Trama
ramaI capi dell’esercito greco hanno donato le armi di Achille ad Odisseo, grande eroe espressione della forza intellettiva e dell’astuzia invece che ad Aiace, eroe espressione della forza e potenza fisica. Aiace, adiratosi per il torto ricevuto, esce dal campo per fare stage di uomini. Atena però interviene e gli offusca la vista così da portarlo a fare stage di buoi. Dopo la strage Aiace esaltato racconta la sua impresa ad Odisseo il quale aveva visto la sua strage folle. Aiace comprende di essersi reso ridicolo e , avendo perduto ormai l’onore, decide di suicidarsi, da cui tentano invano la moglie e il coro dei marinai di Salamina. Salutato il figlio per l’ultima volta, si reca in riva al mare e si getta sulla spada. Nella seconda parte della tragedia, sopra al cadavere di Aiace, si accende un dibattito tra coloro che vogliono concedergli onori (il fratello Teucro e Odisseo) e chi preferisce darlo in pasto ai cani (Agamennone e Menelao).La tragedia si conclude con la sepoltura come si conviene agli eroi.
Analisi Tematica
La tragedia viene considerata la più antica tragedia di Sofocle rappresentata intorno al 450 a.C. poiché si fa riferimento alla morte di Temistocle (460 a.C.) unico elemento storico. Vi è poi una presenza di lingua e l’uso del metro arcaica rispetto alle altre tragedie sofoclee. Il mito era già presente nella polis Ateniese, era infatti protettore della città ( a Salamina vi era la sua tomba) e la sua figura compare anche nell’Odissea come ombra dell’oltretomba non rivolgendo parola ad Odisseo.La struttura dell’Aiace è a dittico:la prima parte è occupata dalle vicende del protagonista, la seconda gli esiti della vicenda. Così dopo la presa di coscienza di Aiace, il tema centrale è l’importanza della sepoltura. Non seppellirlo significherebbe negare il ricordo di un eroe, disonorarlo e macchiare la sua gloria dovuto. L’Aiace è espressione di quella cultura della vergogna con il suo senso dell’onore, del bene comune e di quella vergogna davanti agli occhi della società. Tale scelta è anche condizionata da un bisogno arcaico di essere sempre migliore, di superare il padre e di onorare la stirpe. L’attenzione non è più sulla colpa di quest’uomo ma sul percorso umano contraddistinto dalla sofferenza e dall’angoscia. Come in tutte l tragedie sofoclee si mette in scena la precarietà dell’uomo e del destino e di non varcare i limiti. E’ proprio dalla saggezza di Odisseo infatti che nasce una conclusione gnomica “nella sorte di lui vedo anche la mia”, proprio come nella lirica arcaica Archiloco scriveva “queste sventure ora toccano all’uno ora all’altro”.