Concetti Chiave
- L'arrivo di Atena a Itaca nell'Odissea segna un momento cruciale, poiché la dea aiuta Odisseo a riconquistare la sua patria e la sua famiglia.
- Atena giunge a Itaca sotto mentite spoglie, assumendo l'aspetto di Mente, capo dei Tafi, con l'intento di assistere Odisseo.
- Telemaco, figlio di Odisseo, accoglie Atena con rispetto, sperando che possa fornire notizie del padre scomparso.
- I pretendenti a Itaca godono di banchetti e intrattenimenti mentre Telemaco, preoccupato, spera nel ritorno del padre per ristabilire l'ordine.
- Atena consiglia a Telemaco di cercare notizie su suo padre, suggerendo di visitare Pilo e Sparta per raccogliere informazioni sul suo destino.
Indice
Introduzione sull'arrivo della dea Atena nella reggia di Itaca
Nell'Odissea di Omero, l'arrivo di Atena a Itaca rappresenta un momento cruciale e carico di significato. La dea, sotto mentite spoglie, giunge sull'isola per fornire assistenza a Odisseo, il re errante. Il suo arrivo segna un punto di svolta nella trama, poiché Atena si rivela come la guida e la protettrice del protagonista. Con astuzia e intelligenza, Atena si avvicina a Odisseo e lo sostiene nei suoi sforzi per riconquistare il suo regno e la sua famiglia. La sua presenza è tanto discreta quanto potente, guidando Odisseo attraverso le sue avventure e proteggendolo dai pericoli che incontra lungo il cammino. In questo momento dell'epopea, la presenza di Atena incarna l'idea di una forza divina che opera nel mondo degli uomini, offrendo aiuto e consiglio nei momenti di bisogno. La sua intercessione è un segno di speranza per Odisseo e per tutti coloro che cercano la via verso la loro patria e la loro identità.L'arrivo dea Atena a Itaca: parafrasi
Scese dall'Olimpo in un attimo e si trovò ad Itaca, sul portico di Odisseo, sulla soglia dell'atrio: teneva in mano l'asta di bronzo e aveva l'aspetto di uno straniero, del capo dei Tafi, di Mente. Trovò i pretendenti che giocavano davanti alle porte con le pedine, si rallegravano il cuore, seduti su pelli di buoi scannati da loro stessi. Intorno a loro c'erano araldi e pronti scudieri; alcuni mescolavano vino e acqua dentro i crateri, altri lavavano con spugne porose i tavoli e li ponevano innanzi, altri spartivano carni abbondanti.L'attesa di Telemaco
Telemaco fu il primo a vederlo: sedeva tra i pretendenti, col cuore turbato, pensava al valoroso padre nell'animo, se mai fosse arrivato avrebbe suscitato scompiglio tra i pretendenti per affermare la sua dignità e fosse signore dei propri beni. Pensava questo, seduto tra i pretendenti, e vide Atena e subito si mosse verso il portico. Nel cuore era indignato perché da tempo lo straniero stava sulla porta. Accostandosi, le prese la destra, si fece dare l'asta di bronzo e rivolgendosi a lei pronunciò parole alate: “Salute, straniero! Da noi sarai benvenuto: poi, dopo aver consumato il pasto, dirai cosa ti occorre”. Detto così, la guidò e Atena lo seguì. Quando furono dentro la sala, poggiò l'asta ritta a una grande colonna dentro una tastiera ben fatta, dove stavano numerose aste dell'intrepido Odisseo. La guidò verso un bel trono lavorato e la fece sedere: c'era sotto uno sgabello per i piedi. Accanto pose una sedia adorna, a parte dagli altri pretendenti, affinché l'ospite non avesse disgusto del pasto disturbato dal chiasso capitato tra i pretendenti, e potesse chiedere del padre lontano. Un'ancella venne a versare dell'acqua da una brocca d'oro in un bacile d'argento, affinché si lavassero: vicino stese una tavola liscia. La riverita servitrice preparò e pose il cibo, imbandendolo con molte vivande, generosa con quello che c'era: lo scalco servì scegliendo piatti diversi di carni e li pose ad essi dinanzi con le coppe d'oro; l'araldo veniva spesso a versare loro del vino.L'ingresso dei pretendenti
Entrarono i pretendenti: si sedettero in ordine sulle sedie e sui troni. Gli araldi versarono dell'acqua sulle loro mani, le serve portarono il pane in cesti ricolmi. Ed essi tendevano le mani sui cibi pronti, imbanditi. Poi, quando ebbero soddisfatto la voglia di bere e di mangiare, ai pretendenti sorse un altro desiderio nell'animo: il canto e la danza. Essi sono l'ornamento al banchetto. Un araldo mise una bellissima cetra in mano a Femio, che soleva cantare per i precedenti, costretto. Ed egli cominciò a suonare e cantare bellamente: ma Telemaco si rivolse ad Atena accostando la testa, perché gli altri non lo sentissero: “Ospite caro, ti arrabbierai se ti dico una cosa? E questo che piace a costoro, la cetra e il canto: facile, perché mangiano senza compenso la roba di un altro, di un uomo, le cui bianche ossa marciscono alla pioggia, stese per terra, oppure nel mare le rigira l'onda. Ma se lui ritornasse e lo vedessero ad Itaca, tutti pagherebbero d'esser veloci di piedi piuttosto che aver divorato la ricchezza e i vestiti. Ma ormai egli è morto, di miseria morte: non vi è più conforto per noi, neppure se uno degli uomini in terra dicesse che lui tornerà, il suo desiderio del ritorno è perduto. Ma dimmi una cosa, e dilla con tutta franchezza: chi sei? Di che stirpe? Dove hai città e genitori? Su che nave sei arrivato? Perché i marinai ti hanno portato ad Itaca? Chi dicevano di essere? Perché certo non credo che tu sia arrivato qui a piedi! E dimmi sinceramente anche questo, che io sappia bene, se è la prima volta che vieni, o se sei già stato qui da mio padre: a casa nostra sono venuti altri uomini, loti, perché lui soleva girare tra gli uomini”.Evoluzione degli eventi narrati
“A te, caro, un saggio consiglio, se vuoi ascoltarlo: armati di una nave con venti remi, la migliore che ci sia, va a domandare del padre partito da tempo, se mai bene parli un mortale o se ascolti da Zeus la voce che divulga la fama tra gli uomini. Anzitutto va a Pilo e interroga Nestore, di lì poi va a Sparta da Menelao: degli Achei egli è tornato per ultimo. Se senti dire qualcosa sulla villa e il ritorno del padre, per quanto stremato, potresti sopportare un altro anno; se invece senti che è morto e non vive, allora, tornato nella cara terra patria, ergigli un tumulo e offrigli molte offerte funebri, quanto conviene, e da a tua madre un marito. E poi, dopo aver compiuto e fatto ogni cosa, allora medita nella mente e nell'animo come tu possa uccidere i pretendenti nella tua casa, con l'inganno o affrontandoli: non devi più avere modi da bambino, perché ormai non sei più tale. Non senti l'illustre Oreste quale fama ha acquistato fra tutti gli uomini, poiché uccise l'assassino del padre, Egisto, con astuti inganni, che aveva ucciso il nobile padre? Anche tu, caro, infatti molto bello e grande ti vedo, sii valoroso, perché anche tu possa essere amato dai posteri. Ma io tornerò adesso alla nave, dai compagni, che forse impazienti mi aspettano. Tu devi pensarci da solo: dammi retta.Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'arrivo di Atena a Itaca nell'Odissea?
- Come si presenta Atena al suo arrivo a Itaca?
- Qual è la reazione di Telemaco all'arrivo di Atena?
- Cosa accade durante il banchetto dei pretendenti?
- Quale consiglio offre Atena a Telemaco?
L'arrivo di Atena a Itaca rappresenta un momento cruciale nell'Odissea, poiché la dea, sotto mentite spoglie, giunge per assistere Odisseo, segnando un punto di svolta nella trama come guida e protettrice del protagonista.
Atena arriva a Itaca sotto le sembianze di uno straniero, il capo dei Tafi, di nome Mente, e si presenta con un'asta di bronzo in mano, trovando i pretendenti che giocano davanti alle porte della reggia di Odisseo.
Telemaco, turbato e pensieroso riguardo al padre, è il primo a notare Atena e, indignato per il tempo che lo straniero ha passato sulla porta, la accoglie con rispetto e la invita a consumare un pasto prima di discutere delle sue necessità.
Durante il banchetto, i pretendenti si siedono in ordine e, dopo aver mangiato e bevuto, si dedicano al canto e alla danza, con Femio che suona la cetra, mentre Telemaco si confida con Atena riguardo alla situazione nella sua casa.
Atena consiglia a Telemaco di armarsi di una nave e cercare notizie del padre, visitando Pilo e Sparta, e di prepararsi a vendicarsi dei pretendenti, esortandolo a non comportarsi più come un bambino e a seguire l'esempio di Oreste.