
La Maturità 2022 incombe, quindi è bene prepararsi al meglio in questa manciata di giorni precedenti alle prove dell’esame di Stato. Quest’anno si avrà la reintroduzione dei due scritti, sospesi nei due anni appena passati a causa dell’emergenza sanitaria. Ma, nonostante i maturandi debbano affrontare le due prove, l’orale rimarrà l’ultimo scoglio prima di potersi definire “maturi” a tutti gli effetti.
E’ dunque ancora estremamente importante essere pronti per superare anch l’ultimo ostacolo, soprattutto visto che durante il colloquio si andrà a trattare una materia specifica, uguale per tutti gli indirizzi di studio, che spesso viene un po’ bistrattata: educazione civica. Considerando che il 12 giugno 2022 in Italia, oltre alle elezioni amministrative in alcuni comuni, gli italiani verranno chiamati alle urne per essere interrogati in merito a temi inerenti la giustizia nel contesto del referendum, è utile ripassare cosa sia questo istituto giuridico, come funzioni e quali siano i quesiti che si andranno a discutere la prossima domenica.
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Educazione civica per la Maturità 2022: come funziona?
L’educazione civica è un insegnamento trasversale a tutte le discipline di studio, il che vuol dire che non ha ore dedicate o valutazioni specifiche, ma dovrebbe essere trattata insieme alle altre materie di studio per evitare che gli studenti imparino a memoria sterili definizioni.
Tuttavia, questa materia ha degli specifici argomenti da affrontare nel corso degli anni di scuola superiore. Sono tre i nuclei tematici che devono essere discussi dai professori: il primo è “Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà”. Il secondo nucleo tematico è “Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio”, infine, il terzo nucleo è “Cittadinanza digitale”.
Inoltre, l'insegnamento dell'educazione civica è, di per sé, trasversale e gli argomenti trattati saranno quindi tutti inseribili all’interno del colloquio. Tuttavia, non ci sarà un commissario, interno o esterno specifico, ma il candidato dovrà dimostrare di aver maturato le competenze di Educazione civica come definite nel curricolo d’istituto.
Maturità 2022, educazione civica: cos’è un referendum?
Quindi, tra le possibili domande di educazione civica legate all’attualità, è possibile che i commissari vi chiedano cosa sia un referendum, visto che proprio il 12 giugno 2022 se ne svolgerà uno nel nostro Paese.
Il referendum è uno strumento attraverso il quale si chiede ai cittadini di esprimere il proprio giudizio su singole questioni; si tratta dunque di uno strumento di democrazia diretta, che consente agli elettori di pronunciarsi senza nessun intermediario su un tema specifico oggetto di discussione.
I referendum si possono distinguere in base al tipo di scopo:
- propositivi: per proporre una nuova legge. Questa tipologia è presente, per esempio, nell'ordinamento di San Marino e Svizzera, mentre è completamente assente dall'ordinamento italiano.
- consultivi o di indirizzo: per sentire il parere popolare di una determinata questione politica, non vincolante. La costituzione italiana non lo prevede espressamente, quindi per indirlo è necessaria una legge di integrazione costituzionale, come avvenne per il referendum del 1989 per la trasformazione della CEE in Unione europea.
- confermativi: per richiedere il consenso popolare perché una legge o una norma costituzionale possa entrare in vigore.
- abrogativi: per abrogare una legge esistente o un atto, che non sarà più vigente nell'ordinamento.
- deliberativo: per decidere in merito ad una determinata questione politica. In questo caso il popolo, in virtù del principio di Sovranità Popolare, è chiamato a deliberare direttamente. Ed è proprio questa la tipologia che meglio rappresenta l'essenza del referendum quale strumento di democrazia diretta.
Affinché il referendum sia valido deve essere raggiunto il quorum di validità: deve cioè partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto.
Maturità 2022, educazione civica: cosa prevede il referendum del 12 giugno?
Il 12 giugno quindi si è chiamati alle urne per esprimere il proprio parere sui così detti “Referendum sulla Giustizia”. Ma cosa sono? Promossi da Lega e Radicali, sono in totale cinque quesiti che hanno a che fare con l’ordinamento giudiziario e specifici temi in materia di processo penale e di contrasto alla corruzione.
La tipologia è abrogativa, quindi richiederanno il parere in merito all’abrogazione totale o parziale di leggi o atti con valore di legge esistenti. In questo caso, affinché la norma oggetto del referendum sia abrogata, la maggioranza dei voti validamente espressi deve pendere a favore del “sì”. I quesiti, per intero, sono consultabili sull'apposita pagina presente sul sito del Ministero dell'Interno italiano.
Il primo quesito è quello riguardante l’elezione dei membri “togati” del Csm, ovvero dei membri del Consiglio superiore della magistratura che sono a loro volta magistrati. Se vincesse il “sì” decadrebbe l’obbligo della raccolta firme, in vigore tutt’oggi, che prevede l’obbligo di raccogliere almeno 25 firme di altri magistrati a sostegno della candidatura di qualsiasi magistrato interessato a proporsi come membro del Csm.
Il secondo quesito è invece inerente alla valutazione della professionalità dei magistrati, e dunque chiede che la componente laica del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari (ovvero gli avvocati e in alcuni casi professori universitari in materie giuridiche) non sia esclusa dalle discussioni e dalle valutazioni che hanno a che fare con la professionalità dei magistrati. Quindi, se vincesse il “sì”, i membri laici avrebbero diritto di voto in tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari il tutto, almeno secondo i proponenti, per rendere più oggettivi i giudizi sull’operato dei magistrati.
Il terzo quesito è quello in merito alla separazione delle funzioni giudicanti e requirenti (quella da pubblico ministero) dei magistrati, e dunque vorrebbe l’abrogazione delle numerose disposizioni che danno la possibilità ai magistrati di passare dalla funzione requirente alla funzione giudicante, o viceversa. In sostanza, se vincesse il “sì” si separerebbero nettamente i due ruoli: a inizio carriera il magistrato dovrebbe dunque scegliere o per la funzione giudicante o per quella del pubblico ministero, senza più la possibilità di passare dall’una all’altra.
Il quarto quesito è inerente alle limitazione delle misure cautelari, e vorrebbe quindi limitare i casi in cui è possibile disporre l’applicazione delle misure cautelari, al posto degli arresti domiciliari. E quindi, se vincesse il “sì”, verrebbe eliminata l’ultima parte dell’articolo 274 del codice di procedura penale, e cioè la possibilità, per i reati meno gravi, di motivare una misura cautelare con il pericolo di reiterazione (di effettuare nuovamente il reato nel breve periodo) che, dicono i promotori, è la motivazione che viene oggi usata con maggiore frequenza per imporre prima di una sentenza definitiva una limitazione della libertà personale.
L’ultimo quesito è quello legato all’abolizione del decreto Severino, quel determinato decreto legislativo che prevede una serie di misure per limitare la presenza di persone che hanno commesso determinati reati nelle cariche pubbliche elettive. In questo caso, quindi, se vincerà il “sì” verrà concesso anche ai condannati in via definitiva di candidarsi o di continuare il proprio mandato e verrà cancellato l’automatismo della sospensione della carica in caso di condanna non definitiva.