
Stiamo parlando di Arlinda Laska, blogger e Influencer 35enne specializzata nel Marketing e con un carriera lavorativa snodatasi tra Furla, Maserati e Google.
Dalla sua esperienza e dalla voglia di provare ad aiutare altre donne a inserirsi e far carriera è nato Donna in Carriera, uno spazio di condivisione che si pone l'obiettivo di spazzare via le barriere di genere nel mondo del lavoro.Arlinda nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha parlato dell'importanza di non farci condizionare dalle pressioni esterne e delle diverse barriere del mercato italiano del lavoro.
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La curiosità da studentessa e l'indecisione sul futuro
Come sottolinea Arlinda, "ero una studentessa molto curiosa e a volte un po' ribelle: a volte magari si studiava qualcosa che non mi piaceva e così leggevo qualcos'altro che mi interessava di più". Dopo la laurea in Economia e Gestione delle Imprese e il master in International Management è arrivato anche per lei il momento di scegliere la sua professione, "sapevo che c'erano degli argomenti, dei temi che mi attiravano ma non riuscivo a metterli insieme".Difatti "spesso ci carichiamo di tanta pressione legata al dover già sapere cosa vogliamo fare o al bisogno di avere le idee chiare sul proprio futuro ma per moltissimi di noi non è così. Non tutti abbiamo avuto la vocazione di voler fare la dottoressa dopo aver giocato a cinque anni con l'allegro chirurgo".
La cosa negativa però è che "diventiamo così ossessionati dal trovare la risposta che ci perdiamo l'opportunità di stare nel processo e nell'esplorazione che è l'unica cosa che ci può permettere di fare chiarezza sul nostro percorso di carriera. Il mio percorso è stato simile a quello di molti: un'inizio confuso, sofferto e poi, pian piano, ho cercato di mettere insieme i vari pezzi".
Il biglietto per Londra e la pressione della società
E' a questo punto della sua vita che è arrivata la decisione di mollare tutto e comprare "un biglietto di sola andata con direzione Londra. A volte le persone mi chiedono se è una cosa che consiglio. La verità è che dipende molto dalla propria attitudine al rischio, dal tipo di persona che si è: nel mio caso la scelta di buttare il cuore oltre gli ostacoli mi ha ampiamente ripagata".A Londra Arlinda ha lavorato per Google e, soprattutto all'inizio, le è capitato di sentirsi inadeguata. Questa una sensazione che "ci accomuna: in momenti diversi della nostra vita capita a tutti di avvertire la paura di non farcela, la sensazione di non essere abbastanza. Una cosa del tutto normale quando aumenta il livello di difficoltà del gioco. La cosa bella da portarci a casa, però, è quel senso di crescita che si ha nel momento in cui si riesce ad affrontare una determinata situazione. Da qui nasce quella visione positiva di te e la convinzione di potercela fare anche in situazioni ancora più difficili".
La sensazione di essere in ritardo
Dall'altro lato, alla paura di non farcela si va a sommare quell'eterna ansia sociale "dell'essere in ritardo con le tappe delle propria vita. Un vero e proprio vaso di Pandora che finalmente stiamo aprendo. Difatti nel parlarne ci stiamo accorgendo che non siamo i soli a sentirci in questo modo e già questo penso possa dare un po' di respiro a molti"."Sicuramente - continua Arlinda - "quando si ha una certa età e si sono superate già diverse tappe diventa più facile dire 'io mi riapproprio del concetto di tempo iniziando a creare e a vivere sulla base di quello che conta per me'. Inviterei tutti a dirsi 'la mia timeline la decido io sulla base di quello che conta per me'. Solo così si potrà iniziare a costruire il percorso che più ci assomiglia all'interno di una vita autentica basata interamente sulle nostre scelte".
Donna in carriera: il blog che aiuta le donne nel mondo del lavoro
Dalla sua esperienza lavorativa nasce anche il suo blog. "Quando ero in Italia cercavo molto spesso consigli online riguardanti il mondo del lavoro, dal come creare un curriculum alla direzione da dare al mio percorso professionale. Domande che solitamente non siamo abituati a farci: online non trovavo tanto e così ho iniziato a creare un piccolo spazio partendo dalla mia esperienza, dalle mie riflessioni. Pian piano questo luogo di condivisione, di pari passo con i miei passaggi di carriera e le mie esperienze, è cresciuto".Ad un paio di anni di distanza a sottolineare l'importanza del suo blog sono le sue lettrici "che mi dicono quanto, anche solo il parlare di certi argomenti, possa averle aiutate a prendere consapevolezza di certe dinamiche e poi ad agire affinché per creare delle condizioni di lavoro e di carriera più soddisfacenti".
Il mondo del lavoro in Italia e la parità di genere
Inutile fare giri di parole ma il mercato del lavoro italiano sicuramente non è pensato per "favorire le donne e per accorgersene basta guardare all'ultimo MeToo, legato al mondo della pubblicità. Questo caso ha scoperchiato tante dinamiche che tristemente non hanno neanche sorpreso molte donne ormai rassegnate ad un mondo 'che funziona così'"."Secondo me c'è bisogno di creare un dialogo tra donne e uomini ma per farlo bisogna necessariamente partire da questa situazione ribadendo come, rispetto a molti Paesi, il nostro è più indietro. Troppe le donne in Italia che hanno subìto sul luogo di lavoro episodi di sessismo e maschilismo". Oltre alle dinamiche sessiste, diverse sono le difficoltà connesse al mondo del lavoro che variano a seconda dell'età.
"In entrata c'è un mercato che non aiuta a inserti sotto vari aspetti, da quelli retribuitivi a quelli connessi alle opportunità. Andando avanti c'è un altro aspetto legato al 'sono ferma in questo lavoro da tre/quattro anni e non riesco a ottenere una promozione'. Si avverte l'assenza di quel senso di evoluzione e di crescita visto che in Italia abbiamo dei grossi problemi con la questione degli stipendi fermi da tanti anni".
"Poi, soprattutto per quello che riguarda il femminile, c'è il tema della maternità: quando fare figli? Quanti figli dare? Tanti gli episodi di donne che si presentano ai colloqui e ancora ricevono la domanda, oltretutto illegale, che riguarda i loro piani di maternità. Infine c'è anche un problema di gestione: innumerevoli le difficoltà lavorative accresciute dalla mancanza di aiuti sociali" conclude Arlinda.
Paolo Di Falco