
Non c'è pace per l'ex Presidente degli Stati Uniti,
Donald Trump, finito di nuovo al centro delle cronache giudiziarie. Questa volta il
tycoon si è costituito spontaneamente nel carcere della contea di Fulton, ad Atlanta (in Georgia) per rispondere dell'accusa di cospirazione durante la tornata elettorale del 2020 nello Stato.
fonte foto: via RaiNews.it
Per la quarta volta in un solo anno, l'ex numero uno degli USA si è recato in un carcere sottoponendosi a tutte le misure del caso, dalla schedatura (con tanto di matricola) alla foto segnaletica. Proprio l'istantanea scattata nel carcere di Fulton rappresenta di per sé un momento storico: si tratta della prima foto segnaletica di un ex Presidente degli Stati Uniti. Rilasciato su cauzione il magnate ha fortemente criticato l'autorità giudiziaria, sostenendo di non aver fatto nulla di male: sono però numerose le prove a sostegno dell'accusa, in un nuovo processo che si aprirà il 5 settembre.
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Nella sua quarta incriminazione, Donald Trump è accusato questa volta di aver tentato di ribaltare, insieme ad altri 18 alleati,
la sconfitta alle elezioni generali del 2020 in Georgia. A fare luce sulla vicenda è stata l'indagine del procuratrice distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, aperta poco dopo la pubblicazione della registrazione di una telefonata del 2 gennaio 2021 tra Trump e il segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger. Come riporta
'RaiNews', durante il breve colloquio tra i due, Trump ha affermato che Raffensperger avrebbe potuto
"trovare 11.780 voti",
sufficienti per superare Joe Biden.
Questo il motivo che ha portato l'ex numero uno della Casa Bianca a costituirsi presso il carcere di Fulton. Nessuno sconto, nessun trattamento speciale: dopo la lettura dei 13 capi di imputazione, tra cui cospirazione e violazione della legge anti racket, è arrivata la storica foto segnaletica - che ritrae Trump decisamente contrariato – nonché la schedatura con il numero di matricola “P01135809”.
I processi che vedono coinvolto l'ex Presidente USA
Il tutto in un manciata di minuti.
Dopo circa mezz'ora infatti, l'ex Presidente degli Stati Uniti è stato rilasciato su cauzione commentando:
”Non ho fatto nulla di sbagliato. È un giorno molto triste per l’America. Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale, non abbiamo mai visto nulla del genere in questo paese”. Trump è adesso atteso il prossimo 5 settembre dall'udienza in cui dovrà dichirarsi o meno colpevole.
Ma non solo, perché sono ben 4 infatti i processi che attendono Donald Trump:
Accuse penali e pagamenti in nero. Uno dei capi di accusa coincide con un altro record raggiunto da Trump. E cioè quello di essere stato il primo ex presidente degli Stati Uniti nella storia a dover affrontare accuse penali. I fatti risalgono allo scorso marzo, quando è stato incriminato a New York per accuse legate a pagamenti in nero effettuati durante la campagna presidenziale del 2016 per insabbiare le accuse di rapporti sessuali extraconiugali. Nel dettaglio, i capi d'accusa riguardano una serie di assegni emessi a favore del suo avvocato Michael Cohen per rimborsarlo dei suoi pagamenti all'attrice porno Stormy Daniels, che ha dichiarato di aver avuto un rapporto sessuale con Trump nel 2006. Pagamenti che sembrerebbero essere a carico della società di Trump, e figuranti come onorari: tuttavia per la Procura di New York si tratterebbe di un falso. L'ex presidente dovrà comparire in tribunale il 4 gennaio, prima che le primarie repubblicane entrino nel vivo.
Cause a New York. E non finisce qui, perché sono molti i capi di accusa per Trump nello Stato di New York. In primis, l'accusa di frode. A muoverla, il procuratore generale dello Stato Letitia James che ha citato in giudizio Trump e la Trump Organization, sostenendo che hanno ingannato le banche e le autorità fiscali sul valore di beni, come campi da golf e grattacieli, per ottenere prestiti e benefici fiscali. La procura generale dello Stato ha chiesto una multa di 250 milioni di dollari e il divieto per Trump di fare affari a New York. Sempre a New York, ma in una causa civile separata presso il tribunale federale di New York, lo scorso maggio, Trump è stato accusato di aver abusato sessualmente della giornalista e conduttrice Elizabeth Jean Carroll a metà degli anni Novanta. Per questo fatto l'ex Presidente è stato già condannato a risarcire la donna con 5 milioni di dollari.
Rivelazione di documenti riservati. E poi, due rinvii a giudizio per Trump, scaturiti dall'indagine federale del procuratore speciale Jack Smith. A giugno l'imprenditore è stato incriminato per aver gestito in modo improprio documenti top secret nella sua tenuta in Florida. In quel caso, l'accusa sosteneva che Trump avesse tentato di nascondere documenti richiesti dagli investigatori dell'FBI e che avesse mostrato pubblicamente un 'piano d'attacco' del Pentagono e una mappa, entrambi documenti classificati. Per questa vicenda, Trump rischia 40 condanne, con l'accusa più grave che prevede una condanna fino a 20 anni di carcere. Il giudice distrettuale Aileen Cannon ha fissato la data del processo al 20 maggio 2024.
Interferenze elettorali. Arriviamo fino ad oggi, quando l'ex presidente è stato incriminato con l'accusa di aver tentato di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 nel periodo precedente alla violenta sommossa dei suoi sostenitori in Campidoglio. Ad inizio agosto sono stati presentati quattro capi d'imputazione contro Trump che comprendono le accuse di cospirazione per frodare il governo degli Stati Uniti e di cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale, ovvero le elezioni. La procura sostiene che dopo una campagna di menzogne sui risultati delle elezioni durata settimane, Trump avrebbe cercato di sfruttare le violenze al Campidoglio indicandole come motivo per ritardare ulteriormente il conteggio dei voti. E anche dopo l'annuncio della vittoria di Joe Biden, Trump avrebbe continuato nella sua campagna diffamatoria, accusando il nuovo Presidente e l'intero sistema elettorale americano. Nel rinvio a giudizio, la procura ha fatto riferimento a una mezza dozzina di co-cospiratori, tra cui anche vari avvocati.