ERODOTO: LE STORIE E LO STILE
L’opera più importante di Erodoto è sicuramente “ Le Storie “, giunta suddivida in nove libri, ognuno dei quali ha il nome di una delle Muse, secondo l’ordine consigliato da Esiodo nella Teogonia. Seguendo la nascente tradizione storiografica ben rappresentata da Ecateo di Mileto, i primi quattro libri sono dedicati all’esposizione delle vicende di altri popoli: il primo logos infatti presenta le vicende dell’Impero Persiano, concentrandosi soprattutto sull’opera di Ciro il grande e la sua conquista della Lidia, quindi prende il nome di logos lidio, il secondo la conquista dell’Egitto da parte di Cambise quindi prende il nome di logos egizio, il terzo invece si concentra sulla struttura amministrativa e politica dell’Impero Persiano e il quarto sulla conquista della Scizia e della Libia.
I cinque libri successivi invece descrivono gli antecedenti della rivolta delle colonie greche in Asia Minore, poi la disfatta di Maratona e il ritorno dell’esercito persiano in patria ed infine la seconda spedizione persiana voluta da Serse, il sacrificio di Leonida e dei trecento spartani alle Termopili ed infine la conclusione delle operazioni militari dopo la battaglia di Platea e la conquista di Sesto. Per quel che riguarda invece la lingua delle Storia dobbiamo dire che essa è il dialetto ionico nobilitato da espressioni tratte dalle opere epiche. Nello stile invece troviamo diversi registri a seconda delle vicende che vengono di volta in volta raccontate e persino un accentuato senso del tragico di fronte a racconti che esprimono la drammaticità della vita umana, come quando Serse ammira la vastità delle sue truppe sull’Ellesponto e piange l’amaro destino degli uomini. Viene esaltata invece da Dionigi di Alicarnasso, grande ammiratore di Erodoto, quindi la poikilia, la varietà, riscontrabile anche nei discorsi diretti. Rileviamo inoltre come lo stile erodoteo sia stato descritto anche da Quintiliano come dulcis et candidus et fusus: dolce, limpido e spontaneo.