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vince letta a metàLe elezioni amministrative dello scorso weekend, già dopo il primo turno, ci offrono degli importanti spunti di riflessione, anche in prospettiva nazionale: nel centro-sinistra la “cura Letta” sembra funzionare, il Movimento 5 Stelle pare invece ormai in caduta libera, così come la stella di Salvini sembra parzialmente oscurata.
Entrando più nei dettagli del voto locale, sono già tre i sindaci subito eletti nelle grandi città al voto, tutti di centro sinistra: il riconfermato Sala a Milano, Lepore a Bologna e Manfredi a Napoli. In queste ultime due città, però, i candidati erano sostenuti anche dai Cinquestelle.

Ma si votava anche per la Regione Calabria, dove invece l'ha spuntata il candidato del centro-destra Occhiuto. A Roma la spuntano Gualtieri e Michetti che andranno al ballottaggio, bene Calenda che con una lista unica “tiene botta”, mentre la Raggi dopo cinque anni viene scaricata dai romani. Anche a Torino, altra piazza da cui il Movimento 5 Stelle esce sconfitto, è in testa il candidato di centro sinistra Lo Russo nei confronti di quello del centro destra Damilano.

Il Centrosinistra rialza la testa

Analizzando invece il voto in chiave nazionale, a sinistra il Partito Democratico ha tenuto, a dimostrazione che le tante critiche contro Enrico Letta erano più pilotate che fondate. Così il Pd si conferma non solo a Bologna, storica roccaforte della sinistra, ma si ri-conferma soprattutto a Milano, dove Beppe Sala riesce a strappare il secondo mandato nella città di Berlusconi e Salvini. La vittoria di Manfredi a Napoli rivela invece come l'intuizione di Letta di mantenere il rapporto coi Cinquestelle fosse giusta: capovolgendo anche il rapporto di subalternità in proprio favore. A Roma e Torino la partita è ancora aperta, ma Lo Russo e soprattutto Gualtieri sembrano in vantaggio, forti anche dell'appoggio che potrebbe arrivare dagli elettori 'pentastellati'.

La sconfitta del Centrodestra e il tracollo del Movimentio

La destra non riesce a sfondare. E' questo uno dei dati principali emersi da queste amministrative e che preoccupa Salvini e Meloni. L'unica consolazione, la vittoria di Occhiuto in Calabria, è un contentino figlio di un certo “Berlusconismo” ancora presente nel sud del Paese. Le ragioni della sconfitta del centro-destra, e sicuramente della Lega a trazione salviniana, sono da ricercare nei temi e nella “debolezza” dei candidati: dopo 5 anni di inseguimento del populismo, dell’estremismo, dell’anti-euro o del No Vax, è arrivato il momento della delusione. Tuttavia, se Salvini ha molto da riflettere, Giorgia Meloni può sorridere per il risultato di Michetti a Roma, ancora in corsa per il ballottaggio, e in vista delle elezioni politiche: Fratelli d'Italia è il primo partito di destra italiano e il nuovo “motore” della coalizione.

La sconfitta dei 5 Stelle è invece una sconfitta strategica e facilmente pronosticabile: abbandonata l’anti-politica, e accettate le regole non scritte del centro-sinistra, i grillini pagano un crollo di consensi. Non solo, la pessima prova di governo, quantomeno delle sindache di Roma e di Torino, ha inciso particolarmente sul voto finale. I grillini escono vincitori solamente laddove si sono presentati in coalizione, come a Napoli.

Il dato più sconcertante: nelle grandi città ha votato 1 elettore su 2

Più in generale, bisogna però sottolineare il dato sull'astensionismo: oltre la metà degli elettori, soprattutto nelle grandi città, non è andata a votare; certificando una certa disaffezione delle persone nei confronti della politica. Questa volta, sempre nelle grandi città, sono state le periferie a scegliere di non votare, punendo maggiormente M5S e Centro-destra, essendo stati proprio i quartieri periferici il bacino più grande di consensi per queste schieramenti. La politica, in più, paga un calo di leadership senza precedenti: la stragrande maggioranza dei candidati infatti non ha avuto “appeal” sugli elettori. Insomma, tra vincitori e vinti, la grande sconfitta di questa tornata elettorale è stata forse la democrazia.