Concetti Chiave
- Il racconto horror combina elementi di realtà quotidiana con il soprannaturale e il fantastico, suscitando terrore e emozioni forti nel lettore.
- Le origini del genere sono radicate nel Romanticismo, con il romanzo gotico inglese come precursore, e autori come Mary Shelley e Edgar Allan Poe hanno contribuito al suo sviluppo.
- La struttura narrativa tipica include un prologo ordinario, un esordio inquietante, uno sviluppo teso e una conclusione risolutiva.
- I motivi ricorrenti includono personaggi mostruosi, eventi agghiaccianti e ambientazioni cupe, progettate per stimolare l'immaginazione e le paure ancestrali del lettore.
- Le tecniche linguistiche usate nei racconti horror comprendono l'uso della prima persona, un lessico macabro e un ritmo narrativo che alterna tensione e sorpresa.
Questo appunto di Italiano contiene un commento sull’origine e la definizione del racconto horror, con approfondimenti sulla struttura narrativa, sui motivi ricorrenti e sulle tecniche linguistiche che lo caratterizzano.
Indice
Il racconto horror: le origini
Il racconto dell’orrore (horror) è un testo narrativo che rappresenta l’incontro tra il racconto, una narrazione prosastica breve che può avere contenuti fantastici o realistici (presentando in ogni caso le vicende come realmente accadute), e la letteratura dell’orrore, genere letterario che ha lo scopo di elicitare in chi legge sentimenti di spavento, disgusto, ripugnanza ed avversione.
Essa mescola elementi di realtà quotidiana con il soprannaturale, il fantastico, l’irrazionale, andando a disorientare e destabilizzare il lettore, così da suscitare la sensazione di terrore ed emozioni forti. L’origine del genere horror è difficile da collocare: il gusto per l’ignoto ed il bizzarro caratterizzano da sempre l’indole umana, in cui è profondamente radicata l’emozione della paura, e la curiosità che ci contraddistingue. In effetti, si possono trovare tracce di genere horror in opere antichissime, addirittura negli scritti sacri. Il principio della letteratura dell’orrore, tuttavia, viene fatto risalire all’epoca del Romanticismo, periodo in cui il gusto per il mistero post-illuminista cominciò ad intensificarsi. Nello specifico, il romanzo gotico inglese, nato a fine ‘700, viene considerato il precursore per eccellenza. Nello specifico, Il Castello di Otranto, di Horace Walpole, è da considerarsi la primissima ghost story della letteratura moderna. Dopo un primo successo del genere ed un successivo declino di esso, Mary Shelley lo riportò in auge con la pubblicazione di Frankenstein, nel 1818, che fu un ponte tra la gothic novel e la letteratura fantascientifica. Un ruolo simile appartiene a Poe, che congiunse il genere gotico all’horror dei giorni nostri, rappresentandone eternamente il vero e proprio padre. Da qui in poi il genere si è sviluppato e si è arricchito di elementi sempre più moderni e slegati dalla tradizione classica, fino a giungere alle correnti contemporanee come lo splatter ed il dark fantasy.
Per ulteriori approfondimenti su Mary Shelley e Frankenstein vedi anche qua.
La struttura narrativa e i motivi ricorrenti
I racconti horror brevi sono caratterizzati da una narrazione concisa, ma molto dettagliata. L’intreccio della storia è, solitamente, suddiviso nei seguenti momenti:
- Il prologo, in cui i personaggi si trovano in una situazione di quotidianità senza alcun elemento di mistero o novità.
- L’esordio, nel quale si comincia ad introdurre una dimensione di inquietudine, bizzarria o mistero.
- Lo sviluppo, finestra in cui il susseguirsi di avvenimenti sempre più emotivamente carichi consente un crescendo della tensione del lettore, che sente quasi di vivere un incubo.
- La conclusione, in cui un elemento peculiare sbroglia una situazione apparentemente intrappolante, come un improvviso risveglio.
Nel corso del racconto, importante è la presenza di avvenimenti molto pericolosi, strani, lontani dalla normalità e dalla quotidianità, che hanno lo scopo di terrorizzare il lettore, e di incutere un profondo senso di ansia.
I motivi ricorrenti della narrazione sono:
- Personaggi raccapriccianti, mostruosi, che incutono timore e paura, ma anche disorientamento e disgusto. Durante lo sviluppo nel tempo della letteratura dell’orrore, sono venute a costruirsi alcune figure “archetipiche”, come il demone, il mostro, il lupo mannaro, il vampiro, il fantasma o lo zombie, che sono ricorrenti.
- Fatti agghiaccianti, fenomeni in una dimensione quasi onirica, spesso irrealistici, che veicolano una sensazione di follia e la riflessione su argomenti cupi come la vita e la morte o la violenza.
- Un’ambientazione relativa a luoghi oscuri, lugubri, con un’atmosfera cupa e minacciosa, quasi sempre notturna. È importante che i luoghi descritti siano abbastanza pregnanti da stimolare l’immaginazione del lettore, che, immedesimandosi nei personaggi, può immergersi in uno scenario che gli dia un senso di incertezza e disagio.
L’aspetto cruciale della narrazione orrorifica è la capacità di far leva sull’aspetto percettivo, sensoriale, rappresentativo del lettore, per alimentarne le fobie ancestrali (la paura della morte, dell’ignoto, del buio, della solitudine e dell’isolamento sociale, della malattia) ed ottenere una reazione immediata e consistente.
Per ulteriori approfondimenti sul tema della paura vedi anche qua.
Le tecniche linguistiche
L'autore, per coinvolgere il lettore e cercare di spaventarlo, può utilizzare diverse tecniche narrative, le quali possono riguardare, per esempio:
- La forma della narrazione: spesso viene utilizzata la prima persona, per attribuire una maggiore credibilità agli eventi poco realistici e spaventosi; viene prediletto, inoltre, l’uso di periodi brevi e spezzati, per veicolare un ritmo concitato che instilli un certo grado di tensione nel lettore.
- Il lessico: l’inserimento di dettagli particolarmente macabri, anticipazioni inquietanti di ciò che avverrà più avanti nella storia, descrizioni verosimili di ambientazione e personaggi.
- Lo stile narrativo: alternare un ritmo narrativo lento ad uno più rapido e viceversa, oppure introdurre dei fattori di shock, colpi di scena, sorprese e plot twist inaspettati.
Al di là dei contenuti della storia e del livello di profondità della trama, è importante che tutti questi espedienti vengano utilizzati strategicamente, al momento giusto e con la giusta intensità, così che il finale del racconto possa rappresentare quasi una catarsi per il lettore, sottoposto ad un crescendo di tensione durante tutto lo svolgimento della trama.
Per ulteriori approfondimenti su alcune tecniche narrative generiche vedi anche qua.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del racconto horror?
- Quali sono le fasi principali della struttura narrativa di un racconto horror?
- Quali sono i motivi ricorrenti nei racconti horror?
- Quali tecniche linguistiche vengono utilizzate per spaventare il lettore?
- Qual è l'importanza delle tecniche narrative nel racconto horror?
L'origine del racconto horror è difficile da collocare, ma si può far risalire al Romanticismo, con il romanzo gotico inglese come precursore, in particolare "Il Castello di Otranto" di Horace Walpole.
Le fasi principali sono il prologo, l'esordio, lo sviluppo e la conclusione, ognuna con un ruolo specifico nel creare tensione e terrore.
I motivi ricorrenti includono personaggi raccapriccianti, fatti agghiaccianti, e ambientazioni oscure e minacciose che stimolano l'immaginazione del lettore.
Vengono utilizzate tecniche come la narrazione in prima persona, periodi brevi e spezzati, un lessico macabro, e colpi di scena per creare tensione e coinvolgere il lettore.
Le tecniche narrative sono cruciali per alimentare le fobie ancestrali del lettore e ottenere una reazione immediata e consistente, culminando in una catarsi finale.