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golpe in russiaNegli ultimi giorni la Russia ha sfiorato una crisi interna epocale, scaturita dai malumori dei vertici militari del suo esercito. In particolare, sono i mercenari della brigata Wagner ad essere sul piede di guerra: stanchi della sfiancante campagna in Ucraina, i soldati hanno minacciato di marciare verso il Cremlino.


Dopo mesi di dure critiche al governo russo, il leader dei mercenari, il comandante Yevgeny Prigozhin, ha lanciato la sfida direttamente al presidente Putin, penetrando in territorio russo e, senza incontrare particolari resistenze, spingendosi fino a 200 chilometri da Mosca. Cerchiamo di mettere in fila gli eventi delle ultime ore per ricostruire il quadro della situazione.

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  • Chi è il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin

    Cominciamo dall'inizio. Chi è il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin? Si tratta di un magnate di Sane Pietroburgo, facente parte da anni della cerchia di oligarchi vicina al presidente Putin. E' stato proprio lui a fondare la compagnia Wagner, apparsa per la prima volta nel 2014 nella campagna di Crimea. Da allora la brigata ha preso parte a diverse operazioni militari, tra cui in Libia, Repubblica Centrafricana, Sudan, Mali e Mozambico.

    Tra le sue fila figurano ex detenuti e prigionieri, cui è stata concessa la grazia in cambio del servizio militare. Proprio per questa sua composizione, la brigata si è distinta per violenza e crudeltà durante le campagne militari, e i suoi soldati sono stati accusati più volte di violazione dei diritti umani. Ma non solo. Yevgeny Prigozhin è anche conosciuto come lo “chef” di Putin, in quanto titolare di una catena di catering che ha servito più volte il Cremlino. E, durante lo scorso weekend, Prigozhin aveva preparato un piatto piuttosto amaro per il presidente russo.

    Il tentato golpe: la marcia verso Mosca

    Dopo l'annuncio della rivolta, Prigozhin e i suoi uomini sono arrivati a prendersi Rostov sul Don, la più importante città del sud della Russia a ridosso del confine ucraino. Senza sparare nemmeno un colpo, (almeno così affermano diverse fonti, tra cui 'RaiNews24') si sono impossessati dell'aeroporto, del quartier generale militare e di quello dei servizi segreti interni. Dopo aver preso il controllo della città i soldati hanno iniziato la marcia di 1.200 chilometri verso la capitale, arrivando in breve tempo e senza molta resistenza a Voronezh, a più di metà strada verso l'obiettivo finale. E' stato il governatore della provincia russa di Lipetsk a dichiarare che il gruppo mercenario Wagner era entrato nella regione che si trova a circa 360 chilometri a sud di Mosca. Prigozhin ha più volte ribadito che la sua era un'offensiva diretta contro il Ministero della Difesa russo, mettendo a tacere tutti coloro che parlavano di “colpo di stato militare”.

    Putin condanna i traditori

    ”Stiamo combattendo per la vita e la sicurezza del nostro popolo, per la nostra sovranità e indipendenza, per il diritto di rimanere la Russia, uno Stato con una storia millenaria" parole del presidente Vladimir Putin, in un discorso televisivo a reti unificate. Il numero uno del Cremlino ha poi aggiunto: ”Tutti coloro che hanno deliberatamente intrapreso la strada del tradimento, che hanno preparato un'insurrezione armata, che hanno intrapreso la strada del ricatto e dei metodi terroristici, subiranno una punizione inevitabile, risponderanno sia alla legge che al nostro popolo”. Un discorso duro quello del presidente russo che ha paragonato la situazione odierna alla Rivoluzione russa del 1917: quando una crisi interna provocò un rovesciamento ai vertici del potere durante la campagna della Prima Guerra Mondiale.

    La mediazione di Lukashenko e il dietrofront

    Quando ormai la situazione sembrava vicina al punto di non ritorno, nella serata di ieri Prigozhin ha annunciato il dietrofront. Una scelta che – stando a diversi rumors – si dovrebbe all'intermediazione del presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Il leader, fidato di Putin, aveva portato avanti un negoziato "durato tutto il giorno e in accordo con Putin" durante il quale al capo di Wagner sarebbero state fornite "garanzie assolutamente vantaggiose e accettabili" in cambio del ritiro delle truppe. Ciò che resta da chiarire adesso sono le reali intenzioni di Prigozhin e, soprattutto, se si sia trattato di un'iniziativa isolata.
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