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non ammessi maturitàIl Ministero dell'Istruzione ha reso noti i dati sugli esiti degli scrutini finali per gli studenti che ormai tra poche ore si troveranno ad affrontare l'esame di Maturità 2023, il primo dell'epoca post-pandemia e del governo Meloni con Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Complessivamente, il 96,4% degli alunni di quinta superiore hanno raggiunto il traguardo. Purtroppo, invece, è il 3,6% di loro a non poter svolgere gli esami perché dovrà ripetere l'anno. Numeri simili a quelli dello scorso anno, quando a essere fermato è stato il 3,8% dei maturandi.

Le Regioni con più non ammessi alla Maturità 2023

Simili al 2022 - non consideriamo gli anni del maxi orale, 2020 e 2021, straordinari per regole ed eccezioni ad esse - sono anche i dati che inquadrano la situazione delle ammissioni nelle diverse Regioni d'Italia. Con la Sardegna maglia nera per le bocciature: ben l'8,2 degli studenti, purtroppo, dovrà rinunciare momentaneamente al diploma. Lo scorso anno era l'8,3%. Non potranno presentarsi a scuola per svolgere le prove d'esame neanche il 5,2% degli alunni liguri: è la regione, dopo la Sardegna, con la percentuale di non ammessi più alto. Anche in questo caso la situazione riflette quella dello scorso anno, quando la Liguria seguiva l'isola per quota di bocciati. La Valle d'Aosta segue quest'anno con il 4,6% (dati non disponibili nel 2022). La Regione in cui si è bocciato di meno è invece la Campania (2,7%) seguita da Molise (2,8%) e Veneto (2,9%).

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    Ci sono anche territori in cui i risultati sembrano migliorare rispetto al rapporto precedente. E' il caso della Sicilia, dove si passa dal 4,5% di non ammessi del 2022 al 3,9% del 2023. O della Calabria, che scende dal 4,2% al 3,3%, e della Puglia, in picchiata dal 4,5% al 3,8%. Piccoli miglioramenti anche in Campania, dove i numeri calano dal 3,2% al 2,7%, e in Umbria, dal 4,2% al 3,8%.
    Dove, invece, si nota un peggioramento? In realtà, per gran parte delle Regioni la situazione rimane simile o si muove solo di un paio di decimali, mantenendosi tendenzialmente sulla media nazionale. La freccia va verso l'alto rispetto al 2022 in maniera leggermente più significativa per l'Abruzzo (da 3,5% a 3,9%).