
Un gruppo di docenti ha firmato una lettera, affidata poi al giornale della scuola, in cui denuncia lo stato del piazzale antistante l’istituto a seguito dei festeggiamenti post-Maturità. Partendo da questo spunto, rivolge quindi alcune domande agli studenti diplomandi. “Maturi?”, si chiede nella lettera. “È questo che intendiamo con cittadini consapevoli?”.
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Maturità, ma solo di nome
A riportare la notizia è ‘La Repubblica’. La riflessione della lettera, come detto, è stata pubblicata sul magazine della scuola. Il testo ragiona sul significato della Maturità come passaggio degli studenti all’età adulta e responsabile. E questo soprattutto in riferimento ai festeggiamenti dei maturandi, che come ogni anno riducono in condizioni pietose il cortile davanti all’istituto: uova rotte e farina, bottiglie frantumate e alcol dappertutto, con conseguenti odori nauseabondi. Esame di Maturità, sì, ma solo di nome.
La lettera dei docenti: “È questo che intendiamo con cittadini consapevoli?”
La lettera, scritta dalla docente Monica Silva e firmata da 40 docenti, si rivolge direttamente agli alunni. Molte le domande a cui si dà spazio: “È questo che intendiamo con cittadini consapevoli?”. O ancora: “Che senso ha presentare alla commissione d’esame il proprio percorso di educazione civica, manifestare lo sconcerto per le guerre, la fame, le ingiustizie e festeggiare due minuti dopo lanciando cibo?”. E poi: “Chi pulirà questo lerciume? Non si può trovare un modo di festeggiare che sia anche rispettoso nei confronti del personale scolastico?”.“Nel nostro paese”, continua la lettera, “la scuola è pagata con i soldi delle tasse dei suoi cittadini. Il liceo Bertolucci ha compiuto e continua a compiere una strada verso l’innovazione, la consapevolezza, la cittadinanza attiva, la responsabilità personale e lo fa con uno sforzo anche economico, ma soprattutto di passione e professionalità. Perciò questi comportamenti mi offendono. Mi sconcertano. Mi stupiscono molto”.
E altre domande in conclusione: “E chiedo ai ragazzi, solo a loro: perché quel vino non lo mettete nei bicchieri, a casa vostra, e non lo bevete? Quelle uova e quella farina, perché non li usate per una torta, a casa vostra, e ve li mangiate? E se proprio non avete sete o fame, perché non li donate a chi ha sete e fame?”.