Sofocle
Vita
Nasce nel 497 a.C. da una famiglia agiata. Politicamente vicino alle posizioni di Pericle, comincia tardi la sua partecipazione alla vita politica: nel 440 a.C. è stratego, nel 443 a.C. è presidente del collegio degli Ellenotami (magistratura per la riforma del sistema tributario della Lega Marittima); nel 413 a.C. partecipa al collegio dei probuli, incaricati di trovare un accordo tra le fazioni politiche ateniesi, ma che aprono la strada alla dittatura reazionaria dei Quattrocento (411 a.C.). Muore nel 406 a.C.
Opere
Gli sono attribuiti 123 drammi di cui ci sono pervenute unicamente sette tragedie intere: Aiace, Antigone, Trachinie, Elettra, Filottete, Edipo Re, Edipo a Colono.
Sofocle pone l'attenzione sull'individuo e i suoi drammi senza però analisi psicologica. Conserva la fede, ma vacilla: l'uomo è travolto dalla storia, il suo progetto democratico fallisce; c'è un pessimismo di fondo, isolamento e solitudine dell'uomo.
Aiace
Trama
L'azione si svolge nell'accampamento acheo: gli Atridi non hanno dato ad Aiace le armi di Achille; uscito di notte per vendicarsi, Atena lo fa impazzire e l'eroe sfoga la sua rabbia omicida su un gregge di pecore. Aiace si sveglia dalla follia e Tecmessa, sua concubina, gli racconta l'accaduto. Essendo disonorato, trama il suicidio sulla riva del mare, maledicendo gli Atridi. Menelao vorrebbe impedire la sepoltura, ma per intervento di Odisseo, Aiace ottiene gli onori funebri.
Analisi
Unica tragedia che abbiamo che inizia con un prologo, in questo caso di Atena. Questa spiega di voler far impazzire Aiace; nella prima parte Atena chiama Odisseo, il suo favorito, fuori dalla tenda di Aiace per farlo ridere della follia di questo. Odisseo si rifiuta e riflette sulla sorte dell'uomo: egli vede nel destino di Aiace il proprio destino, in cui l'esistenza umana è un insieme di luce e ombra, e le "ombre" possono colpire tutti.
Aiace subisce due vergogne: gli vengono negate le armi di Achille e viene deriso per la sua improvvisa pazzia.
La sua colpa? La sua υβϱις, "arroganza": Aiace ha desiderato armi non sue, gli dei dovevano scegliere: in Sofocle i piani divini sono inconoscibili.
Segue un discorso ingannatore: Aiace annuncia di aver capito l'ordinamento del mondo e di volersi purificare con un bagno in mare e di voler seppellire la spada (che era di Ettore) per poi riconciliarsi con i principi achei. In realtà, vuole suicidarsi. Si tratta della parte centrale, la più importante, ed ha due funzioni letterarie:
1. aumentare l'espansione tragica, ovvero, la "distanza" tra vicenda e soluzione e, quindi, accrescere la suspance nello spettatore;
2. tecnicamente permettere il suicidio di Aiace, sottraendolo all'attenzione di Tecmessa.
Il coro crede al suo discorso e canta di gioia e sollievo; un messo riporta un messaggio di Calcante che dice che Atena è al massimo della rabbia, se Aiace sopravvive quel giorno, sarà salvo.
Ultimo monologo di Aiace, sulla riva del mare. Dopo aver maledetto gli Atridi, si butta sulla spada.
Dopo la sua morte c'è un conflitto causato dal divieto di sepoltura; però, alla fine l'eroe viene sepolto.
Nelle sue tragedie Sofocle sottolinea la fragilità dell'uomo e delle sue speranze: il bene e il male dipendono da una volontà divina inconoscibile; l'uomo nella sua forza e arroganza attira l'ira degli dei. L'uomo può solo accettarlo e morire da saggio senza ribellarsi al suo destino.
In realtà la υβϱις, come colpa, è lasciata piuttosto ai margini: non si tratta di una tragedia dallo schema colpa – espiazione, ma una tragedia dell'uomo in quanto tale, perché è, non perché ha fatto.
Aiace paga senza avere una reale colpa.
I tre momenti di riflessione principali della tragedia sono:
Odisseo lettore ideale e spettatore della tragedia;
discorso ingannatore;
riflessione finale sull'uomo che, pur senza colpa, attira l'ira degli dei.