
Degli ultimi attimi di vita, di quell'incidente in cui la lady più amata del mondo perse la vita insieme al suo fidanzato Dodi Al Fayed e all'autista Henri Paul parleremo dopo perché prima, la favola della principessa triste che continua a far sognare migliaia di persone è giusto raccontarla.
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Chi era Lady Diana
La vita di Diana inizia il 1° luglio del 1961 a Sandringham: è la quarta di cinque figli e proviene dalla famiglia aristocratica degli Spencer. I suoi genitori si separarono quando lei aveva sette anni e così, cresciuta con pochissimi atti d'affetto, finì per vedere pochissimo la madre così come il suo futuro consorte Carlo visto che la regina girava il mondo per le visite ufficiali. Il principe Carlo crebbe passando molto più tempo con la nonna materna, la regina madre Elizabeth Bowes-Lyon (che, a proposito, prenderà in antipatia Diana a tal punto da impedire a tutti di pronunciare il suo nome al suo cospetto).L'incontro con il principe di Galles è casuale e avviene mentre quest'ultimo arriva nella magione di famiglia per una battuta di caccia insieme alla sorella di Diana, Lady Sarah. I due si conosceranno e così Carlo, alla fine, sceglierà di sposarla malgrado fosse innamorato di Camilla Parker Bowles, duchessa di Cornovaglia. Il loro matrimonio sarà trasmetto in mondovisione e verrà seguito da milioni di persone che sembrano credere a quella favola che va in scena sull'altare della cattedrale di St. Paul il 29 Luglio del 1981 all'ombra dell'amante di Carlo che, difatti, diventerà poi la sua seconda moglie. Nonostante quest'ultima, la coppia avrà due figli: i principi William e Harry.
Perché era così amata?
Grazie alla sua grande empatia l'immagine di Diana oscurerà quella del marito dando vita al suo mito, a quella principessa emancipata, così come la ricordiamo oggi, sempre vicina alle cause sociali e in prima linea per opere di beneficenza e solidarietà. Ben presto il matrimonio con Carlo finirà visto che, come disse lei in un'intervista a Martin Bashir della BBC:"Eravamo in tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato". La stessa intervista dove, parlando del suo futuro lontano dai Windsor, dichiarò:"Mi piacerebbe essere la regina nei cuori delle persone".Sarà in questi anni che si consoliderà il suo mito ovvero quella della principessa compassionevole ma ribelle, nobile ma popolare diventando, ancora oggi a 25 anni di distanza, un faro per le donne di tutto il mondo con il suo femminismo epocale ma fatto di spontaneità e piccoli gesti. Mostrando non solo l'affetto materno verso i figli e i malati ma, allo stesso tempo, anche la dignità della malattia: dalla bulimia alla depressione da cui fu colpita.
Tony Blair la definì "la principessa del popolo" e in effetti questo fu visto che mostrò un lato della monarchia che era rimasto nascosto per troppi secoli cioè quello umano schierandosi in prima persona a favore di diverse cause a cui la famiglia reale sembrava non dare alcuna importanza: dall'uso delle armi alla prevenzione all'AIDS, dagli orfani ai senza tetto. Per sostenere le sue idee si recò in tutto il mondo: con la "Leprosy Mission" contro la lebbra, per esempio, visitò ospedali in India, Nepal, Zimbabwe, dove passò del tempo con i pazienti, abbracciandoli e stringendogli le mani. Gesti che a quel tempo erano a dir poco rivoluzionati.
Per lei, come disse in un'altra famosa intervista alla BBC:"La peggiore malattia del nostro tempo è che così tante persone devono soffrire di non essere mai amate". La portata della sua rivoluzione è stata così importante e forte che anche i figli, Harry e William, molti anni dopo la morte della madre sono tornati in Angola, in Africa, nei campi infestati dalle mine antiuomo.
Il tragico incidente
A consacrare il mito di lady D, l'appellativo con cui la chiamava la stampa, è stata purtroppo quella tragica notte tra il 30 e il 31 agosto del 1997 quando, dopo aver lasciato il Ritz di Parigi, insieme al fidanzato Dodi al-Fayed venne riconosciuta e inseguita da alcuni paparazzi mentre si spostava a bordo di una Mercedes guidata dall'autista Henri Paul. La macchina sfrecciò ad una velocità stimata tra 118 e 155 chilometri orari per scappare dai fotografi e la corsa finì contro il tredicesimo pilastro del tunnel de Pont de l'Alma dove la vita della principessa si spense a soli 36 anni.L’unico sopravvissuto fu la guardia del corpo di Dodi, Trevor Rees-Jones, che era sul sedile anteriore e che non ricorda più cosa avvenne quella notte. Tante però, a distanza di 25 anni, restano le zone d'ombra sulle circostanze di quel tragico incidente su cui hanno indagato e continuano a indagare diverse procure mentre i tabloid inglesi, negli ultimi anni, hanno rilanciato diverse teorie: dall'attentato alla principessa al complotto contro di lei da parte della famiglia reale sino ad una presunta gravidanza nascosta.
Per alcuni la colpa fu dei paparazzi: dopo alcuni giorni nove fotografi e un motociclista della stampa furono incriminati in quanto responsabili della velocità assunta dall'autovettura ma dopo due anni d'indagini, nel settembre 1999, i giudici inquirenti archiviarono il caso stabilendo che l'incidente era dovuto all'ubriachezza di Henri Paul. Tesi che sembra però smentita da un certo Claude Garrec, migliore amico di Henri Paul che sui media francesi commentò:"Anche se era un bon vivant, non lo vedo bere tutta la sera e mettersi alla guida, soprattutto nel lavoro, era molto professionale e responsabile".
A questa pista si aggiunge poi quella di una presunta Fiat Uno bianca che avrebbe speronato l'auto su cui viaggiava lady Diana il cui conducente era una guardia giurata vietnamita identificata nel 2007 e che non è stata mai accusata formalmente.
I funerali e la fama intramontabile di lady Diana
A dare l'ultimo saluto alla principessa, fu il suo amato popolo che si riversò nelle strade londinesi: ai suoi funerali il 6 settembre del 1997 parteciparono più di tre milioni di persone. Inoltre, fortemente voluto dal decano di Westminster, alla cerimonia partecipò anche un suo amico, Elton John che in quell'occasione suonò una canzone riarrangiata per Lady Diana: Candle in the Wind, brano originariamente ispirato a Marylin Monroe.La sua fama e il suo mito però, come abbiamo già detto, non si sono spenti e oggi viene ancora ricordata non solo dai tanti film o da diverse popolari serie televisive ma anche dal suo popolo che non ha mai smesso di amare la sua regina dallo sguardo triste: basti pensare che lo scorso anno in Gran Bretagna Diana è stato il quarto nome più popolare per le bambine.
Paolo Di Falco