Concetti Chiave
- Marco Anneo Lucano, nato nel 39 d.C. a Cordova, fu un poeta romano noto per la sua rivalità letteraria con l'imperatore Nerone, che portò alla sua condanna a morte a soli 26 anni.
- La sua opera principale, "Pharsalia", è un poema epico che narra la battaglia di Farsalo e critica la degenerazione del principato, esaltando i valori repubblicani in contrapposizione alla monarchia.
- Lucano utilizza fonti storiche come Tito Livio e i commentari di Cesare, ma rielabora gli eventi con un approccio narrativo piuttosto che storiografico, accentuando la tensione drammatica e il pessimismo.
- I personaggi della "Pharsalia", come Cesare e Pompeo, sono rappresentati con tratti antitetici e simbolici, riflettendo la visione pessimistica di Lucano sulla storia e l'inevitabile declino della libertà romana.
- Lo stile della "Pharsalia" è caratterizzato da un ritmo incalzante, figure retoriche drammatiche e interventi frequenti dell'autore, che sottolineano il pessimismo e la critica sociale dell'opera.
Indice
Biografia di Marco Anneo Lucano
Nasce nel 39 d.C. a Cordova, provincia spagnola romanizzata, figlio di Anneo Mela, fratello di Seneca.Si trasferì da piccolo a Roma dove ebbe come maestro il filosofo stoico Anneo Cornuto e divenne amico di Persio e Nerone con il quale ebbe una vera e propria rivalità letteraria, in quanto quest’ultimo si sentiva messo in ombra.
Per un breve periodo fu anche ammesso alla vita di corte e recitò delle laudes durante i neronia.
Fu poi condannato a morte, a 26 anni, insieme allo zio Seneca, nel 65 d.c., per aver partecipato alla congiura dei Pisoni, dopo essere caduto in rovina→ accusato di crimen maiestatis = offesa al principe (questa condanna era molto frequente a Roma come quella di empietà (γραφή περι τησ ασέβεια) in Grecia).
l’ordine di suicidio, era preferibile dalle famiglie dei condannati perché permetteva loro di conservare i propri beni.
Lucano rientra negli “Exitus virorum illustris” di Tacito, che lo descrive, nel XV libro degli Annales, nel momento in cui si taglia le vene leggendo dei versi dedicati alla morte di un soldato, morendo di morte stoica.
Pharsalia
Della sua produzione, oltre a molti titoli, rimane solamente il bellum civile, poema epico di argomento storico e non mitologico, passato alla storia con il titolo “Pharsalia”.Fulcro di tutto è infatti la battaglia di Farsalò, in Tessaglia, 9 agosto del 48 a.c. tra Cesare e Pompeo. Lucano era infatti filo-repubblicano (una delle altre ragioni causanti il disprezzo di Nerone) e per ciò voleva dimostrare la degenerazione del principato, questo poema è infatti la metafora utilizzata per comunicare la sua visione negativa della storia. Probabilmente, inizialmente doveva andare incontro al progetto neroniano di un poema epico sulla storia di Roma, diviene, poi, un inno alla libertas repubblicana.
Fonti: Tito Livio, commentarii di Cesare, delle storie delle guerre civili di Seneca il Vecchio, Asinio Pollione.
Lucano ha ovviamente sottoposto i fatti storici a una deformazione, rielaborandoli per avvalorare la sua tesi, c’è, quindi, un andamento narrativo e non storiografico.
Più di 8000 versi esametri in 10 libri, che inizialmente dovevano essere 12 (come quelli dell’Eneide, si inserisce nel solco della tradizione), ma gli ultimi due sono stati probabilmente non scritti a causa della sua morte.
Ci sono diverse teorie a riguardo la divisione dei libri:
1. 12 libri divisi in tre blocchi da 4 libri (3 tetradi), secondo alcuni c’è una scansione tripartita del racconto dipendente dai tre personaggi principali:Cesare, Pompeo e Catone Uticense (che si uccide per non finire nella mani
di Cesare).
2. Duplice scansione come l’Eneide di Virgilio, quindi due blocchi da sei libri.
Bellum civile = rovesciamento dell’eneide → anti-eneide, Virgilio aveva scritto l’Eneide come una esaltazione del princeps, qui lo scopo è, invece, svilirlo. Viene anche rifiutato il ruolo del fato che era invece centrale in quell’opera.
Argomento dell’opera fu scelto per sottolineare il furor e il commune nefas (peccato comune) che caratterizza questo periodo, che non è più equilibrato e pacifico, come sotto Augusto, predomina infatti l’irrazionalità. C’è una palese allusione e del pessimismo nei confronti di Nerone, che dovrebbe essere equilibrato ma ne è incapace.
In quest’opera è presente un atmosfera teatrale cupa, angosciante, caratterizzata da sventure incombenti, c’è un gusto particolare per il macabro e per l’orrido, per tutto ciò che è in grado di turbare l’animo. Non c’è più il λογος provvidenziale che permea tutto di se ma c’è un pathos sentito come molto negativo. Il caso domina il mondo, che non è in stato di evoluzione, anzi è allo sbando.
Interessanti sono anche i continui accenni all’epoca classica, come ad esempio Cesare novello Odisseo poiché è vittima di un naufragio, l’allontanamento di quest’ultimo dalla moglie Cornelia che viene lasciata a Lesbo che fa eco alla storia tra Ettore ed Andromaca.
Dai titoli delle altre opere di Lucano andate perdute si deduce la sostanziale aderenza alle direttive culturali di Nerone, che prediligeva la poesia di evasione e di intrattenimento, di cui il principe apprezzava l’eleganza formale e i riferimenti colti, ed amava le vicende troiane. Inoltre, essendo numerosi i titoli delle opere attribuite a Lucano, si nota anche la facilità compositiva e la precocità dell’autore, che infatti morì a 25 anni.
Trama dell'opera
Libro I: Il poema si apre con un elogio formale di Nerone a cui segue l’esposizione delle cause della guerra. Lucano entra quindi nel vivo dell’azione seguendo il passaggio del Rubicone da parte di Cesare e lo scompiglio di Roma alla notizia del suo avvicinamento. A quest’ultimo appare il fantasma della patria che lo supplicare di non procedere perché ciò avrebbe portato alla guerra civile. I futuri lutti causati da questa decisione sono chiaramente leggibili attraverso una serie di nefaste profezie e sinistri presagi.Libro II: Bruto e Catone Uticense discutono sul conflitto, che rischia di porre fine alla res publica, in quanto ben peggiore di quello tra Mario e Silla. I due si chiedono se sia meglio astenersi, visto che chiunque trionferà si comporterà come dittatore assoluto, o piuttosto schierarsi dalla parte di Pompeo, di cui è ancora possibile condizionare le decisioni e l’atteggiamento futuro. Catone, conscio della sete di potere che anima Cesare, convince Bruto a optare per la seconda possibilità, ma nel frattempo Pompeo fugge dall’Italia, partendo per nave da Brindisi.
Libro III: Pompeo vede in sogno la prima moglie Giulia, figlia di Cesare e morta di parto, che gli predice drammatiche sciagure. Sin da qui, Pompeo pare l’eroe consapevolmente destinato alla sconfitta. Cesare intanto assedia e conquista
Marsiglia dopo una battaglia navale. Pompeo raduna i suoi alleati che vengono elencati da Lucano in maniera simile al “catalogo delle navi” dell’Iliade.
Libro IV: I successi dei populares (la fazione capeggiata appunto da Giulio Cesare) proseguono anche nella penisola iberica, dove gli optimates pompeiani conoscono sonore sconfitte. La campagna in Africa del cesariano Curione va però incontro ad un insuccesso.
Libro V:Il senato si riunisce nell’Epiro e si schiera dalla parte di Pompeo. Cesare giunge con le sue truppe ma l’alleato Antonio però indugia a seguirlo con la restante parte dell’esercito, e quindi il protagonista torna da lui in Italia imbarcandosi in incognito, ma viene risospinto a terra da una tempesta, facendo naufragio si ritrova nuovamente sulle coste dell’Epiro. Intanto Pompeo porta al sicuro la nuova moglie Cornelia sull’isola di Lesbo, salutandola con dolore.
Libro VI: Cesariani e pompeiani si scontrano prima a Durazzo e poi in Tessaglia. Qui Sesto Pompeo, figlio dell’avversario di Cesare, chiede una profezia alla maga Eritto sull’esito della guerra; quest’ultima richiama in vita un soldato caduto, il quale predice a Sesto Pompeo la rovina della sua famiglia e dell’ordinamento politico di Roma (libro importantissimo per la sua presunta centralità sottolineata dall’atto negromantico, libro ricchissimo degli ingredienti tipici del poema di Lucano).
LIbro VII: Siamo a Farsalo; Pompeo viene ingannato da un sogno ed i suoi sostenitori (tra cui Cicerone), certissimi della vittoria finale, lo inducono allo scontro aperto con Cesare. Per i pompeiani è un massacro: l’esercito è sterminato e Pompeo costretto a fuggire, mentre Cesare saccheggia il suo accampamento. Lucano interviene direttamente nel testo per tessere lo straziante elogio funebre delle libertà repubblicane, ormai estinte.
Libro VIII: Pompeo, orami disperato, cerca di evitare la resa dei conti con Cesare e si rifugia in Egitto, presso re Tolomeo. Quest’ultimo lo fa decapitare in presenza della moglie e la sua testa viene portata al re.
Libro IX: Catone, che sembra diventare il protagonista, assume il comando dell’esercito pompeiano e attraversa il deserto libico, gli viene proposto di consultare un oracolo, ma egli rifiuta, convinto che conoscere il futuro non muta le decisioni dei sapienti. Cesare arriva in Egitto e simula una reazione di sdegno quando gli viene offerta la testa del rivale, lui si dimostra scontento e depone il re Tolomeo, nominando regina la sorella Cleopatra.
Libro X: Cesare visita la tomba di Alessandro Magno e partecipa a un banchetto lussuoso alla presenza di Cleopatra. Il libro termina bruscamente all’inizio dell’insurrezione alessandrina.
I personaggi del poema
La visione pessimistica che Lucano ha sulla storia si riflette sui personaggi della Pharsalia. Cesare e Pompeo sono presentati come gli antagonisti fin dall'inizio e connotati come combattenti. Il loro ruolo all’interno della narrazione sembra esclusivamente quello di scontrarsi, essendo portatori di valori antitetici e inconciliabili, cesare diventa portatore dei valori della monarchia, quella che non piace ai romani tradizionalisti, mentre pompeo è portatore dei valori repubblicani. Significativa è la presentazione fatta nel libro I
Pompeo
Pompeo appare come un eroe stanco e avviato al declino, appagato della sua antica gloria e guardato dal popolo con venerazione e rispetto. A partire dal IV libro troverà l’energia per diventare paladino della riscossa repubblicana contro le mire tiranniche di Cesare infatti è il portavoce dei valori repubblicani e quindi l'uomo del Senato in definitiva, dove naturalmente è l’istituzione simbolo della res publica.La sconfitta di Pompeo è fatale, quindi voluta dal destino, è una discesa verso la devastazione, ma un tipo di rovina che sembra proprio prevista fin dal primo verso, cioè che si sente nell'area. Chi legge, chi vive i fatti leggendo il poema, percepisce questo presagio continuo di distruzione e di morte. Simbolicamente lo scacco di Pompeo rappresenta lo scacco di Roma e della libertà decretato dall’ inesorabile volere del fato.
Pompeo viene paragonato ad Enea il cui destino lo precipita da una fortuna iniziale verso la sventura. Pompeo quindi comprende che l’unica via di riscatto morale è la morte e si sottomette al destino come una sorta di purificazione.
Cesare
Cesare l'eroe nero, descritto da Dante con occhi grifagni recuperando quest'immagine che dipinge Lucano è dominato perennemenete dal furor, dotato di questo fascino perverso e sinistro cioè da un lato fascino, ma dall'altro ha qualcosa di negativo.Cesare è visto da Lucano come un nuovo e più agguerrito Catilina, sovvertitore della legalità e del diritto, che ha come unico scopo la distruzione della patria. Nel suo modo di agire si contrappone agli eroi virgiliani.
I due personaggi vengono descritti nel libro I attraverso due similitudini: rispettivamente quercia e fulmine che fanno presagire le conseguenze che i loro comportamenti avrebbero avuto nei confronti dell’umanità. Per quercia si intende come qualcosa di molto fermo, che allude all'instabilità e alla passività di Pompeo che difende quella libertà repubblicana minacciata e destinata a soccombere. Invece nel fulmine si individua il tratto peculiare della personalità di Cesare: lo scatenarsi delle forze irrazionali, dittatore destinato a uscire vittorioso dal conflitto.
Catone
Catone è il sostituto di Pompeo quando quest'ultimo sparisce dalla scena, ma ancor più di Pompeo incarna gli ideali della res pubblica, e gli ideali della libertà, non è un caso se poi Dante lo collocherà custode del mondo del purgatorio.Già nel II libro appare chiara l'intenzione di Lucano di fare di Catone il vero grande eroe della Pharsalia, paragonabile alle “ stelle del cielo” . In lui il poeta esalta la fermezza del sapiens stoico che emerge nel colloquio con Bruto. Ne esce l’immagine di un uomo che pur disprezzando la guerra la ritiene necessaria se condotta in nome della libertà. Le motivazione che Catone utilizza per giustificare le sue azioni sono appunto l’amore per la libertà, la pietas nei confronti di Roma, il suo ruolo di custode di leggi ormai svuotate di ogni valore.
La battaglia di Farsalo vedrà la sconfitta di Pompeo e del senato e il trionfo di Cesare; dopo bisognerà combattere per la libertas. Quando essa non sarà difendibile, non resterà che un eroico suicidio. Quello di Catone è avvenuto ad Utica nel 46 (per questo chiamato Uticense) quando Cesare palesamente vincitore stava per farlo prigioniero, pur di non sottomettersi al suo nemico, Catone sceglie il suicidio.
Catone è per Lucano il saggio stoico. Tuttavia il saggio che egli incarna presenta alcune novità rispetto alla tradizione: rifiuta il ritiro dalla scena politica quando questa sia troppo degradata, si getta nella mischia, pur consapevole della sconfitta, reso grande proprio da questa consapevolezza. La grandezza del personaggio si coglie proprio dal fatto che egli è moralmente dalla parte giusta e viene pertanto sconfitto e costretto al suicidio da una storia degenerata, in cui prevalgono violenza e malvagità grazie al sostegno degli dei.
Confronto tra Bellum Civile ed Eneide
Il termine di confronto principale del Bellum civile è l'Eneide di Virgilio, che Lucano ribalta e capovolge a più livelli. Già dal punto di vista dei modelli letterari, è evidente che la Pharsalia si rifaccia alla tradizione del Bellum Peonicum di Nevio e agli Annali di Ennio; sul piano contenutistico, egli oppone alla vicenda mitica e fondativa di Enea quella di più stringente contemporaneità della “guerra civile” da cui è nato l’assetto di potere a lui contemporaneo.In questo modo Lucano esprime il suo scetticismo riguardo alla religione tradizionale e rifiuta la concezione provvidenziale della storia e dell’esistenza umana proprie della filosofia stoica. Per lui non può conciliarsi l’esistenza di una divinità provvidenziale con l’abominio delle guerre civili.
Affronta questo tema fin dall'apertura del poema definendo la guerra civile= plus quam civilia, come quella che sta per descrivere in cui uomini dello stesso sangue si scontrano con una violenza senza pari. Ciò che colpisce il poeta è che a causare ciò non sono stati degli invasori stranieri, ma bensì i romani stessi, che hanno rivolto le armi contro di sé. In un mondo in cui ogni valore è stravolto e le regole della pietas sono violate, sembra che non ci sia spazio per il mondo divino.
Come da tradizione anche la Pharsalia contiene molti episodi prodigiosi, oracoli e predizioni, dunque anche se è presente l’elemento soprannaturale, si nota l’atteggiamento dubbioso del poeta riguardo ciò, tende infatti a proporre spiegazioni razionali a fenomeni soprannaturali. es. le pioggie di armi, per la credenza popolare erano fatti miracolosi, per Lucano invece, erano conseguenza naturale di tempeste di vento.
L’elemento soprannaturale ricopre comunque un ruolo fondamentale ed è abbondantissimo: visioni, presagi, incantesimi, apparizioni... tutto ciò culmina nel libro IV con il sortilegio della Necromanzia, non a caso questo libro viene ambientato in Tessaglia, ritenuta patria di streghe e di negromanti.
Stile
La drammaticità del testo spesso si riflette anche nello stile, pieno di ossimori e figure di suono come suoni consonantici duri o aspri, suoni vocalici cupi. Numerose sono le apostrofi, le esclamazioni, le domande. Sono quasi invadenti gli interventi dell’autore che spezzano la narrazione. La sintassi diventa lontanissima da quella di Virgilio. Tutto ciò per evidenziare il pessimismo di fondo che caratterizza tutta la Pharsalia. Quintiliano definì Lucano ardens et concitatus cioè uno stile incalzante con un ritmo narrativo sostenuto. il suo periodare è breve, spezzato e paratattico.Quintiliano non apprezza Lucano, perché troppo sentenzioso e drammatico, ma nel medioevi invece lucano riscosse molto successo, ne è la prova la commedia dantesca che colloca Lucano nel canone dei grandi poeti del passato.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione di Lucano sulla storia nella "Pharsalia"?
- Come viene rappresentato Pompeo nel poema?
- Qual è il ruolo di Cesare nella "Pharsalia"?
- In che modo Lucano si distacca dall'Eneide di Virgilio?
- Quali sono le caratteristiche stilistiche della "Pharsalia"?
Lucano ha una visione pessimistica della storia, riflessa nei personaggi del poema. Cesare e Pompeo sono presentati come antagonisti con valori antitetici, e la narrazione è caratterizzata da un'atmosfera cupa e angosciante, con un gusto per il macabro e l'orrido.
Pompeo è descritto come un eroe stanco e avviato al declino, simbolo dei valori repubblicani. La sua sconfitta è vista come fatale e rappresenta la rovina di Roma e della libertà, decretata dal destino.
Cesare è descritto come un "eroe nero", dominato dal furor e visto come un sovvertitore della legalità e del diritto. È contrapposto agli eroi virgiliani e rappresenta le forze irrazionali, destinato a uscire vittorioso dal conflitto.
Lucano ribalta l'Eneide a più livelli, opponendo alla vicenda mitica di Enea la contemporaneità della guerra civile. Esprime scetticismo verso la religione tradizionale e rifiuta la concezione provvidenziale della storia, evidenziando l'abominio delle guerre civili.
Lo stile della "Pharsalia" è drammatico, con ossimori, suoni consonantici duri, e frequenti interventi dell'autore. La sintassi è paratattica e il ritmo narrativo è sostenuto, riflettendo il pessimismo di fondo dell'opera.