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di paolodifalco01
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strage di BolognaErano le 10.25 del 2 agosto del 1980, una giornata che sembrava come tante altre all'interno della sala d'aspetto della seconda classe della stazione di Bologna Centrale ma è a quell'ora che esplose un ordigno a tempo che causò uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra.

Fonte foto: Istituto Nazionale Ferruccio Parri

Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che quello "fu un atto di uomini vili, di una disumanità senza uguali, tra i più terribili della storia repubblicana.

Un attacco terroristico che pretendeva di destabilizzare le istituzioni democratiche e seminare paura, colpendo comuni cittadini impegnati nella vita di tutti i giorni". Andiamo a vedere cosa successe e quello che sappiamo a 42 anni di distanza.

La strage di Bologna

Quell'ordigno contenuto nella valigia abbandonata all'interno della sala d'aspetto della secondo classe della stazione di Bologna Centrale che esplose all'ora in cui si bloccò l'orologio fuori dalla stazione, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d'aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell'azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina.

L'esplosione inoltre investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante. Quel soffio arroventato prodotto da ben 23 kg di esplosivo tranciò i destini di persone provenienti da 50 città diverse, italiane e straniere. Alla fine si arrivò ad un bilancio di 85 morti e 200 feriti.

I soccorsi dopo la strage e lo sgomento di Pertini

In mezzo alle macerie ancora fumanti arrivarono i vigili del fuoco che si trovarono davanti decine di cadaveri: furono loro a deporre i primi corpi che vennero estratti dalle macerie all'interno dell'autobus numero 37 trasformato in un carro funebre. Alle 17:30 arrivò anche il Presidente della Repubblica Pertini che si precipitò all'ospedale Maggiore dove era stata allestita una delle tre camere mortuarie. Incontrando i giornalisti lo stesso non nascose il suo sgomento: "Signori, non ho parole. Siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia".

Diverse furono le manifestazioni che si svolsero a Bologna prima dei funerali fissati per il 6 agosto 1980. Ad avere il funerale di stato però furono solamente sette vittime. Durante lo stesso mese, il 17 agosto, il settimanale L'Espresso uscì con un numero speciale sulla strage che aveva in copertina un quadro a cui Guttuso ha dato lo stesso titolo che Francisco Goya aveva scelto per uno dei suoi 16 Capricci, "Il sonno della ragione genera mostri". Al quadro Gattuso aggiunse solo una data, 2 agosto 1980, e da lì ebbe inizio una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana.

A che punto è la verità giudiziaria?

A 42 anni di distanza la verità su quanto accadde quel 2 agosto non è ancora piena a causa dei diversi depistaggi sulle indagini. La prima sentenza definitiva della Cassazione è arrivata il 23 novembre del 1995: quest'ultima condannò all'ergastolo come esecutori materiali dell'attentato i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.

A loro due si aggiungono le condanne per il depistaggio delle indagini dell'ex capo della P2 Licio Gelli, dell'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e degli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. A cercar di far luce sui mandanti è stato invece il tredicesimo processo sulla strage che, il 6 aprile scorso, avrebbe individuato tra i finanziatori c'erano il venerabile della P2 Licio Gelli con il suo braccio destro Umberto Ortolani, il potente prefetto capitolino Federico Umberto D’Amato e il missino ed ex direttore del Borghese Mario Tedeschi. Tra questi nessuno è ancora in vita.

Paolo Di Falco