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giuseppe a 28 anni lavora come ingegnere e guadagna 2.600L'insegnamento è una vera e propria vocazione. E oggi più che mai, perché fare il docente significa confrontarsi ogni giorno con una realtà, la scuola, complicata, e sobbarcarsi di enormi responsabilità: il tutto facendo i conti con una condizione lavorativa estremamente precaria.

fonte foto: via la Repubblica.it
Una missione, quindi, che in pochi hanno il coraggio di svolgere. In questa direzione viaggia la storia di Giuseppe Napoli, ingegnere meccanico di 28 anni che all'insegnamento ha preferito un'altra strada. Intervistato da 'la Repubblica', il 28enne ha spiegato perché finora non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di insegnare.

L'insegnamento per Giuseppe è “un passo indietro notevole dal punto di vista economico”

”Nel 2018 ho conseguito la laurea magistrale a Palermo. Subito dopo mi sono dedicato all’abilitazione alla professione e quindi ho inviato il mio curriculum a diverse aziende in Italia a all’estero” spiega Napoli. La candidatura ha subito attirato l'interesse di numerose aziende illustri: ” A novembre del 2019 mi hanno proposto un primo lavoro: responsabile junior in Fca nel settore delle sospensioni dei motori sia termici sia elettrici. Poi, sono passato in Lamborghini come consulente nel dei materiali compositi. Materiali utilizzati nelle auto da corsa come Ferrari, Lamborghini, Porsche”.

Giuseppe, che in un primo momento voleva capire ”quale poteva essere il mio potenziale come ingegnere meccanico all’interno di aziende di un certo tipo”, ha rivelato di aver valutato l'ipotesi di insegnare ma è ben presto tornato su i suoi passi: ”Dal punto di vista economico sarebbe un passo indietro notevole. Dopo appena quattro anni, riesco a guadagnare anche 2.400-2.600 euro al mese. Nella scuola, e lo vedo con mio zio che insegna, noto che nonostante la fatica lo stipendio aumenta lentamente e la figura del docente viene ormai offesa facilmente dal primo ragazzino che vuole fare lo spiritoso con i compagni. E per finire mi sembra che la strada per accedere alla cattedra in maniera stabile sia troppo lunga: precariato, abilitazione all’insegnamento, concorso. Mi sembra quasi un terno al Lotto. Nel settore privato è tutto molto più rapido: colloquio e assunzione” ha spiegato il giovane ingegnere. Insomma, la grande assente nella storia di Giuseppe Napoli – e di tanti altri giovani - è la motivazione. Intesa come incentivo per gli insegnanti a dare il massimo, a spronarli in una professione che di questi tempi ha decisamente perso appeal, specie tra i giovani.

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