Concetti Chiave
- Homo homini lupus è un concetto centrale nel pensiero di Thomas Hobbes, che lo utilizza per descrivere la natura conflittuale e competitiva dell'uomo nello stato di natura.
- Hobbes sostiene che nello stato di natura gli uomini sono mossi da istinti di sopravvivenza e sopraffazione, vedendo gli altri come nemici e vivendo in un perpetuo stato di paura e conflitto.
- Il proverbio homo homini lupus, originariamente di Plauto, esprime un pessimismo sull'egoismo umano, ripreso da Hobbes per descrivere la lotta per la sopravvivenza degli uomini.
- Thomas Hobbes, filosofo inglese del XVII secolo, è noto per il suo lavoro in politica, geometria ed etica, e per il suo libro Il Leviatano, che rappresenta lo stato come un sovrano gigante formato da individui.
- Nonostante le critiche e le accuse di ateismo, Hobbes ha influenzato profondamente il pensiero politico moderno, descrivendo il governo come necessario per controllare la natura conflittuale dell'uomo.

Homo homini lupus e lo stato di natura
Lo stato di natura, così come ce lo presenta Hobbes, è un ambito in cui andiamo a mettere mani, a toccare le corde più originarie dell’antropologia umana: abbiamo direttamente a che fare con la questione se originariamente siamo buoni o cattivi gli uni nei confronti degli altri.
Siamo lupi o no? La radice della relazione di reciprocità è conflittuale o meno? «Noi ammettiamo che la problematica dell’essere tra e con è di natura fondamentalmente politica; e io assumo questo primato del politico nel senso datogli da Aristotele nell’Etica Nicomachea» (Percorsi del riconoscimento). Quindi Ricoeur assume che lo stare-con e lo stare-tra è all’origine della politica, che quindi comincia con il tema del riconoscimento: esso può essere buono o cattivo. «La posta in gioco consiste infatti nel sapere se, alla base del vivere insieme, esista un motivo originariamente morale che Hegel identificherà con il desiderio di essere riconosciuto. La teoria hobbesiana dello “stato di natura” è la teoria che sottolinea come alla base ci sia un misconoscimento originario. [...] le tre passioni primitive che insieme caratterizzano lo stato di natura sono la competizione, la diffidenza e la gloria». Secondo Hobbes la natura umana è condizionata da istinti, come gli animali, in particolare da due: sopravvivenza e (quasi in relazione) sopraffazione.
La politica è sostanzialmente “l’un l’altro”, cioè la reciprocità-riconoscimento, Hobbes ci dice che il modo di interpretare l’un l’altro originariamente (prima della politica, cioè dell’ordine politico) è una struttura del rifiuto di riconoscimento. Cioè raramente l'uomo crea la società, le amicizie e i rapporti per semplice amore naturale, bensì per timore reciproco. Ognuno vede nel prossimo un nemico, con la proclamazione delle leggi e la creazione della politica, semplicemente, si è regolamentato il tutto, ma l'interezza della citazione, cioè "Homo homini lupus, foemina foeminae lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus" "L'uomo è un lupo con l'uomo, la donna è ancora più lupo con la donna, il prete è il più lupo di tutti con il prete" fa traballare le certezze che fino ad allora si avevano riguardo l'onestà e la bontà tra uomini; fa invece comprendere come maggiormente si è vicini e simili e maggiormente ci si considera nemici.
«Che la descrizione dello “stato di natura” sia una vera e propria esperienza di pensiero è confermato dal fatto che gli aspetti che riguardano il misconoscimento originario non risultano dall’osservazione di uno stato di fatto, ma dalla immaginazione di ciò che la vita umana sarebbe senza l’istituzione di un governo. […] la radicalizzazione in virtù della quale la paura della morte violenta viene a installarsi all’origine del lavoro di Hobbes costituisce una “esperienza di pensiero” imprevedibile nel cielo delle idee politiche e morali». Hobbes ci sta lanciando una sfida tanto forte quanto è la radicalità della sua posizione.
Lo stato di natura hobbesiano ci lascia due questioni molto importanti: esso è un artificio concettuale e il modo in cui Hobbes ci parla di esso ci porta ai fondamentali dell’umano, in maniera strettamente legata alla politica.
Il proverbio homo hominis lupus
La frase homo homini lapus letteralmente si traduce con "ogni uomo è un lupo per un altro uomo". E', insomma, un proverbio pessimista ma da fare risalire a Plauto, commediografo greco famoso per l'autodefinizione di "servo del teatro", uno scrittore geniale, tra i primi fondatori della letteratura latina. L'allusione, anche di Plauto, è all'egoismo umano, preso da Hobbes nel suo De cive, per spiegare il destino degli uomini e il modo in cui essi lottano, come animali, per stare al mondo.
La frase è oggi usata come viene utilizzata la frase "mors tua vita mea", entrambe portatrici di un forte negativismo riguardo la malvagità umana, alla Schopenhauer. In contrasto, invece, troviamo incitamenti a considerare l'uomo diversamente da come avvenuto fino ad ora, per esempio Seneca scrisse"homo sacra res homini" ovvero "l'uomo è una cosa sacra per l'uomo".
Vita di Thomas Hobbes
Thomas Hobbes è stato un filoso inglese che si occupò in primis di politica, successivamente di storia, geometria, etica ed economia. Nacque nel 1588 e si appassionò subito dei grandi scritti greci e latini, tanto da tradurre per la prima volta nella storia La guerra del Peloponneso di Tucidide in inglese. Tradusse proprio quest'opera perché ne diede un'interpretazione importante: nessun governo democratico avrebbe potuto reggere poiché non si sarebbe comportato in maniera corretta di fronte a guerre e instabilità. Da qui, infatti, Hobbes iniziò un'accurata ricerca politica che lo porterà ad essere un filosofo soprattutto di politica e ad esprimere idee che lo obbligheranno, nel 1640, a rifugiarsi a Parigi, quando il Lungo Parlamento succedette al Corto Parlamento. A quel punto scrisse il De cive, che avrà maggiore visibilità nel 1647 quando Hobbes, a Parigi, sarà contattato da molti sostenitori del re, scappati dall'Inghilterra a causa della guerra civile e il declino della monarchia. Lo stato, secondo Thomas Hobbes, è un grande mostro (Leviatano) formato da molti uomini i quali nascono per istinto di sopravvivenza e muoiono per istinto di dissoluzione, tramite appunto le guerre civili scatenate dalle passioni. Guerra che, comunque, Hobbes dichiarava necessaria e giusta, nel momento in cui l'individuo si trova costretto a trasgredire a causa della mancata lealtà e soddisfazione del sovrano. Piccolo riassunto del suo libro Il Leviatano, pubblicato nel 1651, la cui incisione sulla copertina raffigura perfettamente il suo pensiero: un gigante sovrano formato da piccoli pezzetti che rappresentano tanti piccoli uomini.
Gli ultimi anni di vita videro Hobbes attaccato da molti e sotto diversi fronti, ma altrettanti erano coloro a cui lui aveva offerto il suo sapere e la sua formazione, come il re Carlo, il quale chiamò Hobbes a corte, assegnandogli una pensione.
Nel 1666 un'altra grave accusa venne fatta nei confronti del filosofo, in particolare del suo scritto Leviatano, da parte della Camera dei Comuni che progetto una nuova legge contro l'ateismo: coloro che tramite i loro scritti avevano dichiarato profanità, blasfemie e ateismo, sarebbero stati etichettati di eretismo. Hobbes, terrorizzato, riuscì a dimostrare come non ci fossero parole eretiche, sebbene poco prima di morire le sue ultime furono: "Sto per intraprendere il mio ultimo viaggio, un grande salto nel buio" non, quindi, in Paradiso, quanto piuttosto impregnate di materialismo (la base del suo pensiero) e agnosticismo.
Per ulteriori approfondimenti su Thomas Hobbes vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'espressione "homo homini lupus" nel pensiero di Thomas Hobbes?
- Come descrive Hobbes lo stato di natura?
- Qual è l'origine del proverbio "homo homini lupus"?
- Qual è il contributo di Thomas Hobbes alla filosofia politica?
- Quali furono le conseguenze delle idee di Hobbes durante la sua vita?
L'espressione "homo homini lupus" nel pensiero di Hobbes rappresenta la natura conflittuale e competitiva degli esseri umani nello stato di natura, dove l'uomo è visto come un lupo per l'altro uomo, guidato da istinti di sopravvivenza e sopraffazione.
Hobbes descrive lo stato di natura come una condizione in cui prevalgono la competizione, la diffidenza e la gloria, e dove gli uomini vivono in un costante stato di conflitto e paura, senza un governo che regoli le loro azioni.
Il proverbio "homo homini lupus" ha origine da Plauto, un commediografo greco, e viene utilizzato per esprimere l'egoismo umano, un concetto ripreso da Hobbes per spiegare la natura competitiva e conflittuale degli uomini.
Thomas Hobbes ha contribuito alla filosofia politica con la sua teoria dello stato di natura e la necessità di un governo forte per evitare il caos e la guerra civile, come esposto nel suo libro "Il Leviatano".
Le idee di Hobbes, in particolare quelle espresse nel "Leviatano", lo portarono a rifugiarsi a Parigi durante la guerra civile inglese e a essere accusato di ateismo dalla Camera dei Comuni, sebbene riuscì a difendersi da tali accuse.