Concetti Chiave
- Locke, autore britannico del XVII secolo, si inserisce nel dibattito tra le scuole di Cambridge e Oxford, opponendosi all'innatismo delle idee con un approccio empirico.
- Nel suo "Saggio sull'intelligenza umana", Locke esplora tematiche come l'origine delle idee e la critica delle idee innate, sostenendo che la conoscenza derivi dall'esperienza.
- Locke classifica le idee in semplici e complesse, sottolineando che le idee semplici derivano dalla sensazione e dalla riflessione, mentre quelle complesse nascono dalla combinazione di idee semplici.
- Nel terzo libro del saggio, Locke si concentra sul linguaggio, considerandolo un sistema artificiale di comunicazione e sostenendo una posizione nominalista.
- Locke è noto per la sua teoria politica, che include l'importanza della proprietà tra i diritti naturali e l'idea di una tripartizione dei poteri: legislativo, esecutivo e federativo.
Locke: autore 600esco, nato nel 1632. Vive una vita mediamente longeva. È britannico. L’ambiente universitario britannico è formato dalla divisione tra le due scuole di Cambridge e Oxford. La scuola di Cambridge: due massimi esponenti sono Henry More e Ralph Cudworth. Esponenti anche del
neoplatonismo di Cambridge. Portano avanti le idee di Platone. Nella scuola di Oxford portano avanti le idee di
Aristotele. I neoplatonici credevano alla realtà ontologica delle idee (
Platone credeva che esistessero ontologicamente le idee) e che esistano delle idee innate.
A questo di oppone lo sperimentalismo di Oxford che si richiama ad Aristotele con Robert Boyle scienziato della Royal Society. Qui si inserisce proprio Locke. Studia anche medicina. Come
Hobbes sarà precettore di rampolli della nobiltà inglese ed entrerà in contatto con una delle famiglie più importanti della nobiltà inglese, la famiglia Cooper. Alla quale apparterrà un altro importante filosofo della modernità: Shaftesbury. Costretto a viaggiare per l’Europa. Come percettore scriverà nel 1693: pensieri sull’educazione. Non ha una vita avventurosa, prova a praticare anche l’arte medica ma con risultati scadenti. OPERE: 1680 saggio sull’intelligenza umana. Un’altra è l’epistola sulla tolleranza e i due saggi sul governo (di argomento politico). Tutte alla fine del 600. Opere con obiettivi diversi. Il saggio sull’intelligenza umana scritto di gnoseologia, teoria sulla conoscenza. L’epistola sulla tolleranza è l’unico scritto in latino perché le altre le scrive tutte in inglese. In ambito politico si immette nel filone giusnaturalistico. Cerca una mediazione tra razionalismo e cartesianesimo. Saggio sull’intelligenza umana: opera suddivisa in 4 libri e questi 4 libri hanno 4 temi principali. 1° libro critica dell’innatismo (teoria secondo cui esistono idee innate); 2° libro classificazione delle idee (la conoscenza per Locke è solo una conoscenza di idee e le idee saranno poi classificate); 3° libro linguaggio (serve per comunicare le idee); 4° libro forme della conoscenza (3). I primi tre libri sono di stampo empiristico, il 4° è la mediazione tra razionalismo e empirismo. È un saggio: genere filosofico del 600, opera la cui genesi viene raccontata dallo stesso Locke nell’epistola dedicatoria Locke dedica le sue opere ai suoi protettori quindi alla famiglia Cooper. Poi descrive come nasce quest’opera. Quest’opera nasce perché come spesso capitava, la sera si ritrovava con degli amici a discutere sulla morale, sulla religione e così via, ma il problema e che non riuscivano mai a mettersi d’accordo su niente; allora Locke ha detto che prima di poter trovare un accordo su questi bisognava capire cosa poteva conoscere davvero l’uomo. Qual è l’estensione e quali sono i limiti della conoscenza umana. Per spiegare la sua idea Locke si serve di una metafora: paragona gli uomini a tanti marinai che si trovano in un oceano più o meno burrascoso che è l’
esistenza e sono dotati di un’ancora che è l’intelletto (intelligenza). Si apre con una critica, la critica dell’innatismo critica delle idee innate, si oppone all’idea cartesiana. Qualsiasi uomo in qualsiasi nazione è convinto che Dio esiste e quindi Dio è un’idea innata. Locke mette in discussione questo usando 3 obiezioni: una quella dei bambini e poi aggiunge due categorie che sono quella del selvaggio e quella dell’idiota. I bambini, i selvaggi e gli idioti non hanno l’idea di Dio perciò non può essere un’idea innata. È vero che se noi chiediamo ad un bambino se esiste Dio, lui risponde di sì, ma non perché abbia un’idea innata di Dio o perché creda davvero che esista ma perché ha assimilato questo dalle credenze della società o perché ne ha sentito parlare. Locke è credente, è solo convinto che Dio ci ha dato gli strumenti per arrivare a conoscere Dio e questi strumenti sono i 5 sensi, quindi con l’esperienza si arriva a conoscerlo, ma non è assolutamente un’idea innata. La conoscenza nasce dall’esperienza. L’esperienza è come un albero con due grandi rami: il senso esterno (Sensazione) e il senso Interno (Riflessione). L’esperienza è l’unione di sensazione e riflessione. Sensazione tutto ciò che deriva dai 5 sensi e quello che ci arriva dai sensi è immediato. È una conoscenza certa. Non solo abbiamo sensazione di qualcosa, ma siamo coscienti di quella cosa e questa è la riflessione. Condillac dice che Locke non è andato fino in fondo perché la riflessione è la trasformazione della sensazione e quindi se per Locke sensazione e riflessione sono due rami dello stesso albero per Condillac tutto viene dopo la sensazione. Infatti si dice che Condillac trasforma l’empirismo di Locke in sensismo. Ci possiamo fidare dell’esperienza, ma ci fornisce del materiale grezzo e che deve raggiungere l’intelletto facoltà che si occupa delle idee. Perché per Locke la conoscenza è la conoscenza di idee. Dall’esperienza ci derivano però solo idee semplici la cui percezione è immediata. Che ci derivano da un solo senso. Conoscenza= composizione di idee, a partire da idee semplici fino a creare idee complesse. Le idee semplici sono sempre vere mentre quelle complesse saranno vere o false a seconda di come componiamo le idee semplici. Idee semplici di sensazione e idee semplici di riflessione e non ci creano problemi. Idee complesse ripartite in idee di: modo, sostanza e relazione. Le idee di modo sono le idee di quelle qualità che non sussistono di per sé, ma che dobbiamo associare ad altre. L’idea di sostanza è ciò che sussiste di per sé, quella che non ha bisogno di altro per sussistere. Locke dice che non conosciamo il substrato che lo fa essere sostanza perché non ne abbiamo l’esperienza. Noi non la conosciamo, ma non vuol dire che non esista. Dio ha voluto che noi non conoscessimo l’idea di sostanza, altrimenti ci avrebbe fornito gli strumenti per poterla conoscere. L’idea di relazione è il confronto di un’idea con un’altra. Sono due le principali idee di relazione: 1) idee di causa-effetto, 2) idea d’identità. Che cosa fa sì che io consideri me stesso la stessa persona di ieri e di domani? Il terzo libro è dedicato al linguaggio. Per comunicare sulle nostre conoscenze dobbiamo ricorrere al linguaggio. Il linguaggio per Locke è artificiale; quindi Locke viene definito un nominalista. Il nome non indica l’essenza ontologica di quella cosa, ma solo il nome che gli abbiamo dato mettendoci d’accordo. Nell’ultimo libro si occupa della conoscenza vera e propria e prova a trovare una mediazione tra empirismo e razionalismo. La conoscenza è semplicemente la percezione del legame di concordanza o di discordanza tra le idee. Per lui ci sono tre forme di conoscenze e hanno livelli diversi di efficacia. La forma più elevata di conoscenza è l’intuizione. L’intuizione è in sé sempre vera. Per i razionalisti l’intuizione era una cosa prettamente razionale mentre per Locke era qualcosa legato all’esperienza. La nostra conoscenza intuitiva è limitata perché non possiamo sempre fare esperienze. La dimostrazione riguarda le idee complesse, è la concatenazione di più intuizioni e quindi di più idee semplici. Essendo una concatenazione io posso concatenarle bene e avrò una dimostrazione vera o concatenarla male e avere una dimostrazione falsa. La percezione attuale che è probabile. Riguarda il mondo esterno. È Dio che ci garantisce l’esistenza del mondo esterno. Non sarà mai una verità, questa rimane solo probabile. L’intuizione riguarda noi stessi, la dimostrazione riguarda Dio perché Dio non è un’idea innata, ma sono io che arrivo a conoscerlo. Arriverò ad ammettere che c’è una causa generatrice che è Dio. Locke è un giusnaturalista più convenzionale rispetto ad Hobbes. Lui pensa che lo stato di natura non sia uno stato di guerra di tutti contro tutti, ma uno stato relativamente positivo dal quale bisogna comunque uscire. Locke viene ricordato per due motivi: 1) tra i diritti naturali c’è anche la
proprietà; 2) tra i primi a fare una tripartizione dei poteri: legislativo, esecutivo e federativo potere di rappresentanza.
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione di Locke riguardo alle idee innate?
Locke critica l'innatismo, sostenendo che le idee non sono innate ma derivano dall'esperienza, attraverso i sensi e la riflessione.
- Come Locke descrive il processo di conoscenza umana?
Locke paragona la conoscenza a un albero con due rami principali: la sensazione e la riflessione, che insieme formano l'esperienza da cui derivano le idee.
- Qual è il ruolo del linguaggio secondo Locke?
Per Locke, il linguaggio è uno strumento artificiale per comunicare le idee, e i nomi non indicano l'essenza ontologica delle cose ma sono convenzioni.
- Quali sono le tre forme di conoscenza identificate da Locke?
Locke distingue tre forme di conoscenza: intuizione, dimostrazione e percezione attuale, ciascuna con diversi livelli di certezza.
- In che modo Locke si differenzia da Hobbes riguardo allo stato di natura?
Locke vede lo stato di natura come uno stato relativamente positivo, non di guerra, e sottolinea l'importanza dei diritti naturali, inclusa la proprietà, e la tripartizione dei poteri.