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Aiace: traduzione estratto del terzo episodio

Nell'Aiace di Sofocle, la cui datazione varia fra il 450 ed il 442 a.C., nel terzo episodio il protagonista, Aiace, si rivolge per l’ultima volta agli dèi prima di uccidersi:

Οὕτω μὲν εὐσκευοῦμεν· ἐκ δὲ τῶνδέ μοι
σὺ πρῶτος, ὦ Ζεῦ, καὶ γὰρ εἰκός, ἄρκεσον.
Αἰτήσομαι δέ σ' οὐ μακρὸν γέρας λαχεῖν·
πέμψον τιν' ἡμῖν ἄγγελον, κακὴν φάτιν
Τεύκρῳ φέροντα, πρῶτος ὥς με βαστάσῃ
πεπτῶτα τῷδε περὶ νεορράντῳ ξίφει,
καὶ μὴ πρὸς ἐχθρῶν του κατοπτευθεὶς πάρος
ῥιφθῶ κυσὶν πρόβλητος οἰωνοῖς θ' ἕλωρ.


Τοσαῦτά σ', ὦ Ζεῦ, προστρέπω· καλῶ δ' ἅμα
πομπαῖον Ἑρμῆν χθόνιον εὖ με κοιμίσαι,
ξὺν ἀσφαδάστῳ καὶ ταχεῖ πηδήματι
πλευρὰν διαρρήξαντα τῷδε φασγάνῳ.

“Così sono pronto; ma da queste afflizioni tu per primo, o Zeus, e infatti è naturale, proteggi me. Desidererò per me avere in sorte non un grande dono; un qualche messaggero che invierà per me la cattiva notizia che porta a Teucro, che per primo stringerà presso di sé me caduto, per la spada appena bagnata di sangue, e non facendosi vedere dai nemici che io non sia gettato innanzi ai cani e agli uccelli come preda. Queste cose, o Zeus, ti chiedo pregando; chiamo insieme Ermes, ctonio, che ben accompagna, a depormi nel sepolcro, senza spasimi e con un veloce salto il fianco squarciato con questa spada.”
Si può notare al primo verso che il verbo εὐσκευοῦμεν è composto dall’avverbio εὐ (bene) e il sostantivo σκεῦος il quale, se preso con un’accezione militare significa bagagli e armi. Per tale analisi, il senso generale di questo verbo è essere ben equipaggiato, armato e, di conseguenza, essere pronto. È significativo che ci sia questo riferimento agli armamenti per due motivi: il primo risale alla mancata assegnazione delle armi di Achille ad Aiace, il secondo può essere inteso come un’indiretta anticipazione della morte del protagonista per mezzo di un’arma, come se fosse una simbolica e concettuale Ringkomposition.

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