo, e quindi il modo in cui si intende farlo. Sono i termini dell’Accordo di Parigi a permettere questa autonomia, grazie a cui i paesi hanno potuto impegnarsi tenendo conto dei propri interessi, riporta il Post.Il compito della Cop26 è dunque quello di verificare che tutti i paesi si stiano impegnando per raggiungere gli obiettivi prefissati. Inoltre, vi saranno più temi da trattare nei giorni della Conferenza, come l'impegno dei paesi dalle economie più sviluppate a finanziare i territori più deboli in ottica di riduzione le emissioni più nocive, sostituendole con fonti di energia sostenibili. Un altro aspetto cardine della conferenza del 2021 sarà inerente alla discussione dell’articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che descrive le regole per un mercato internazionale delle emissioni del carbonio e altre forme di cooperazione internazionale, in quanto è l'ultima parte del regolamento rimasta da definire.
Dunque la grande sfida sarà trovare un accordo per fissare un termine entro il quale si dovrebbe raggiungere la neutralità carbonica, ovvero la condizione in cui per ogni tonnellata di anidride carbonica o di un altro gas serra che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta, elemento che potrebbe fare enorme differenza per le emissioni globali dei prossimi anni.
Glasgow 2021: la Cop26 contro la deforestazione
Se quindi tra i traguardi da raggiungere per la Cop26 vi è la promessa sull’abbandono del carbone come fonte di energia, tema spinoso e scabroso che potrebbe richiedere molto lavoro, nella serata di lunedì 1° novembre, con appena due giorni di meeting alle spalle, la notizia dell’accordo storico sulla deforestazione. Sono più di 100 i leader mondiali che hanno promesso di fermare la deforestazione nei loro paesi entro il 2030.Questo impegno è senza dubbio il primo grande accordo venuto fuori finora dalla conferenza sul clima di quest’anno, e non è irrilevante; i 100 paesi firmatari ospitano l’85% delle foreste mondiali sui loro territori, e tra di loro, oltre alle più grandi economie del mondo come Stati Uniti, Cina e Unione Europea, sono presenti anche Brasile, Russia, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo, tutti paesi che vantano tra le più grandi foreste mondiali.
Greta Thunberg arriva a Glasgow ma non tra gli invitati della Cop26
Ma le polemiche non mancano, anche per quanto riguarda la Cop26, infatti a far scalpore è stato il mancato invito ufficiale alla giovane attivista Greta Thunberg, che nonostante ciò è comunque arrivata a Glasgow - ndr. in treno invece che in aereo come gli altri leader mondiali hanno invece fatto - per assistere alla Cop26, pur non prendendo parte ai lavori, ma in qualità di ospite della leader scozzese Nicola Sturgeon, che ha affermato: "Le voci dei giovani devono essere ascoltate in modo forte e chiaro alla Cop26"."I veri leader non sono là dentro, i veri leader siamo noi", ha gridato la giovane, puntando il dito contro la lentezza dei ministri e presidenti sull'emergenza ambientale dal palco del Festival Park di Glasgow, l'1 novembre. E infatti i giovani attivisti si erano già riuniti prima che lo facessero i grandi della terra, a Milano, dal 28 al 30 settembre 2021, presso il Centro congressi MiCo, in occasione della Youth4Climate: Driving Ambition. A quell’evento hanno partecipato 400 giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni in rappresentanza dei 197 paesi che aderiscono alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
I risultati dei gruppi di lavoro della Youth4Climate sono stati sintetizzati in un documento, presentato giovedì 30 settembre, che il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi ha commentato: “La vostra generazione è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità: o affrontiamo adesso i costi di questa transizione o agiamo dopo, il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico. (...) Siamo consapevoli che dobbiamo fare di più, molto di più.”
Gli esperti contro gli NDC presentati finora: non sono sufficienti
E a riprova che il Presidente del Consiglio italiano non ha torto e che effettivamente vi è la necessità di fare di più, gli esperti dell’ONU hanno fatto degli studi per stimarne l’effetto complessivo degli NDC presentati dai paesi della Cop26 e per capire se questi possano essere sufficienti per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, e quindi per mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 °C rispetto al livello pre-industriale, e possibilmente sotto 1,5 °C. Gli esperti in questione sono arrivati alla conclusione che no, non saranno abbastanza gli sforzi promessi ad oggi, riporta il Post.E infatti, il più aggiornato rapporto dell’UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, sugli NDC, pubblicato il 25 ottobre, dice che considerandoli tutti insieme si stima che nel 2030 le emissioni di gas serra globali saranno aumentate del 16% rispetto ai livelli del 2010. Questi dati, secondo gli studi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo dell’ONU che studia il cambiamento climatico ed è la più autorevole fonte sui suoi impatti, potrebbero portare a un aumento della temperatura media globale di 2,7 °C entro la fine del secolo.