Concetti Chiave
- Arthur Schopenhauer, nato nel 1788 a Danzica, sviluppa una visione pessimistica della vita influenzata da viaggi e studi classici, traendo ispirazione da Platone, Kant e le Upanishad.
- La filosofia di Schopenhauer si basa sull'immagine del velo di Maya, derivata dal pensiero orientale, che descrive l'esistenza umana come illusoria e spinge a cercare il noumeno attraverso l'esperienza di vita.
- L'uomo è schiavo della "volontà di vivere", un desiderio incessante che genera un ciclo di dolore e noia, criticando così l'ottimismo storico, cosmico e sociale.
- Schopenhauer respinge il suicidio come soluzione alla volontà di vivere, proponendo invece l'arte, la compassione e l'ascesi come vie per liberarsi da essa.
- L'arte, in particolare la musica, la compassione reciproca e la negazione dei desideri attraverso l'ascesi, sono strumenti per raggiungere una vita contemplativa e il Nirvana.
Indice
Infanzia e influenze filosofiche
Arthur Schopenhauer nasce nel 1788 in Danzica che allora faceva parte della Prussia occidentale. Grazie alla sua fortunata condizione familiare riesce a viaggiare e conoscere paesi e ambienti stimolanti. Tuttavia questo tipo di esperienza contribuisce ad alimentare la sua naturale tendenza a chiudersi in sé stesso e a nutrire una visione pessimistica della vita.
Fin da piccolo nutre un’insofferenza per la borghesia da cui è circondato e se ne distacca dedicandosi agli studi classici. La formazione del giovane Schopenhauer è influenzata da Platone, perché risponde all’esigenza di allontanarsi dalle cose sensibili per raggiungere il mondo delle idee; in Kant trova la critica al realismo e apprezza in lui l’approfondimento per la metafisica. Una forte influenza su Schopenhauer fu data dall’antichissima sapienza orientale delle Upanishad di cui condivideva il concetto di un’esistenza effimera e la via di liberazione che queste religioni suggeriscono all’uomo. Per questo aspetto si rimarca la contrapposizione a Hegel che aveva considerato come estranee tutte le esperienze filosofiche precedenti ai Greci.Il velo di Maya e la conoscenza
Rifacendosi al pensiero orientale, Schopenhauer utilizza l’immagine del velo di Maya per spiegare come l’esistenza umana consista nel vivere nell’illusione, riprendendo così la differenza fra “la cosa per come appare” e “la cosa in sé” già anticipata dal criticismo kantiano. Ma dove per Kant il fenomeno era l’unica realtà accessibile alla conoscenza umana, per l’autore de Il mondo come volontà e rappresentazione il fenomeno si configura proprio come illusione; esso è illusione in virtù della sua natura di rappresentazione della coscienza; il mondo viene così descritto come costituito da due elementi di per sé inscindibili e indipendenti l’uno dall’altro, il soggetto rappresentante e l’oggetto rappresentato, e la conoscenza come il processo attraverso in cui questi ultimi vengono distinti.
Il velo di Maya si presenta così come un tessuto di fenomeni la cui natura è apparenza, e il compito del filosofo, così come quello dell’individuo che si interroga sul senso dell’esistenza, è proprio quello di squarciare il velo e abbracciare il noumeno, per Kant inconoscibile ma per Schopenhauer raggiungibile attraverso l’esperienza del vivere . L’uomo, solamente vivendosi come corpo, scopre che la sua essenza è la volontà di vivere. Tale volontà domina tutta la realtà e si presenta come forza irrazionale, cieca, senza scopo o ragione.
La volontà di vivere e il dolore
Per capire il pensiero di Schopenhauer dobbiamo osservare noi stessi: secondo il filosofo siamo schiavi della volontà, la volontà di vivere. Noi vogliamo qualcosa e mentre lo vogliamo stiamo male perché quel qualcosa che vogliamo ci manca: ecco il dolore. Poi però otteniamo quel qualcosa e siamo soddisfatti e non abbiamo altro a cui aspirar. Ed ecco che subentra la noia: dopo un po' torneremo ad avere bisogno di qualcosa e lì tornerà il dolore, il desiderio. Per questo afferma che la nostra vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia.
Critica all'ottimismo e la volontà
Schopenhauer inoltre critica gli ottimisti: al contrario dei suoi contemporanei, la storia non porta a nessun progresso, anzi è un continuo ripetersi della stessa tragedia, cambiano solamente i protagonisti. Questa è la critica all’ottimismo storico. C’è poi la critica all’ottimismo cosmico secondo cui il mondo sarebbe dominato dalla ragione ma per Schopenhauer non è così. Infine c’è l’ottimismo sociale che dice che gli uomini sono in grado di convivere per il bene comune ma Schopenhauer afferma che gli uomini convivono solamente per convenienza ma dentro di loro c’è una belva pronta ad uscire alla prima occasione perché in realtà la nostra volontà di vivere è talmente forte che ci porta a voler superare gli altri. E qui arriviamo ad un punto cardine della sua filosofia: se il nostro mondo è un inferno, se siamo schiavi della volontà e la nostra vita è dolore e noia tanto varrebbe suicidarsi. Ma per Schopenhauer non è così perché suicidarsi varrebbe a dire che la nostra volontà di vivere è talmente forte, che se inappagata ci porterebbe al suicidio. Ossia, la volontà di vivere ci danna così tanto che se non riusciamo a soddisfarla allora tanto vale morire. Ecco perché i suicidi che vorrebbero liberarsi dalla volontà di vivere, sono semplicemente suoi schiavi.
Liberazione dalla volontà
E allora come possiamo liberarci dalla volontà che ci rende schiavi? Secondo Schopenhauer grazie a tre cose:
1) Arte. Essa è in grado di distrarci e ci porta a contemplare le forme pure. Secondo il filosofo la forma di arte più pura è la musica
2) Compassione. Dal latino “cum -patire” = soffrire insieme. Soffrire insieme ci rende chiaro che siamo tutti nella stessa condizione e quindi non dobbiamo lottare tra di noi. E dato che la società non ci permette di essere noi stessi, è meglio vivere per gli altri.
3) Ascesi . Non desiderando più e negando i nostri desideri e la nostra volontà di vivere, potremmo raggiungere il Nirvana ossia la pace assoluta. Bisogna dedicarsi al proprio mondo interiore, contemplare la natura e la propria anima. Vivere una vita contemplativa
Domande da interrogazione
- Quali influenze hanno plasmato la formazione filosofica di Schopenhauer?
- Come Schopenhauer descrive l'esistenza umana attraverso il concetto del "velo di Maya"?
- Qual è la visione di Schopenhauer sulla volontà di vivere?
- Quali critiche muove Schopenhauer agli ottimismi storico, cosmico e sociale?
- Come propone Schopenhauer di liberarsi dalla schiavitù della volontà di vivere?
La formazione di Schopenhauer è stata influenzata da Platone, Kant e le Upanishad orientali, che hanno contribuito alla sua visione del mondo e alla sua filosofia.
Schopenhauer utilizza il "velo di Maya" per spiegare che l'esistenza umana è un'illusione, distinguendo tra "la cosa per come appare" e "la cosa in sé", concetti derivati dal criticismo kantiano.
Schopenhauer vede la volontà di vivere come una forza irrazionale e cieca che domina la realtà, causando un pendolo tra dolore e noia nella vita umana.
Schopenhauer critica l'ottimismo storico come un ripetersi di tragedie, l'ottimismo cosmico come un'illusione di razionalità nel mondo, e l'ottimismo sociale come una convivenza umana basata sulla convenienza.
Schopenhauer suggerisce che ci si può liberare dalla volontà di vivere attraverso l'arte, la compassione e l'ascesi, che portano alla contemplazione e alla pace interiore.