Concetti Chiave
- Le mitologie e leggende folcloristiche descrivono animali divini e mostri come entità straordinarie che fondono ferinità e divinità, rappresentando forze naturali percepite come sintesi di bene e male.
- Il mostro, definito come "monstrum" dal latino, è un fenomeno che va contro le leggi della natura, incarnando istinti primordiali e aspirazioni etiche e divine.
- Polifemo, figlio del dio del mare Posidone, è un esempio di mostro mitico che, sebbene forte, manca di grandezza divina ed è caratterizzato da brutalità e ottusità.
- Odisseo utilizza la sua intelligenza e abilità nel linguaggio per superare Polifemo, sfruttando la polisemia delle parole per ingannarlo con l'astuzia del nome "Nessuno".
- La figura del mostro riflette la nascente consapevolezza umana e la riflessione sulla propria natura e quella dell'universo.
Il concetto di mostro nelle mitologie
Le mitologie e le leggende folcloristiche di tutti i popoli parlano di animali divini, o di mostri, in cui ferinità e divinità si fondono. Il mostro (la parola deriva dal latino “monstrum” che significa “segno divino” in quanto “fenomeno che va contro le leggi della natura”) è un’entità straordinaria rispetto alle realtà dell’esperienza comune. È la personificazione di forze naturali che l’uomo all’inizio della sua storia percepisce come sintesi indistinta di bene e di male. Il mostro è spesso un demone, un animale divino che incarna le forze della natura e i moti primordiali dell’animo umano, ancora sospeso tra istinto di sopraffazione violenta, bisogno di un’etica civile e aspirazione a una superiore giustizia divina. Il mostro ci rimanda al primo manifestarsi della coscienza dell’uomo che riflette sulla propria natura e su quella dell’universo.
Polifemo: il mostro mitico
Polifemo è certamente un rappresentante del mostro mitico, figlio di una delle maggiori divinità greche (il dio del mare Posidone); ma l’autore dell’Odissea, un poeta colto, erede di una tradizione epica ormai lunga e consolidata non lascia nella a Polifemo di straordinario e divinamente grande. Polifemo è fortissimo, ma per tutto il resto è solo brutalità animalesca e ottusità intellettuale. La sua vita è fatta di violenza primitiva, di cibo, di sonno; solo i ritmi degli animali, bisognosi di pascolo durante il giorno, di mungitura e di riparo durante la notte, scandiscono la sua giornata, priva di ogni altra forma o interesse.
L'astuzia di Odisseo
L’intelligenza tutta umana di Odisseo lo schiaccia e lo mette in berlina; per farlo si serve di una dote squisitamente umana, quella della parola. Solo un uomo abile nel discorso può sfruttare a suo vantaggio la più sottile caratteristica del linguaggio, la inesauribile polisemia delle parole. Il pronome negativo “nessuno2 trasformato in nome proprio: ecco l’astuzia che proteggerà Odisseo e i suoi.
Le mitologie e le leggende folcloristiche di tutti i popoli parlano di animali divini, o di mostri, in cui ferinità e divinità si fondono. Il mostro (la parola deriva dal latino “monstrum” che significa “segno divino” in quanto “fenomeno che va contro le leggi della natura”) è un’entità straordinaria rispetto.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del termine "mostro" nelle mitologie?
- Come viene descritto Polifemo nell'Odissea?
- In che modo Odisseo riesce a ingannare Polifemo?
Nelle mitologie, il termine "mostro" deriva dal latino "monstrum", che significa "segno divino" e rappresenta un'entità straordinaria che va contro le leggi della natura, fondendo ferinità e divinità.
Polifemo è descritto come un mostro mitico, figlio del dio del mare Posidone, caratterizzato da forza straordinaria ma anche da brutalità animalesca e ottusità intellettuale, privo di interessi oltre ai bisogni primari.
Odisseo utilizza la sua intelligenza e abilità nel discorso, sfruttando la polisemia delle parole, trasformando il pronome negativo "nessuno" in un nome proprio per ingannare Polifemo e proteggere se stesso e i suoi compagni.