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Dopo gli esami di Maturità rifiuti e sporcizia in cortile: la lettera dei docenti agli alunniLa Maturità è un momento particolarmente stressante nella carriera scolastica degli studenti italiani. Viene da sé, quindi, che una volta superato l’esame di Stato, ci si lasci un po’ andare all’euforia del momento.
Un’euforia che però può superare un po’ il limite. E' quanto successo al Liceo Scientifico Attilio Bertolucci di Parma.

Fonte foto: La Repubblica

Un gruppo di docenti ha firmato una lettera, affidata poi al giornale della scuola, in cui denuncia lo stato del piazzale antistante l’istituto a seguito dei festeggiamenti post-Maturità. Partendo da questo spunto, rivolge quindi alcune domande agli studenti diplomandi. “Maturi?”, si chiede nella lettera. È questo che intendiamo con cittadini consapevoli?.

Maturità, ma solo di nome

A riportare la notizia è ‘La Repubblica’. La riflessione della lettera, come detto, è stata pubblicata sul magazine della scuola. Il testo ragiona sul significato della Maturità come passaggio degli studenti all’età adulta e responsabile. E questo soprattutto in riferimento ai festeggiamenti dei maturandi, che come ogni anno riducono in condizioni pietose il cortile davanti all’istituto: uova rotte e farina, bottiglie frantumate e alcol dappertutto, con conseguenti odori nauseabondi. Esame di Maturità, sì, ma solo di nome.

La lettera dei docenti: “È questo che intendiamo con cittadini consapevoli?”

La lettera, scritta dalla docente Monica Silva e firmata da 40 docenti, si rivolge direttamente agli alunni. Molte le domande a cui si dà spazio: È questo che intendiamo con cittadini consapevoli?. O ancora: Che senso ha presentare alla commissione d’esame il proprio percorso di educazione civica, manifestare lo sconcerto per le guerre, la fame, le ingiustizie e festeggiare due minuti dopo lanciando cibo?. E poi: “Chi pulirà questo lerciume? Non si può trovare un modo di festeggiare che sia anche rispettoso nei confronti del personale scolastico?”.

“Nel nostro paese”, continua la lettera, “la scuola è pagata con i soldi delle tasse dei suoi cittadini. Il liceo Bertolucci ha compiuto e continua a compiere una strada verso l’innovazione, la consapevolezza, la cittadinanza attiva, la responsabilità personale e lo fa con uno sforzo anche economico, ma soprattutto di passione e professionalità. Perciò questi comportamenti mi offendono. Mi sconcertano. Mi stupiscono molto.

E altre domande in conclusione: “E chiedo ai ragazzi, solo a loro: perché quel vino non lo mettete nei bicchieri, a casa vostra, e non lo bevete? Quelle uova e quella farina, perché non li usate per una torta, a casa vostra, e ve li mangiate? E se proprio non avete sete o fame, perché non li donate a chi ha sete e fame?”.