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Concetti Chiave

  • Spinoza, filosofo del Seicento, fu escluso dalle principali comunità religiose per le sue idee innovative, continuando comunque a scrivere opere influenti come "Etica dimostrata secondo modalità geometriche".
  • Criticando la superstizione e l'interpretazione tradizionale dei testi sacri, Spinoza analizzò le incongruenze della Bibbia e propose una visione di Dio come unico sostegno della realtà, identificandolo con la natura.
  • Nella sua filosofia, Spinoza rigettò i miracoli come contraddizioni delle leggi naturali, sostenendo che le religioni tradizionali ostacolano l'uso della ragione e promuovono l'obbedienza cieca.
  • Spinoza teorizzò uno stato democratico che garantisse la libertà di pensiero e culto, criticando l'intromissione della religione negli affari pubblici e proponendo la separazione tra stato e chiesa.
  • Attraverso un metodo geometrico-deduttivo, Spinoza esplorò il concetto di sostanza, affermando che mente e corpo sono manifestazioni di un'unica realtà divina, e sottolineò l'importanza di gestire le passioni per raggiungere la felicità.

Indice

  1. Spinoza
  2. Il trattato sull'emendazione dell’intelletto
  3. La superstizione
  4. Contraddizioni della Bibbia
  5. La libertà di pensiero: Diritto inalienabile (politica)
  6. Libertà
  7. L’etica dimostrata come metodo geometrico
  8. L’unica sostanza è Dio
  9. Gli attributi e i modi
  10. Analisi spinoziana
  11. Mente e corpo
  12. Conatus (sforzo)
  13. Libero arbitrio

Spinoza

Spinoza è un filosofo ebreo risalente al periodo del 600, la cui famiglia ha vissuto a lungo in Spagna ed in Portogallo, dopo la cacciata degli ebrei dalla penisola iberica, si stabilì in Olanda.
Le opere di Spinoza verranno accusate di ateismo, verrà scomunicato dalla chiesa protestante, che in Olanda era molto forte, dalla chiesa cattolica e dalla comunità ebraica.
Verrà escluso per le sue idee, ma nonostante ciò continuerà a professare e a scriverle, ma pubblicherà poche opere in vita.
Il trattato teologico-politico lo pubblicò in anonimo, riscontrando numerose critiche. La sua opera principale è l’etica dimostrata secondo modalità geometriche, non verrà stampata se non dopo la sua morte, ma consegnerà una copia di lettura a familiari e amici.
È un filosofo dilettante cioè non è la sua prima occupazione, non può pubblicare libri che avrebbe in mente di pubblicare. Il suo primo mestiere è l’ottico (molatore di lenti) un mestiere artigianale, pregiato. Muore di tisi, abbastanza giovane, lasciando una serie di scritti importanti che si collegano alla filosofia del 600, anche a quella cartesiana.

Il trattato sull'emendazione dell’intelletto

Ispirandosi a Cartesio e Bacone, Spinoza cerca di capire come si faccia ad essere felici e come si può dirigere bene l’intelletto verso la felicità, perché molto spesso gli uomini si lasciano incantare da cose futili, catturare da cose poco importanti (ricchezza, onori, carriera).
Queste cose che cerchiamo non ci appagano mai, sono fugaci, finiscono in fretta, generano spesso più inquietudini che felicità. Quindi lui aspira a liberarsi dalle passioni, dall'attaccamento dei beni.
Esempio: il denaro ci permette di fare tante cose, ma siamo sempre in ansia di perderlo

Questi possono essere dei mezzi per arrivare al vero bene, ma non possono essere obiettivi veri, perché si esauriscono in fretta e non ci soddisfano mai, non ne siamo mai pieni.
Questo qualcos'altro che cerchiamo per essere felici deve essere immutabile, eterno, infinito, capace di inondare dalla sua pienezza senza esaurire mai la sua forza e la carica di felicità. Per lui questo qualcos'altro è Dio. Spinoza venne accusato di ateismo ma in realtà non era ateo, era ateo per le religioni tradizionali, ma una precisa visione di Dio ce l’aveva, anzi la sua filosofia è la ricerca di Dio.

La superstizione

Ritiene che gli uomini siano schiavi della superstizione e lo sono perché difronte alle avversità della vita hanno paura, appoggiandosi al cielo, alle preghiere. È la paura a generare la superstizione. La superstizione è fonte di fanatismo che nonostante le diverse religioni siamo accomunati dal medesimo stile di vita caratterizzato dall'odio, dall'intolleranza, dal disprezzo della ragione.
Il trattato teologico-politico inizialmente si parla di un atto di accusa contro i teologi che danno per scontato che ogni versetto delle Sacre Scritture sia rivelato da Dio, che spacciano per documenti divini, invenzioni umane. I teologi seminano divisioni, provocando conflitti religiosi.

Contraddizioni della Bibbia

Spinoza compie un'analisi critica nei confronti dei testi sacri delle religioni, in particolare per la bibbia, testo sacro per i cristiani. Arrivando allo studio dell’antica lingua ebraica analizzando i contesti storici, la vita degli autori, chi li ha portati a scrivere.
È stato il primo dell’analisi storico-critica della bibbia. Analizzandola nota una serie di incongruenze che la rendono meno meritevole di fiducia di quando invece non si faccia di solito.
Analizzando il pentateuco (Torah in ebraico), cioè quei testi sacri che vengono attribuiti a Mosè, Spinoza dimostrò che non potevano essere attribuiti a Mosè perché narravano:
- parla di Mosè in terza persona;
- eventi della vita di Mosè;
- eventi successivi alla morte di Mosè.
Quindi come poteva Mosè aver scritto dei libri che narravano di fatti accaduti dopo la sua morte?

Analizzando tutto l’Antico Testamento, Spinoza trova una serie di incongruenze, contraddizioni sull'essenza di Dio e sulla natura:
- Dio viene presentato diverso in molti libri, contraddicendosi. Ad esempio: in certi punti si dice che Dio è colui che non si pente mai, in altri punti che si pente.
- Si dice che l’ordine della natura è immutabile, dall'altro invece si raccontano eventi miracolosi.
- Dove le sacre scritture si contraddicono, vuol dire che non possono essere rivelate da Dio poiché è impensabile che la rivelazione divina sia incoerente e contraddittoria.
- Soltanto su un tema la Bibbia si esprime in modo univoco: il messaggio morale cioè quelle norme di condotta finalizzate all'obbedienza a Dio per la salvezza dell’anima.

I miracoli all'epoca erano considerati prove dell’esistenza di Dio. Secondo lui invece i miracoli non hanno ragione di esistere.
Dio è considerato l’autore del mondo, colui che ha plasmato il mondo, che gli ha dato le leggi.
Miracoli sono momenti in cui le leggi della natura si interrompono, smettono di funzionare all'improvviso ed avviene qualcosa che le leggi della natura non possono spiegare.
Se questo è vero si arriva ad una contraddizione, Dio ha creato le leggi della natura ed ha bisogno di trasgredire a quelle leggi che lui ha imposto. I miracoli sono la trasgressione delle leggi della natura. I miracoli sembrano correzioni di leggi scritte male, ma se Dio è onnipotente non può aver scritto male le leggi. Nell'ottica di Spinoza i miracoli sono contraddizioni dell'onnipotenza divina.

Spinoza attacca le diverse religioni perché le ritiene foriere di superstizioni. Per lui la religione nasce dalla paura dell’uomo che si trova davanti ad un mondo che non comprende e che non conosce le leggi e si appella alla religione.
In realtà ci sono leggi che regolano questi accadimenti, i terremoti, le carestie accadono perché ci sono delle leggi della natura, ma l’uomo non conoscendole pensa che accadono per volontà di Dio e magari pregandolo si possa risolvere il problema. Per Spinoza è un danno per l’uomo perché credendo a queste religioni, l’uomo non usa la sua ragione, rinuncia ad usare la sua ragione preferendo appellarsi a spiegazioni che non hanno basi scientifiche.

La libertà di pensiero: Diritto inalienabile (politica)

La riflessione che fa sulla Bibbia lo porta a trattare il tema dello stato, soprattutto nel trattato teologico-politico. È un tema che all’epoca era molto affrontato, soprattutto dalla corrente giusnaturalistica. L’autorità religiosa non solo non ha alcun potere di intromettersi negli affari dello Stato. Spinoza prova ad immaginare uno stato di natura come teorizzato da Hobbes, cioè quella situazione ipotetica in cui i filosofi immaginavano l’uomo prima della nascita dello stato, come vivrebbe un uomo in natura.
Lui dice che gli uomini avrebbero tanti diritti quanti ne possono tenere con la loro forza, quanti la loro forza gliene concede. Nello stato di natura non ci sarebbe il concetto morale di giusto o sbagliato, di bene o male.
Vige solo la legge del più forte, il più forte si può imporre sul più debole, il più forte può obbligare il più debole ad obbedirgli. Il diritto dipende dalla forza.
Se questo è vero, lo stato di natura diventerebbe pericoloso poiché tutti tentano di esercitare la forza gli uni sugli altri, i più forti prevalgono e i deboli soccombono.
Gli uomini capiscono che è più conveniente uscire dallo stato di natura, per superare lo stato di guerra tutti contro tutti, firmando un patto tra i cittadini e fondare lo stato vero e proprio. Garantendo a tutti la libertà dalla paura e la libertà di pensiero.

Spinoza ritiene che la giusta forma di governo sia la democrazia dato che tutti i cittadini continuano ad essere liberi e uguali come nello stato di natura, rispettando le leggi per libero consenso.
La nascita dello stato è un atto razionale con il quale gli uomini decidono di rinunciare ad una parte della loro forza, perché l’affidano allo stato in modo di aver salva la vita.
Lui dice che lo stato ha tanti diritti quanti la sua forza gliene concede, quindi deve essere autorevole e quando serve esercitare la forza.

Libertà

Questo stato deve garantire la sicurezza, la libertà di parola e di opinione, se i
cittadini lo fondono perché vogliono essere più liberi, aver salva la vita ed avere più diritti. Il cittadino non deve mirare a distruggere lo Stato stesso, ma deve proporsi di migliorarlo, rispettando le leggi finché queste sono in vigore. Distruggere lo stato significherebbe distruggere la libertà.
La libertà si lega al discorso della religione poiché lui critica la Bibbia definendola un’opera di superstizione, come tutte le religioni tradizionali rivelate ed anche se le spogliamo dall'idea di miracoli, superstizioni, rimane un insegnamento morale delle religioni (ama il tuo prossimo come sé stesso).

Le superstizioni in chiave politica, ci impongono l’obbedienza, la religione non ci spiega la verità o a conoscere il mondo, ma ad obbedire (non uccidere).
La religione impone gli insegnamenti morali senza spiegarli, perché non ha come suo scopo quello di insegnare qualcosa, ma l’obbedienza. La religione è l’opposto dello spirito dello stato. Spinoza teorizza la libertà di culto che può essere garantita quando lo Stato non si schiera per nessuna religione, altrimenti fomenta le lotte religiose.

Aveva un’esigenza di costruire un metodo che potesse consentire di superare pregiudizi e superstizioni antiche, costruendo un sapere nuovo e affidabile. Si tratta di un metodo geometrico-deduttivo. Le ragioni del metodo sono che:
- le conclusioni del modello matematico sono dimostrate a partire da definizioni, postulati e assiomi, essendo cose già conosciute con certezza;
- solo la matematica può essere costruita con tale metodo.

L’etica dimostrata come metodo geometrico

Etica spiegata secondo le modalità geometriche. È un libro che ci insegna come vivere perché il suo obiettivo è la felicità.
Spinoza per fare i ragionamenti, la struttura sul modello degli elementi di Euclide. Lui applica le dimostrazioni, teoremi, corollari all'ambito etico, permettendo di avere uno stile dimostrativo. È un libro che tratta di realtà, vita, mondo, Dio come se fosse un libro di geometria, perché ha un linguaggio molto chiaro e permette di ragionare in modo coerente, convincente, ben strutturato, quindi un metodo deduttivo.
Lui è convinto che il mondo abbia una struttura geometrica, che sia retto da regole necessarie.

Decide di partire dal concetto di sostanza, reintrodotto da Cartesio.
Ma Cartesio ha detto che la sostanza doveva essere qualcosa di autosussistente, ma alla fine lo è? Qualcosa che non ha bisogno di altro per esistere?
Ma la Res cogitans ha bisogno di Dio per esistere nel sistema cartesiano così come la Res extensa. Quindi non è proprio una sostanza, dobbiamo essere più precisi.
Spinoza inizia l’Etica inserendo una definizione di sostanza. La sostanza per lui è ciò che è veramente autonomo, che non ha bisogno di nient’altro né per esistere né per essere pensata.
La sostanza è autonoma dal punto di vista dell’ontologia (riguarda l’esistenza) e logico (non ha bisogno di altro per essere pensata e capita).

L’unica sostanza è Dio

L’unica vera sostanza è Dio, Cartesio invece considerava sostanze anche la res cogitans e la res extensa.
Quando parlo di Dio, intendo la natura, deus sive natura (dio cioè la natura). La sostanza è tutto, l’unica cosa che c’è al mondo. Tutte le cose del mondo sono soltanto manifestazioni di quella sostanza, noi siamo parte di quella sostanza. Dio è il mondo, è la natura, l’ordine geometrico che regge il mondo. C’è un’unica sostanza, un’unica realtà che si manifesta in modi diversi, che compare in modalità differenti.

La sostanza è:
- increata;
- eterna;
- infinita perché se fosse finita sarebbe delimitata da altro una, perché due sostanze infinite non potrebbero coesistere
causa sui, la sostanza perché eterna si identifica in causa sui;
- Dio in ultima analisi è l’unica sostanza;
- l’Intero poiché la sostanza Dio è infinita.

Gli attributi e i modi

Essendo la sostanza infinita, sono infiniti anche i suoi attributi.
Noi esseri umani riusciamo a concepire solo due attributi fondamentali, cioè le qualità essenziali della sostanza:
- estensione;
- pensiero.
Di fatto sono le due sostanze cartesiane. Cartesio non ha sbagliato, ma non sono sostanze, ma attributi dell’unica sostanza. Deduce questi attributi rifacendosi all'esperienza, è grazie a questo che l’uomo conosce la materia e la coscienza.

Dato che ogni attributo è infinito, ne seguono necessariamente infinite sue manifestazioni, i modi, cioè le modificazioni accidentali della sostanza.

Il Panteismo ci dice che dio è l’unica realtà, tutto è in Dio.
Il Panenteismo, tutto è Dio.

Spinoza distingue dalla natura una componente attiva e una passiva, ciò che è causa e ciò che è effetto.
natura naturans cioè la sostanza con i suoi attributi
natura maturata cioè l’insieme dei modi
Sono due punti di vista diversi della stessa realtà di Dio.
Dio di conseguenza non è solo causa sui, ma anche causa di tutte le cose (causa rerum), una causa immanente che rimane all'interno di ciò che ha generato.

Analisi spinoziana

Spinoza si scaglia contro l’idea che Dio abbia creato il mondo perché lo ha voluto creare, per un atto di amore, ma lui non pensa. Il mondo viene creato per necessità matematica, geometrica e non per un atto di volontà.

Spinoza rifiuta l’antropomorfismo religioso cioè l’immaginare un Dio che abbia le fattezze umane. Le religioni tradizionali ci presentano Dio come un ente simile all'uomo e gli attribuiscono caratteristiche umane.

Ogni religione crede che esista un finalismo cioè la credenza che tutto nell'universo avvenga con uno scopo e che lo scopo sia deciso da Dio. Secondo Spinoza, questo pensiero non ha senso poiché dio non ha progetti, è la natura, non ha scopi, fini. Credere che nell'universo esista un fine significa anche limitare Dio. Se dio ha uno scopo, significherebbe raggiungere qualcosa che non ha, ma se è perfetto ed onnipotente come fa ad avere qualcosa che gli manca.

Dio non è solo il Dio buono che crea cose a vantaggio dell’uomo, ma anche colui che si adira di fronte ai peccati degli uomini e decide di punirli. (Segni della collera divina)

Quindi le religioni sono contraddittorie, ci dicono che Dio è perfetto e poi dice che ha degli scopi.

I finalisti commettono l’errore di confondere i mezzi con i fini Un finalista pensa che Dio ci abbia messo il sole, nella giusta distanza, per farci vivere, fatto per noi. Ma Spinoza dice che noi esistiamo grazie al sole.
Nel libro parla anche di etica, come l’uomo possa riuscire ad essere felice.
L’uomo dovremmo studiarlo come un rigido geometrismo morale, come si studiano le figure geometriche, con sguardo scientifico perché è un elemento della natura ed è soggetto alle leggi della natura.

Mente e corpo

Mente e corpo sono due diversi punti di vista di una stessa realtà. La mente ha come oggetto il corpo ma non ha alcuna possibilità di determinare il moto o la quiete di esso. Il corpo è l’oggetto della mente che non ha alcuna possibilità di indurre la mente a pensare.

L’azione di un corpo su un organo di senso del nostro corpo e la parallela azione di un’idea su un’altra idea. L’anima non è immortale poiché quando un corpo non c’è più e non reagisce all’azione di altri corpi, l’uomo a livello mentale non può più provare alcuna sensazione di piacere o di dolore. L’immortalità dell’anima non ha nulla di razionale, è solo una credenza religiosa, una superstizione.

Conatus (sforzo)

Una legge fondamentale del comportamento umano che riguarda anche ogni aspetto della natura, piante, animali. Ogni cosa della natura tende a perseverare nel proprio essere, tende ad autoconservarsi.
Non esiste il bene e il male, o meglio, sono dei derivati di questa legge di natura, ogni uomo cerca di migliorare la propria esistenza.
Il conatus, è un impulso che si concretizza in volontà se si riferisce alla mente, in appetito se si riferisce sia alla mente che al corpo. Esistono delle emozioni che noi proviamo quando il conatus viene soddisfatto e quando viene danneggiato, chiamandoli affetti primari:
gioia, che sentiamo quando il nostro conatus viene appagato, è un piacere che è riferito sia alla mente che al corpo
tristezza, la proviamo quando passiamo da una perfezione maggiore a una perfezione minore

Esempio: vado a scuola, vengo interrogato e prendo un bel voto. In quel momento provo gioia. Il mio conatus, ambisce a prendere un bel voto, sa bene che un buon voto ci fa stare meglio altrimenti se avessi preso un brutto voto devo recuperare e studiare di più. Passando da una perfezione minore a una perfezione maggiore

Secondo Spinoza bene e male (sono relativi e dipendono dalle circostanze) derivano dalla gioia e dalla tristezza. I valori morali derivano dal comportamento, dal conatus.

Affetti secondari derivano da gioia e tristezza.
Amore, è una forma di gioia che proviamo, la cui causa l’attribuiamo ad una persona esterna
Odio, è una tristezza che provo quando attribuisco la causa ad una persona

È proprio per questo che Dio non può né amare né odiare, perché non c’è nulla di esterno che gli può provocare gioia o tristezza.

Libero arbitrio

Noi non siamo liberi, non siamo in grado di decidere cosa provare, perché non decidiamo se essere arrabbiati e tristi. Non abbiamo il libero arbitrio. L’uomo non è libero di volere e decidere, ma può decidere come agire, se sono arrabbiato posso decidere come controllare la rabbia e sfogarla in altro.
Beatitudine: è l’amore intellettuale di Dio, raggiungendo i più elevati livelli di virtù, consapevole che tutto deriva dalla natura dell’estensione e dalle sue leggi.

Un uomo saggio è colui che impara a gestire il conatus, le emozioni che arrivano, dobbiamo imparare a gestirle, cercando il piacere, la gioia, liberandosi dalle speranze e dalle paure (i due sentimenti che generano la superstizione religiosa). È imparare ad avere il controllo sulle passioni.

La sua etica pone i fondamenti su tutto ciò che accresce la gioia, la vitalità, il piacere. Essa è rigidamente deduttiva e descrittiva poiché ogni sentimento deriva dal metodo geometrico. Bene e male, giusto e ingiusto, merito e colpa sono solo concetti soggettivi, punti di vista dell’uomo, e non ha senso questa distinzione.

Dice che dal punto di vista morale gli insegnamenti della Bibbia non sono poi così sbagliati, poiché dobbiamo trovare mezzi razionali per vivere bene.
Esempio: Se una persona ci odia come reagiamo? L’istinto direbbe di odiarli, litigate. Ma se ci ragioniamo a mente fredda sappiamo che rispondere odio con odio, non è una grande scelta.
Se vuoi annullare l’odio devi amare, si sconfigge solo con l’amore e si alimenta solo con altro odio.

Quando l’uomo cerca di capire il mondo esistono tre gradi della conoscenza del mondo che corrispondono tre tipo di vita diversi:
- percezione sensibile, ci accontentiamo di ciò che vediamo, dei sensi (grado più superficiale), non cogliamo l’unità. Vivendo così superficialmente, si tratta della vita della schiavitù delle passioni. Non riusciamo a governare le passioni che ci attraversano. Siamo schiavi del nostro conatus;
- ragione quando ci accorgiamo che le cose che ci circondano non sono così sparate ma ci sono dei legami, i fenomeni fanno parte di meccanismo e rapporti di causa-effetto. Inizia a direzionare secondo la ragione, il conatus, raggiungendo una maggior felicità;
- conoscenza intuitiva, posso intuire che non solo le cose sono legate tra loro, ma c’è un legame necessario tra tutto, c’è un’unica sostanza di cui tutto ne fa parte. Tutto ciò che avviene è necessario, è nella natura delle cose. Ci porta alla forma di fuga più alta. È l’amore intellettuale di Dio (amo il tutto, l’infinito, il destino, la natura).

I mali, le passioni, i dolori, le speranze sono uno tra i tanti elementi della natura. Se accetto questa realtà, dove tutto accade con leggi che non hanno un fine e uno scopo, allora so accettare la mia vita e vivo felice. Ho trovato quell'equilibrio col mondo, col cosmo e col creato che mi fa dire di essere parte di questo mondo. Ritiene di aver trovato una via per la felicità, l’unica forma di felicità è la consapevolezza del proprio ruolo, di sapere dove si sta, di sapere di far parte di un mondo.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Spinoza e quale fu il suo contributo principale alla filosofia?
  2. Spinoza era un filosofo ebreo del 1600, noto per le sue idee radicali che lo portarono a essere scomunicato. Il suo contributo principale è l'opera "Etica dimostrata come metodo geometrico", che esplora la natura di Dio e la felicità umana.

  3. Qual è la visione di Spinoza sulla superstizione e le religioni tradizionali?
  4. Spinoza vede la superstizione come una schiavitù derivante dalla paura e critica le religioni tradizionali per promuovere l'odio e l'intolleranza, sostenendo che esse non spiegano la verità ma impongono obbedienza.

  5. Come Spinoza analizza le contraddizioni della Bibbia?
  6. Spinoza esamina criticamente la Bibbia, evidenziando incongruenze e contraddizioni, come l'attribuzione errata dei testi a Mosè e le incoerenze nella rappresentazione di Dio, sostenendo che tali testi non possono essere rivelazioni divine.

  7. Qual è la concezione di Spinoza sulla libertà di pensiero e lo stato?
  8. Spinoza sostiene che la libertà di pensiero è un diritto inalienabile e immagina uno stato democratico dove i cittadini sono liberi e uguali, e la religione non interferisce con gli affari dello stato.

  9. Cosa intende Spinoza con il concetto di "unica sostanza" e come si relaziona a Dio?
  10. Spinoza afferma che l'unica vera sostanza è Dio, identificato con la natura. Tutto ciò che esiste è una manifestazione di questa sostanza unica, eterna e infinita, e Dio è l'ordine geometrico che regge il mondo.

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