bischerella
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Concetti Chiave

  • I filosofi successivi a Kant, come Reinhold e Schulze, criticano il dualismo fenomeno-noumeno e pongono le basi per l'idealismo, che sarà sviluppato da Fichte.
  • Fichte abolisce il concetto di noumeno, promuovendo l'idea di un Io infinito e creatore, che diventa il fondamento dell'idealismo romantico tedesco.
  • La Dottrina della Scienza di Fichte si basa su tre principi fondamentali: l'Io pone se stesso, l'Io pone il non-io, e l'Io oppone un non-io divisibile, formando una struttura dialettica.
  • Fichte distingue tra idealismo e dogmatismo, sostenendo che l'idealismo, partendo dal soggetto, è una filosofia della libertà, mentre il dogmatismo limita la libertà dell'Io.
  • La filosofia politica di Fichte promuove uno Stato socialista autarchico, che garantisce libertà, proprietà e benessere, e sostiene la missione civilizzatrice della Germania.

Johann G. Fichte
1762/1814

Itinerari di Filosofia 2B

Pag. 837/857

Critiche a Kant e dualismo

Critici immediati di Kant e dibattito sulla cosa in sè: Prima di Fichte, fondatore vero e proprio dell'idealismo, ci sono alcuni filosofi successivi a Kant (Reinhold, Schulze, Maimon e Beck) che mettono le basi di questa nuova dottrina filosofica. In particolare questi criticano il dualismo assoluto, cioè la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno.

La contraddizione di Kant sta nel fatto che afferma l'esistenza della cosa in sè, ma dice che non si può conoscere. Il ragionamento da cui partono questi filosofi è che ogni realtà che noi conosciamo è una rappresentazione della coscienza e questa è condizione indispensabile per il sapere. Se l'oggetto è concepibile solo in merito a una cosa che lo rappresenta (coscienza), come si può ammettere l'esistenza della cosa in sé se questa non può essere percepita da sola, ma solo come rappresentazione della coscienza? Seconda critica che viene mossa a Kant è la tesi secondo cui il filosofo si sarebbe contraddetto dicendo che la cosa in sé è causa delle nostre sensazioni: se così fosse al noumeno verrebbe applicato il concetto di causa/effetto che invece è tipico de fenomeno. In realtà tutte queste osservazioni critiche a Kant rimangono prevalentemente sul piano gnoseologico, cioè non ancora incentrato sulla tesi metafisica di un Io creatore e infinito: questo passaggio avverrà con Fichte.

Idealismo romantico tedesco

Idealismo Romantico Tedesco: In italiano per idealista si intende colui che è attratto da valori etici o religiosi per i quali è disposto a sacrificare la propria vita. In filosofia si parla di idealismo per identificare quelle visioni del mondo che privilegiano la dimensione ideale rispetto a quella reale. In particolare in filosofia è utilizzata per alludere o alle forme di idealismo gnoseologico o alle forme di idealismo romantico o assoluto. Nel primo caso ci si riferisce a quelle forme di idealismo dove l'oggetto della conoscenza è l'idea o la rappresentazione; nel secondo si mira a sottolineare che lo Spirito è il principio di tutto e che al di fuori di esso c'è il nulla. L'idealismo romantico sorge quando Fichte, partendo dalle critiche a Kant, abolisce il noumeno o cosa in sé a favore di un'entità creatrice e infinita. La massimo dell'idealismo tedesco è che "tutto è spirito". Con il termine spirito si intende la realtà umana come attività conoscitiva e pratica come libertà creatrice. Le domande che ci si pone con lo studio sono "Come mai lo spirito è fonte creatrice dell'universo?" e "Che cosa è per gli idealisti la natura?". La risposta la troviamo nella dialettica, ossia nel fatto che non esiste una sintesi o spirito che non sia la risoluzione tra tesi e antitesi, dove l'antitesi è la natura. Nel momento in cui l'uomo è la ragion d'essere dell'universo, possiamo dire che l'uomo coincide con l'Assoluto quindi con il Dio. Con l'idealismo abbiamo un panteismo spiritualistico, dove l'uomo è lo spirito operante del mondo, quindi è Dio. Nella stessa direzione possiamo dire che l'idealismo è anche un monismo dialettico, perché esiste un'unica sostanza positiva (lo spirito) che si realizza attraverso la negazione (natura/antitesi).

Vita e opere di Fichte

Fichte nasce in una famiglia poverissima. Studia a Jena e a Lipsia e lavora inizialmente come precettore. Entra in contatto con Kant a Lipsia: la sua prima opera Saggio di una critica di ogni rivelazione è ispirato al kantismo, tanto che compare anonimo e fu scambiato per uno scritto di Kant. Durante il governo prussiano questo saggio e altri vennero censurati e Fichte indignato passò a difendere la libertà. Dal 1794 al 1799 Fichte è professore all'università di Jena e poi è costretto ad allontanarsi a causa di una sua dichiarazione dove identificava Dio con l'ordine morale del mondo e quindi veniva accusato di ateismo. Fichte si reca dunque a Berlino, dove al momento dell'invasione napoleonica pronunciò i famosi Discorsi alla nazione tedesca.

La caratteristica della personalità di Fichte è quella di sentire dentro di sé l'esigenza dell'azione morale. Nella seconda parte della sua vita questa azione morale sarà sostituita dalla fede religiosa. Nel complesso quindi la sua personalità ha un'orientamento etico-religioso. A differenza di Kant, al quale comunque si è ispirato nel primissimo periodo, egli vuole formare una filosofia dell'infinito, dove l'infinito è l'uomo stesso. Negli ultimi scritti, pubblicati postumi dal figlio, Fichte esponeva i capisaldi del suo sistema e della dottrina della scienza.

Infinità dell'Io e dottrina della scienza

Infinità dell'Io: Kant aveva riconosciuto nell'io penso il principio di tutta la conoscenza, ma limitato alla cosa in sè. Con Fichte l'Io diventa l'unico principio materiale e formale del conoscere: quindi non è solo finito, ma anche infinito. Il rendere infinito l'Io contribuisce anche a renderlo libero, in modo assoluto. La deduzione di Fichte pone o crea il soggetto e l'oggetto come attività creatrici.

L'ambizione di Fichte è quella di costruire una filosofia che sia sapere assoluto e perfetto. La Dottrina della Scienza vuole essere un sapere che metta in luce il principio su cui si fonda la validità di ogni scienza. Il principio è l'Io o Autocoscienza: possiamo affermare che qualcosa esiste solo se lo mettiamo in rapporto con la nostra coscienza; e la coscienza è tale solo se è autocoscienza. In sintesi la coscienza è fondamento dell'essere; l'autocoscienza è fondamento della coscienza. Con la Dottrina della Scienza (1) Fichte vuole dedurre dall'autocoscienza la vita teoretica e pratica dell'uomo: per farlo utilizza tre momenti fondamentali.

L'io pone se stesso. Tesi. È ricavato dalla legge dell'identità per cui A=A. Questa legge base implica un principio ulteriore che è l'Io: se è vero che A=A dobbiamo presupporre che A esista e l'esistenza di A dipende da un'Io ipotetico che la fa esistere. Ma l'Io on può affermare l'esistenza di qualcosa, se prima non afferma la sua, quindi l'Io esiste e pertanto esiste A. L'io si autocrea ed è infinito.

L'io pone il non io: L'io oppone a se stesso qualcosa che è il non io, che è il suo opposto. Questo fatto, che è la nostra antitesi, deve accadere affinché possa esistere una coscienza reale.

L'io oppone, nell'io, a un io divisibile un non-io divisibile. Sintesi. Inserendo il non-io, l'Io risulta limitato. Il terzo momento rispecchia la situazione concreta del mondo che è formato da una molteplicità di io finiti che hanno di fronte oggetti finiti.

Chiarificazioni

Principi della dottrina di Fichte

Questi principi chiariscono la dottrina di Fichte che è basata sull'esistenza di un Io infinito; di un Io finito, limitato dal non-io; e dalla realtà di un non-io, cioè del mondo che si oppone all'io finito, ma che si ricompone nell'infinito. I tre principi non vanno interpretati in senso cronologico, ma logico: esiste un Io infinito e pertanto ne deve esistere anche uno finito. In realtà lo scopo di Fichte è quello di mettere in luce che la natura esiste solo come momento dialettico della vita dell'Io. L'io, in base a quanto detto, è finito e infinito al tempo stesso. L'io infinito è la meta di tutti gli Io finiti: quindi l'infinito per gli uomini deve essere una missione. In conclusione l'uomo è in una lotta inesauribile contro il limite; il compito dell'uomo è l'umanizzazione del mondo, il tentativo di spiritualizzare le cose e noi stessi. Lo sforzo dell'uomo è un concetto dinamico che mira all'autoperfezionamento. I tre principi esposti corrispondo alle categorie kantiane di qualità, quantità e relazione.

Presupponendo che la storia del mondo si articoli nei tre momenti di Fichte allora si può concludere che l'Io fichtiano ha una struttura dialettica triadica incentrata sul concetto di sintesi degli opposti (tesi e antitesi). Lo storico De Ruggiero spiega così questo punto: bisogna pensare ad un'attività ritmica che si svolge per la presenza dell'antitesi. Qualsiasi atto mentale senza critica è destinato a disperdersi. Lo schema triadico dunque non fa altro che simboleggiare questo processo. Una volta giunti alla sintesi si ha un periodo di pausa e riposo, ma poi si prevede un nuovo slancio: se non si ha questo nuovo slancio, cioè questa insoddisfazione è la morte. La morte non si intende come morte dell'individuo, ma come una sintesi che rimane limitata e non si protende verso l'infinito. La visione dialettica del reale è una visione dinamica.

Dogmatismo e idealismo secondo Fichte

Nella Prima Introduzione alla dottrina della scienza Fichte afferma che esistono due solo sistemi filosofici possibili: il dogmatismo e l'idealismo. La filosofia non è astratta, ma piuttosto una riflessione sull'esperienza che ha scopo quello di scoprire il fondamento dell'esperienza stessa. Siccome nell'esperienza sono in gioco OGGETTO (la cosa) e il SOGGETTO (l'intelligenza) la filosofia può assumere la forma dell'idealismo, che consiste nel puntare sull'intelligenza; oppure del dogmatismo, che consiste nel puntare sulla cosa. L'idealismo consiste nel partire dal soggetto per poi spiegare l'oggetto; il dogmatismo parte dall'oggetto per poi spiegare il soggetto. Secondo Fichte nessuno dei due sistemi riesce a negare direttamente il suo opposto, poiché entrambi presumono l'esistenza del soggetto o dell'oggetto. La scelta fra i due sistemi deriva da una differenza di interesse nell'uomo, cioè da una presa di posizione in campo etico: il dogmatismo finisce sempre per rendere nulla la libertà, fa dell'Io un prodotto delle cose e quindi nega la sua autonomia; l'idealismo si struttura, al contrario, come dottrina della libertà. Il corrispettivo di queste due filosofie sono due tipi di umanità: quelli con temperamento passivo non si sono ancora elevati alla libertà e quindi preferiscono una spiegazione dogmatica che da origine a una filosofia della necessità, quelli di temperamento attivo preferiscono una filosofia della libertà.

Fatta questa spiegazione è però necessario precisare che tutta la Dottrina delle scienze di Fichte è volta a spiegare la superiorità dell'Io come realtà originaria e assoluta che può spiegare se stessa e le cose, e il rapporto che c'è tra se stessa e le cose.

Conoscenza e azione morale

Dall'azione di tesi e antitesi nasce sia la conoscenza che l'azione morale. Il dogmatismo ritiene che la rappresentazione sia data dall'azione della cosa sull'io e quindi sostiene che la cosa sia indipendente dall'Io e precedente a questo. Fichte accetta questa spiegazione, ma aggiunge che il Non-Io, quindi l'antitesi, è formato dall'Io e pertanto l'azione si riflette sul non-Io, ma ha l'origine nell'Io. Fichte dunque è dogmatico e idealista al tempo stesso: dogmatico perché ammette esista un'azione del Non-Io; idealista perché ritiene che alla base ci sia l'Io. A questo punto il problema è capire come mai il Non-Io, quindi l'autocoscienza, si presenta come autonoma quando è invece generata dall'Io? Fichte risponde con la teoria dell'immaginazione produttiva, che corrisponde all'atto di creazione del Non-Io da parte dell'Io. La base è che la coscienza presuppone sempre una situazione in cui un soggetto ha davanti a sè un oggetto; pertanto l'azione di creazione sarà inconscia.

La ri-approprazione del Non-Io avviene attraverso un processo di conoscenza che avviene in cinque gradi:

SENSAZIONE: l'Io avverte l'oggetto fuori di sè. L'oggetto è un dato che si oppone all'Io.

INTUIZIONE: Distinzione fra soggetto e oggetto nelle coordinate spazio-tempo.

INTELLETTO: Molteplicità rapporti tra soggetto e oggetto.

GIUDIZIO: Fissa la sintesi intellettiva.

RAGIONE: Massimo livello conoscitivo.

Il primato della ragion pratica

Il motivo per cui la coscienza ha davanti a sè un Io finito e non Non-Io finito è di natura pratica: l'azione dell'uomo è data dalla conoscenza, ma è anche vero che la conoscenza esiste perché noi agiamo. Quindi, secondo Fichte l'Io pratico (agire) è la ragione stessa dell'Io teoretico (conoscenza). In questo modo Fichte ribadisce quanto già detto da Kant con il primato della ragion pratica sulla ragion teoretica. Il pensiero di Fichte viene dunque denominato idealismo etico. La tesi dell'idealismo è che noi esistiamo per agire e il mondo esiste perché teatro delle nostre azioni. Agire significa imporre al Non-Io la legge dell'Io. L'agire è quindi un imperativo, un dovere, che fa trionfare lo Spirito sulla materia, con la sottomissione dei nostri impulsi alla ragione e con la plasmazione della realtà esterna secondo il nostro volere. Il Non-Io è pero indispensabile all'azione dell'Io: per realizzare se stesso, l'Io (libertà) deve agire moralmente. Già Kant diceva che l'attività morale è ottenuta con un sforzo; in Fichte questo sforzo è l'ostacolo quindi il Non-Io. Per realizzarsi l'Io deve superare l'ostacolo (Non-Io) con un processo di autoliberazione, attraverso cui l'Io mira a diventare infinito.

La missione sociale dell'uomo e del dotto

Missione sociale dell'uomo e del dotto

Nell'ultima parte del Sistema della dottrina morale Fichte deduce che il dovere morale può essere realizzato da un io finito insieme ad altri io finiti. Ammettendo l'esistenza di altri essere intelligenti, devo riconoscere che lo scopo della mia esistenza (libertà) è anche il loro. Quindi ogni io finito è costretto a porre dei limiti alla sua libertà, per non intaccare quella degli altri. Il fine ultimo dell'uomo e della società è dunque quello di farsi liberi e rendere liberi gli altri. Per realizzare questo scopo occorre la mobilitazione dei dotti. Nelle Lezioni sulla missione del dotto Fichte sostiene che gli intellettuali non devono rimanere isolati, ma devono essere persone pubbliche con determinate responsabilità sociali. I dotti devono essere d'esempio per gli altri uomini.

Pensiero politico e nazionalismo

Sul pensiero politico di Fichte hanno influenza le vicende storiche contemporanee dalla rivoluzione francese alle guerre napoleoniche, che stimolano lo sviluppo della filosofi in senso nazionalistico. Fichte ha una visione contrattualistica e antidispotica dello Stato: lo scopo del contratto sociale è l'educazione alla libertà e il diritto alla rivoluzione. Se lo Stato non permette la libertà, chiunque ha il diritto di rompere il contratto sociale e di promuoverne un'altro. Lo Stato deve favorire lo sviluppo di una società di persone libere e responsabili: è quindi un mezzo di formazione per la società perfetta. Nei Fondamenti del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza lo Stato è garante del diritto: la persona non può agire nel mondo se non è libera. I diritti originari dell'uomo sono tre: libertà, proprietà e conservazione e possono essere garantiti solo da una forza superiore, quindi dallo Stato. Altro compito dello Stato è quello di rendere impossibile la povertà, garantendo a tutti i cittadini lavoro e benessere. In conclusione Fichte propone uno statalismo socialistico, perché basato su un regolamento sociale della vita pubblica; e autarchico, perché autosufficiente sul piano economico. Non implica il comunismo: il diritto alla proprietà nasce dal diritto al lavoro. Lo Stato deve sorvegliare la produzione e la distribuzione del benessere e non deve avere contatti con l'esterno, perché problemi commerciali ed economici possono portare a guerre.

L'occupazione napoleonica della Germania ha avuto su Fichte un effetto di aumento del nazionalismo e del patriottismo. È questa la fase dei Discorsi alla nazione tedesca. Il tema di quest'opera è l'educazione: nel mondo serve una nuova azione pedagogica che permetta di mettersi al servizio del popolo e non di un élite. Secondo Fichte solo il popolo tedesco risulta essere in grado di promuovere la nuova educazione. Punto fondamentale è la lingua: i tedeschi sono gli unici ad aver mantenuto la loro lingua originaria e pertanto sono l'incarnazione dell'Urvolk, cioè il popolo primitivo rimasto integro. Per questo motivo sono gli unici a considerarsi un popolo, il popolo per eccellenza. Di conseguenza sono gli unici ad avere una patria e a costituire un'unità organica che si identifica con la realtà profonda della nazione. La Germania è dunque, per Fichte, la nazione eletta che deve realizzare l'umanità fra gli uomini. Occorre sottolineare che il primato del popolo tedesco è di tipo spirituale e culturale e che il fine dell'umanità è nei valori etici della ragione e della libertà.

Nel Sistema della dottrina del diritto, Fichte tenta di ricondurre il diritto alla moralità: il diritto è la condizione preparatoria della moralità e bisogna assicurare a ogni persona la realizzazione della moralità tramite una disciplina, che è il diritto.

Inizialmente si pensava che con l'affrontare il problema religioso, per Fichte si aprisse una seconda fase della filosofia. Dopo che si è assistito alla pubblicazione integrale delle opere di Fichte si è però giunti a conclusione che tra le fasi c'è continuità e non si può riconoscere due fasi distinte in modo netto.

Stadi della ragione e storia

Fichte dichiara che lo scopo della vita dell'umanità è quello di conformarsi con la ragione in tutte le sue relazioni. In base a questo si distinguono due stadi:

ETÀ DELL'INNOCENZA: La ragione è incosciente, istintiva.

ETÀ DELLA GIUSTIFICAZIONE E DELLA SANTIFICAZIONE: La ragione si possiede.

Tra questi due stadi sono racchiuse le varie epoche della storia. La prima è quella dell'ISTINTO dove la ragione non ha partecipazione con la volontà; la seconda è quella dell'AUTORITÀ, dove la ragione si esprime in personalità potenti; la terza è quella della RIVOLTA CONTRO LE AUTORITÀ ed è la liberazione dall'istinto. Nella terza epoca si sveglia nell'uomo il libero arbitrio. La quarta epoca è quella della MORALITÀ; la quinta è quella in cui la legge della RAGIONE cessa di essere ideale per diventare reale. In questo processo in cui la ragione si realizza, la storia è lo sviluppo della coscienza o del sapere. Il sapere è l'espressione della potenza divina e non ha altro oggetto che Dio.

Dottrina della scienza e concetti chiave

Dottrina della scienza: Scienza della scienza. Sapere certo e infallibile.

Principio primo del sapere: Io. E' autocreatrice. Prima di porre qualsiasi cosa, dobbiamo presupporre l'esistenza, quindi l'Io.

Deduzione: Assoluta e metafisica perché si serve dell'Io per spiegare il sistema della realtà.

Autocoscienza: Consapevolezza che il soggetto ha di se stesso. Base di ogni conoscenza.

Intuizione intellettuale: Autointuizione immediata che l'Io ha di se stesso.

Io: Principio assolutamente primo di tutto il sapere umano. In quanto autocreatore di se stesso risulta automaticamente libero, assoluto e infinito.

Non Io: Mondo oggettivo posto dall'io ma opposto all'Io.

Io finito: Limitato dal Non Io.

Dialettica: Principio della struttura triadica della vita spirituale (tesi/antitesi/sintesi).

Dogmatismo: Partire dall'oggetto per spiegare il soggetto.

Idealismo: Partire dal soggetto per arrivare all'oggetto.

Conoscenza: Azione del Non Io sull'Io.

Morale: Azione del Non Io sull'Io che assume la forma di un dovere che fa trionfare lo Spirito sulla Materia.

Primato della Ragion Pratica: La conoscenza e l'oggetto della conoscenza esistono solo in funzione dell'agire.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali critiche mosse a Kant dai filosofi successivi, prima di Fichte?
  2. I filosofi successivi a Kant, come Reinhold, Schulze, Maimon e Beck, criticano il dualismo assoluto di Kant, in particolare la distinzione tra fenomeno e noumeno. Essi contestano l'idea che la cosa in sé esista ma non possa essere conosciuta, e criticano l'applicazione del concetto di causa/effetto al noumeno, che dovrebbe essere riservato ai fenomeni.

  3. Come Fichte modifica l'idealismo rispetto a Kant?
  4. Fichte abolisce il concetto di noumeno o cosa in sé, sostituendolo con un'entità creatrice e infinita, l'Io. L'idealismo di Fichte si basa sull'idea che tutto è spirito, e l'Io diventa il principio materiale e formale del conoscere, rendendolo non solo finito ma anche infinito.

  5. Qual è la struttura dialettica dell'Io secondo Fichte?
  6. La struttura dialettica dell'Io di Fichte si articola in tre momenti: l'Io pone se stesso (tesi), l'Io pone il non-io (antitesi), e l'Io oppone, nell'Io, a un Io divisibile un non-io divisibile (sintesi). Questa struttura simboleggia un processo dinamico di sintesi degli opposti.

  7. Qual è la differenza tra idealismo e dogmatismo secondo Fichte?
  8. L'idealismo parte dal soggetto per spiegare l'oggetto, mentre il dogmatismo parte dall'oggetto per spiegare il soggetto. Fichte sostiene che la scelta tra i due sistemi deriva da una differenza di interesse etico nell'uomo, con l'idealismo che si struttura come dottrina della libertà e il dogmatismo che nega l'autonomia dell'Io.

  9. Qual è il ruolo dello Stato nella filosofia politica di Fichte?
  10. Fichte vede lo Stato come un mezzo per l'educazione alla libertà e il diritto alla rivoluzione. Lo Stato deve garantire i diritti originari dell'uomo, come libertà, proprietà e conservazione, e rendere impossibile la povertà. Propone uno statalismo socialistico e autarchico, dove lo Stato regola la vita pubblica e garantisce il benessere dei cittadini.

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