
Difatti è stata una segnalazione fatta da alcuni vicini di casa a cambiare il futuro di Fatima Sarnicola, 25enne che ha vissuto in Lituania in stato di abbandono fino all’età di due anni e che oggi, da Agropoli, porta avanti un’opera di sensibilizzazione sulle adozioni nelle scuole e sui social.
Fatima nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha parlato di cosa vuol dire essere adottata e di tutti gli ostacoli che ragazzi e ragazze adottate devono affrontare nel nostro Paese.
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Il bullismo sui banchi di scuola
Come ci tiene subito a sottolineare Fatima, "sono arrivata in Italia all'età di otto anni e quindi mi sono trovata improvvisamente a dovermi abituare ad una nuova scuola, una nuova lingua...Non parlavo l'italiano e questo mi ha messa un po' in difficoltà visto che non riuscivo a comunicare e venivo presa in giro"."Ho frequentato una scuola privata fino alla terza elementare: nella prima ero protetta invece, quando sono arrivata in quella pubblica, ho dovuto fare i conti con la realtà. Nonostante io mi comportassi bene, il bullismo si è presentato subito. Lo avevo già subito in orfanotrofio in Lituania, è ritornato in Italia ed aveva il volto dei miei compagni di classe".
"Alle medie" - continua Fatima - "venivo bullizzata tutti i giorni: ero bionda e quindi 'se sei bionda sei stupida', poi ero anche adottata e quindi mi sentivo dire frasi del tipo 'quella non è la tua vera famiglia'... È stato molto pesante e tutto è continuato anche al liceo dove i docenti mi dicevano 'sei bella ma non ti applichi', 'non capisci', 'l'indirizzo scientifico non va bene per te'. Adesso mi sto per laureare in scienze biologiche e ho iniziato già a lavorare all'interno di un progetto scientifico, insomma una mia rivincita personale.
La vita in Lituania
La storia di Fatima però, come dicevamo prima, inizia in Lituania. "Sono nata in un paesino piccolissimo dove ho vissuto insieme alla mia mamma biologica fino all'età di due anni. Poi sono stata segnalata visto che spesso venivo lasciata a casa da sola. Da un momento all'altro sono arrivati gli assistenti sociali che mi hanno portata in un orfanotrofio. Mi ricordo ancora, vagamente, il volto di mia madre che mi guardava mentre me ne andavo via dall'unica finestra della nostra casa"."All'età di quattro anni mi hanno trasferita in un orfanotrofio dove vivevo con ragazzi e ragazze più grandi di me: lì sono stata vittima di violenza, di abusi, maltrattamenti... Per esempio mi spegnevano delle sigarette addosso e, ancora oggi, ricordo il dolore che provavo guardano le cicatrici che mi sono rimaste. La mia storia è molto triste, spesso molte persone la paragonano ad un film. Purtroppo nessuno recitava, tutto questo l'ho subìto in prima persona".
L'opera di sensibilizzazione sui social
Crescendo Fatima ha acquistato maggiore consapevolezza del suo passato e, facendosi un po' di coraggio, ha pensato fosse venuto il momento di raccontare la sua storia sui social. "Inizialmente l'ho fatto per sfogarmi, poi ho conosciuto altri ragazzi e ragazze adottati con cui abbiamo dato vita ad un gruppo Telegram: siamo in 140 oggi"."Parliamo della nostra storia, ci confrontiamo e soprattutto affrontiamo il passato tutti insieme. Spesso i ragazzi adottati si trovano in un contesto familiare in cui i genitori si rifiutano di parlare dell'adozione e quindi per me era essenziale creare un luogo dove loro potevano sentirsi se stessi, potevano sentirsi compresi da qualcuno".
"Da qui è anche nato un podcast dove racconto diverse storie di adozioni sia nazionali che internazionali cercando di affrontare ogni aspetto dell'adozione. La nostra società, purtroppo, non è educata all'adozione e così ho anche dato vita al primo giornale italiano sull'adozione, AdoptLife. Qui con un team di professionisti abbiamo cercato di rendere l'adozione a portata di click social" conclude Fatima.
Paolo Di Falco