Concetti Chiave
- Plinio il Vecchio, nato a Como tra il 23 e il 24 d.C., morì nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio, affascinato dal fenomeno naturale.
- Le opere perdute di Plinio, come "Bella Germaniae" e "A fine Aufidii Bassi", avevano un carattere didascalico, ma non sono sopravvissute fino ai nostri giorni.
- La "Naturalis Historia" è un'opera enciclopedica in 37 libri, considerata un "inventario del mondo", che raccoglie il sapere scientifico antico.
- Plinio differiva dai Greci per il suo approccio pratico alla scienza, concentrandosi sulla catalogazione piuttosto che sulla teoria.
- Plinio vedeva la natura come un riflesso del divino e sosteneva un uso responsabile delle risorse, criticando il lusso e l'eccesso a Roma.
Vita e opere perdute
Gaio Plinio il Vecchio (o Secondo) era nato a Como tra il 23 e il 24 d.C. Sotto il principato di Claudio e Nerone, strinse amicizia, durante il servizio militare, con famosi generali come Gneo Domizio e Pomponio Secondo. Morì nel 79 d.C. perché, affascinato dall'eruzione del Vesuvio, volle avvicinarsi sempre di più per capire la natura del fenomeno, ma alla fine rimase soffocato.
Plinio scrisse molto e diede alle sue opere un'impronta didascalica ed educativa. Tra le sue opere abbiamo:
- Bella Germaniae: narrano le guerre condotte contro i Germani all'epoca di Cesare;
- A fine Aufidii Bassi: sono 31 libri che coprono un arco di tempo di 21 anni, pubblicati dal nipote perché erano di scottante attualità.
Tutti questi scritti sono andati perduti.
La storia della natura: forma e caratteri
Plinio scrisse anche la Naturalis Historia in 37 libri, un'opera enciclopedica che raccoglieva tutto il sapere scientifico dell'antichità. Per scriverla si dice che abbia consultato migliaia di testi greci. Quest'opera è soprannominata "inventario del mondo”, definizione datale da Gian Biagio Conte.
Pensiero scientifico degli antichi
I Romani privilegiavano il momento pratico degli studi scientifici, mentre i Greci privilegiavano più l'aspetto teorico. La ricerca scientifica in Grecia era molto più progredita di quella dei Romani: quest'ultimi infatti erano molto più interessati all'architettura, per la realizzazione di strade, ponti, ecc.
Per quanto riguarda le scienze naturali, a Roma abbiamo gli studi di Seneca e Plinio il Vecchio:
- Seneca ha un approccio più scientifico e tratta solo la meteorologia;
- Plinio il Vecchio compie un lavoro di catalogazione e spazia in diversi campi.
La lettera prefatoria
La dedica proemiale prevede di donare un regalo. In questo caso il regalo è dato dagli stessi libri della Naturalis Historia. Molto importante è l'aggettivo novicius, che sta ad indicare l'imperfezione dell'opera. È presente anche la classica metafora del "sentiero mai battuto", a indicare che questo tipo di opera non era mai stata pensata da nessuno, e che quindi Plinio è stato il primo a introdurla (proprio come Callimaco). I criteri con cui è scritta l'opera sono puramente quello educativo ed istruttivo, senza nessuna cura per rendere la materia gradevole. Suddivisione dell’opera: cosmologia, geografia (fiumi, montagne, genti), animali (uomo, elefante, balena), botanica, medicina (erbe curative). L'ultima parte è dedicata al regno minerale, e in essa Plinio si interessa molto dell'uomo chiamato artifex (abile e ricco di talento).
In tutte le sue tratazioni, Plinio parte sempre da quello che è ritenuto migliore, ad es. per i metalli l'oro, per gli animali l'uomo.
Plinio filosofo, moralista e scienziato
Plinio pensa che la natura sia un luogo del divino e che gli scienziati debbano indagarla in tutti i suoi aspetti. All'autore però non interessano riflessioni sui temi che vanno oltre la dimensione umana (come la morte).
Nell'opera di Plinio vige il principio dell'utilità: in particolare, l'utilità politica dei Flavi per il contenimento del lusso e degli eccessi. Plinio è un uomo morale, e pensa che Roma stia vivendo un periodo di disgregazione morale, in seguito alle guerre contro Cartagine e la Grecia (da lì infatti molto oro e argento entrò a Roma). Plinio sosteneva l'opportunità di prendere solo quello che serve, senza esagerare.
Secondo Plinio l'uomo deve anche saper conoscere la natura, altrimenti è un ingrato. Se da un lato siamo degli aggressori nei confronti della natura, dall’altro siamo molto deboli nei suoi confronti quando siamo colpiti da malattie e carestie.
Contro la malattia Plinio ci parla della medicina (con erbe e cure sperimentate): in particolare si rifa all’episodio in cui Vespasiano, nel 71, cacciò i cosiddetti mathematici (in realtà dei ciarlatani), che curavano le persone traferendo il loro male in animali o facendolo sparire magicamente.
Domande da interrogazione
- Chi era Plinio il Vecchio e quale fu la sua fine?
- Quali opere di Plinio il Vecchio sono andate perdute?
- Qual è l'importanza della "Naturalis Historia" di Plinio?
- Come si differenziavano gli approcci scientifici di Seneca e Plinio il Vecchio?
- Qual era la visione di Plinio il Vecchio sulla natura e l'uomo?
Plinio il Vecchio era un autore e naturalista romano nato a Como tra il 23 e il 24 d.C. Morì nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio, soffocato mentre cercava di avvicinarsi per studiare il fenomeno.
Tra le opere perdute di Plinio il Vecchio ci sono "Bella Germaniae" e "A fine Aufidii Bassi", che narravano rispettivamente le guerre contro i Germani e coprivano un arco di tempo di 21 anni.
La "Naturalis Historia" è un'opera enciclopedica in 37 libri che raccoglieva tutto il sapere scientifico dell'antichità, considerata un "inventario del mondo" e scritta con criteri educativi e istruttivi.
Seneca aveva un approccio più scientifico e si concentrava sulla meteorologia, mentre Plinio il Vecchio si dedicava alla catalogazione e trattava diversi campi delle scienze naturali.
Plinio vedeva la natura come un luogo del divino da indagare e credeva nell'utilità politica e morale, sostenendo che l'uomo deve conoscere la natura per non essere ingrato e che bisogna evitare gli eccessi.