
Intervistata dal ‘Corriere della Sera’, la prof esprime il suo punto di vista, fornendo una serie di spunti sul merito e sulle differenze didattiche tra il sud e il nord del Paese.
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Voti più alti al sud? La differenza, per la prof, sta nell’accoglienza e nella didattica incentrata sugli studenti
“Non capisco cosa c'è di strano”, esordisce la prof, “abbiamo un ministero che ha cambiato nome apposta, si chiama dell'Istruzione e del merito proprio perché vuole valorizzarlo. Noi lo facciamo e veniamo criticati?”.Il suo nome è Patrizia Grima, ha 59 anni ed è insegnante di latino e greco dall’89. Il suo vanto: una classe al liceo classico Flacco di Bari, con quattro lodi e otto cento. Una classe da record, tra quelle che hanno portato la Puglia in cima alla classifica delle regioni con i voti più alti registrati alla Maturità. Un risultato che sembra contraddire, in qualche misura, i dati emersi dalle Prove INVALSI, che vedevano le regioni del sud indietro, se confrontate con le cugine del nord.
“E di cosa ci stupiamo?”, si chiede retoricamente la prof. “Il modo in cui noi accogliamo i ragazzi, li curiamo, e come si comportano i prof del Nord, riflette la stessa differenza che c'è tra le città: se pensiamo a come possono essere accoglienti una città come Napoli o altre del Sud nei confronti di tutti, anche quelli che sono tra virgolette diversi, e quelle del Nord che senz’altro sono più respingenti. Noi professori del Sud siamo più accoglienti di quelli del Nord”.
Per Patrizia Grima, la differenza tra nord e sud non si traduce in una questione di severità: “Piuttosto, siamo pronti a riconoscere il merito, come ci prescrive il ministero, e a riconoscere un percorso di studi. Abbiamo un modo diverso di valutare e di considerare i punti forti e deboli di uno studente. Non dobbiamo avere il braccino corto, e vedere cosa non manca, ma vedere cosa è stato fatto sulla strada della maturità”.
Insomma, per la docente di latino e greco, mentre a nord tengono conto soprattutto degli standard, al sud ci si dedica di più su una didattica centrata sullo studente, che sa riconoscere e valorizzare i passi in avanti dei ragazzi.
E i dati INVALSI?
I risultati delle Prove INVALSI, però, sembrano fotografare una situazione diversa. Ma per Grima è necessario adottare una visione più tridimensionale: “Non possiamo paragonare i dati sic et simpliciter alla maturità, quei test li fanno gli studenti di diverse classi. E quelli che si preparano alla maturità hanno la capacità di prepararsi all'esame di Stato e contemporaneamente di fare i test per l'università. Ci tengono, e dimostrano fino all'ultimo il loro impegno anche se hanno già in tasca un posto in qualche ateneo prestigioso. E noi li premiamo per questo”.
Per la prof nessun rischio di essere troppo generosi: “Sono sicura che siamo sulla giusta strada”
Nessun rischio di essere troppo generosi? La prof mantiene il punto anche su questo: “No, io sono sicura che siamo sulla strada giusta. Dobbiamo stare attenti a curare il percorso dei ragazzi, a seguirli lungo la strada della maturazione, che è lenta. Spesso all’inizio arrancano e poi fanno un exploit, se andiamo a cercare ogni cavillo non abbiamo capito niente di didattica”. Anche perché, per la docente, i ragazzi cominciano a pensare ai crediti solo a partire dall’ultimo anno, quando ormai, tra molte virgolette, è troppo tardi. Non prima. “E allora dobbiamo pensarci noi, individuare quegli studenti che hanno delle potenzialità e valorizzarli: dobbiamo essere lungimiranti, riconoscere le potenzialità e i risultati effettivi. Non solo considerando le loro performance alle interrogazioni e alle verifiche. Uno studente bravo non è solo quello che mi traduce alla perfezione”.Per valutare un alunno o un'alunna, infatti, vanno presi in considerazione più fattori, che restituiscono quindi un quadro più completo. Importante, per esempio, la capacità di partecipare ai progetti curricolari o alle gare scolastiche sulle varie discipline. “Questo è un modo di vivere la scuola corretto: la scuola fa parte della vita”.