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Concetti Chiave

  • Il Rinascimento segna un periodo di rinascita culturale in Europa, caratterizzato dallo sviluppo delle lingue volgari, dalla Riforma protestante e dalla nascita degli Stati nazionali, con la borghesia emergente come nuova classe sociale.
  • La visione antropocentrica del Rinascimento vede l'uomo come artefice del proprio destino, capace di plasmare se stesso e il suo ruolo nel mondo, in armonia con la concezione religiosa di Dio.
  • Giordano Bruno, con il suo panteismo, propone un universo infinito popolato da mondi infiniti, superando l'antica visione cosmologica e ponendo Dio come principio immanente accessibile attraverso lo studio della natura.
  • Francesco Bacone sviluppa un metodo scientifico induttivo che enfatizza la sperimentazione e l'osservazione, promuovendo la scienza come strumento per il dominio dell'uomo sulla natura e sottolineando che "sapere è potere".
  • La rivoluzione scientifica ridefinisce la natura come un ordine oggettivo di relazioni causali, promuovendo un sapere sperimentale e matematico che sfida l'autorità degli antichi e si basa su osservazioni per comprendere il mondo naturale.

Indice

  1. L'evoluzione dell'Europa
  2. La nascita della borghesia
  3. La nuova cultura laica
  4. La scoperta del nuovo mondo
  5. Il Rinascimento e la borghesia
  6. L'ascesa delle monarchie
  7. La cultura rinascimentale
  8. La filosofia del Rinascimento
  9. L'uomo come microcosmo
  10. Il naturalismo rinascimentale
  11. La magia e la filosofia naturale
  12. Giordano Bruno e la religione della natura
  13. La visione naturale di Bruno
  14. La rivoluzione scientifica
  15. La natura come ordine oggettivo
  16. La scienza come sapere sperimentale
  17. La rivoluzione astronomica
  18. Bacone e il sapere scientifico
  19. Il metodo di Bacone
  20. Gli idoli di Bacone
  21. La ricerca scientifica di Bacone

L'evoluzione dell'Europa

L’Europa perde il suo omogeneo componimento con lo sviluppo delle lingue volgari, la Riforma protestante e il rafforzamento degli Stati nazionali, creando un variegato mosaico linguistico, religioso e geopolitico.

La nascita della borghesia

Ciò afferma lo sviluppo della civiltà urbana e l’espansione dell’economia mercantile e monetaria; il nuovo ceto emergente è la borghesia. Ciò porta ad una concezione dell’uomo che si pone di fronte alla vita in modo dinamico, intraprendente e libero dalla predestinazione.

La nuova cultura laica

I nuovi centri di sapere sono ora le Accademie, in mano a studiosi laici che compongono queste associazioni letterarie e filosofiche libere. La nuova cultura laica va anche a reimpostare la gerarchia dei saperi, lasciando spazio ad una visione flessibile e trasversale, dove un pò tutti gli ambiti ottengono la loro autonomia.

In ognuna delle nuove espressioni culturali è poi rintracciabile la nuova forma mentis dell’uomo moderno, che ha segno di ottimistica fiducia nella ragione umana. Alcuni studiosi infatti infrangono la vecchia visione del mondo e aprono nuove strade del sapere, che portano poi alle riforme religiose, politiche e naturali.

La scoperta del nuovo mondo

Questa nuova epoca è sancita dalla scoperta del nuovo mondo da parte di Cristoforo Colombo, e dalla rivoluzione astronomica che abbatte le mura dell’universo, facendo entrare il termine dell’infinito nel pensiero scientifico e filosofico. Questa nuova concezione cosmologica abbatte i dogmi delle differenze tra ‘mondo terrestre’ e ‘mondo celeste’, svalutando così la vita terrena. L’uomo quindi non è più predestinato ma ha da fare il suo per conquistare il proprio posto. E’ infatti ora l’artefice di se stesso, con una natura indeterminata e un essere profondamente terreno, che deve concepire l’impegno che deve mettere nella vita terrena e non dell’aldilà.

In questo contesto storico, lo studio del mondo naturale è uno strumento indispensabile per esprimere l’ingegno umano.

Il Rinascimento e la borghesia

Con il termine di Rinascimento, periodo tra ‘400 e ‘500, si allude ad una rinascita e rinnovamento culturale della letteratura, dell’arte e della scienza. Questo periodo coincide con eventi di grande portata, che portano come espressione finale la nascita degli Stati nazionali, e l’ascesa della borghesia mercantile nei ceti.

L'ascesa delle monarchie

E’ presente così un nuovo assetto politico; le monarchie centralizzate e burocratizzate più sviluppate sono Francia e Spagna, che danno inizio ad un duello epocale, mentre in Italia si vengono a formare i principati regionali, che conoscono un periodo di relativa pace, equilibrata tra gli Stati più importanti. La debolezza politica la fa prendere di mira dalla Spagna, e dopo la pace di Cateau-Cambrésis diventa dominio spagnolo e subisce un periodo di decadenza. Il nuovo assetto politico è costituito dall’urbanizzazione e dalla nuova economia aperta, il punto di arrivo portato dalla borghesia industriosa, la nuova aristocrazia cittadina che è particolarmente forte nei grandi poli italiani. Dopo la caduta di Costantinopoli, questi poli di egemonia commerciale si spostano verso l’Atlantico.

La cultura rinascimentale

La cultura in questa epoca passa in mano alla borghesia cittadina, cioè l’intellettuale rinascimentale che si presenta come un cittadino comune sotto all’ala di mecenati, principi e ricchi mercanti che danno sfogo al loro lustro e ricchezza per dare fama al proprio casato o per ragioni pratiche. Città come la Firenze dei Medici o la Napoli degli Aragonesi diventano i centri della nuova cultura. A fianco delle università ora ci sono anche le scuole private e le accademie, basate su l'Accademia di Platone; nasceranno poi le accademie letterarie, filosofiche e scientifiche. Tutti questi sono poli di incontro e centri di elaborazione di alta cultura.

La filosofia del Rinascimento

Le dottrine relative alla filosofia del Rinascimento comprendono lo studio dell’essere umano, della storia e della natura, e questa differenza tra i vari aspetti aiuta a delineare la peculiare atmosfera filosofica rinascimentale. La celebre affermazione ‘l’uomo è il fabbro della propria sorte’ intende dire che la prerogativa dell’uomo che lo distingue dal resto degli animali, è l’avere la possibilità di modellare sé stesso e il proprio destino. Ciò emerge dall’orazione di Pico della Mirandola (De hominis dignitate), una sorta di manifesto dell'antropologia rinascimentale; l’uomo è qui descritto come un essere capace di plasmare sé stesso decidendo il proprio ruolo nel mondo. Questa concezione dell’uomo che è artefice del proprio destino, coesiste con la concezione religiosa di Dio; infatti gli uomini rinascimentali pensano ad una struttura concettuale che riconosce sia l’uomo che Dio, non prendendo significati anti-religiosi. E’ anche vero che il rinascimento preveda una visione antropocentrica, dove Dio è soltanto marginale rispetto alla creazione. Gli individui sono però sempre condizionati e circoscritti da forze naturali e soprannaturali.

L'uomo come microcosmo

Tutto ciò è concretizzato nell'affermazione dell’uomo come microcosmo, intendendo che l’uomo è la sintesi vivente del Tutto e il centro del mondo, e quindi anche la concentrazione delle diverse creature del creato. La concezione della vita umana è l’impegno concreto nel mondo, dando valore importante ed elogiando la vita attiva dell’aldiquà. Connesso all’elogio è la celebrazione di gioia e piacere come realizzazione armonica delle possibilità umane.

Il naturalismo rinascimentale

Il naturalismo rinascimentale è caratterizzato da due aspetti principali: l'essere umano è inteso come ente naturale egli stesso e non ospite; inoltre la natura è una realtà piena costituita da svariate forze vitali. L’essere umano, quindi, ha interesse e capacità per studiarla e indagarla. L’uomo come ‘natura media’ esprime infatti l’avere la possibilità del fare del mondo il proprio regno. E’ indispensabile quindi un’indagine naturale, che è uno strumento importante per la realizzazione dei fini umani.

La magia e la filosofia naturale

I principali filoni di indagine del naturalismo sono la magia e la filosofia naturale, che porta ai presupposti base della scienza moderna. La magia rinascimentale è guidata dal ‘mago’, che è scienziato e filosofo. Le discipline sono Alchimia (quindi chimica) e Astrologia (quindi Astronomia). La magia ritiene che la natura è animata da forze misteriose svelate poi dal mago attraverso incantesimi, pozioni e pratiche magiche. La filosofia naturale invece presuppone che non ci siano misteri da svelare ma solo fenomeni da comprendere, e che la natura sia una totalità vivente retta dai propri princìpi. Si propone quindi a interpretare la natura con la natura.

L’opera del filosofo è caratterizzata dal recupero di elementi neoplatonici e magici, dove stabilisce il naturalismo come religione della natura che si avvale di metafisica e magia.

Giordano Bruno e la religione della natura

Bruno nasce a Napoli e vive nella seconda metà del ‘500 (1548-1600). Entra in convento ma a 18 anni inizia a dubitare sulla verità della religione cristiana. Nel ‘76 viene processato per eresia, quindi è obbligato a muoversi attraverso l'Europa per poi finire a Parigi e poi ad Oxford, dove insegnerà. Nel 1590 torna in Italia, a Venezia, sotto invito di un patrizio che è curioso sull’arte magica; egli però lo denuncerà cosicché Bruno verrà poi arrestato e processato in seguito a Roma per eresia (le sue idee sono contrarie alla chiesa); viene infatti arso vivo a febbraio 1600.

Negli scritti di Bruno si può notare l’amore per la vita nelle sue infinite forme e possibilità di espansione. Da qui nasce l’interesse per la natura, esaltata liricamente e poeticamente. La natura, per il filosofo, è viva e animata e quindi predilige il filone della magia che fonda sul presupposto di panpsichismo universale e derivata dall’uso della mnemotecnica. Il naturalismo di Bruno è una religione della natura; questo indica una battuta d’arresto nello sviluppo del naturalismo scientifico.

Il filosofo nega e critica la religione cristiana e la fede religiosa in generale e le definisce come un sistema di credenze ripugnanti e superstizioni opposte alla ragione e alla natura. Le leggi divine non possono essere leggi contro la natura umana (come mortificare il proprio corpo), e infatti alcune leggi della chiesa sono state inventate per ammansire il popolo ignorante. Egli però accoglie l’idea rinascimentale di una sapienza originaria, che è stata sviluppata da filosofi, maghi e teologi orientali. Questa sapienza è possibile rivederla e modificarla in alcuni punti, ma è più forte la convinzione che lo sviluppo della verità è in realtà una rinascita della verità antica. Bruno si rifà ai presocratici, affermando che in loro si può trovare un più schietto e immediato interesse alla natura.

La visione naturale di Bruno

La visione naturale di Bruno è una visione panteistica, quindi stabilisce che Dio è la natura e la natura è Dio, dato che questa porta la Sua impronta dentro di sé, dato che da Lui è stata creata. Bruno vede Dio con due concezioni, come Dio sopra tutte le cose (deus super omnia) e come Dio dentro tutte le cose (deus insitus omnia). Il primo aspetto afferma che Dio è fuori dal cosmo e fuori dalla portata umana e si rifà al principio della trascendenza, inconoscibilità e ineffabilità. Questo Dio è oggetto di fede ed è al di sopra del mondo. Per il secondo aspetto, Dio è principio immanente del cosmo ed è accessibile alla mente umana, quindi attraverso lo studio della natura ci si può avvicinare al Dio imminente (la natura e la teologia sono coincidenti). Essendo in tutte le cose, Dio è l’Anima del mondo che opera tramite l’intelletto universale, che è motore dell’universo e che procede come forza seminale intrinseca alla materia. Dio è anche causa (in quanto energia produttrice del cosmo) e principio (come elemento costitutivo delle cose). L’unica forma e materia dell’universo è sempre Dio, come datrice di forme specifiche e massa corporea del mondo. La materia però per Bruno non è pura potenza o assoluta passività, in quanto riceve le forme per opera dell’intelletto; e non è qualcosa separato dalla forma, i quali sono due aspetti dell’unica sostanza universale, cioè la natura. Il Dio di cui parla Bruno non è però quello cristiano, ma uno comune a tutte le religioni, e il suo vero culto è quello della natura.

Riconosciuta l’identità di Dio come base della materia con la forma, si afferma la legge della coincidenza con gli opposti, in quanto in Dio coincidono il massimo e il minimo, l'infinità, quindi centro e circonferenza; vale a dire che il centro dell’universo è dappertutto e la sua circonferenza inesistente. La causa del mondo è perciò infinita, come l’effetto della creazione. Emerge qui l’attributo principale dell’universo, la sua infinità; un punto di rivoluzione astronomica. La sua infinità predispone anche l’infinità dei mondi, uno scandalo per la chiesa.

La rivoluzione scientifica

Si fa riferimento alla nascita della scienza moderna con l’espressione di rivoluzione scientifica, collocata tra la pubblicazione del lavoro di Copernico; ‘Le rivoluzioni dei corpi celesti’ (1543) a quella di Newton ‘Principi matematici di filosofia naturale’ (1687). Alla nascita della scienza è riconosciuta sempre con maggiore centralità storica. Un’altro studioso molto importante fu Keplero, con la scoperta delle orbite ellittiche. Dall’osservazione dal nuovo modo di concepire la natura e nell'interpretare il nuovo metodo di studio, nasce uno schema concettuale, chiamato da Galileo in poi ‘pensiero scientifico’. Emergono da qui tre elementi: la natura è un ordine oggettivo di relazioni causali governate da leggi; la scienza (studio della natura) è un sapere sperimentale, matematico e intersoggettivamente valido, il cui scopo è la conoscenza e il dominio umano; e infine esso è un sapere che rifiuta l’autorità degli antichi, potendo poi indagare i fenomeni con strumenti attuali. (‘La verità è figlia del tempo’, quindi continuamente aggiornata dal processo)

La natura come ordine oggettivo

Dal 15esimo secolo la natura è vista come un ordine oggettivo, che costituisce un oggetto di cui i caratteri non hanno a che fare con la dimensione spirituale umana; l’universo è infatti un ordine antropomorfizzato, quindi spogliato di ogni attributo. La natura, inoltre, è intesa come un insieme di relazioni, dato che il ricercatore si basa sulle relazioni riconoscibili, cercando di chiarire i rapporti tra i fenomeni. La natura è quindi vista come un ordine causale di relazioni, dove nulla avviene a caso ma tutto è il risultato di azioni precise. Causalità è intesa come il rapporto tra due fatti tale che, dato l’uno, è dato anche l’altro. Quindi delle quattro cause riconosciute da Aristotele, l’unica ammessa è quella della causa efficiente, dato infatti che la scienza è interessata solamente all’insieme di forze che producono un evento. Infine, la natura è governata da leggi perché, essendo causali tra loro, obbediscono a regole uniformi (modi necessari per i quali la natura opera). La natura quindi finisce per identificarsi con l’insieme di leggi che regolano i fenomeni e li rendono prevedibili.

La scienza come sapere sperimentale

La scienza è concepita come un sapere sperimentale fondato sull’osservazione dei fatti. Questa esperienza però è una costruzione complessa, che partendo da basi matematiche mette a capo un esperimento, una procedura appositamente costruita per la verifica delle ipotesi. La scienza moderna quindi equivale a esperienza uguale esperimento. Essa è inoltre un sapere matematico, quindi una ricerca che si basa sul calcolo e la misura, poiché procede ad una matematizzazione dei dati. La quantificazione è una delle condizioni imprescindibili dello studio scientifico della natura, quindi ha un ruolo basilare nella coperta delle ipotesi teoriche. La scienza è poi un sapere intersoggettivo perché i suoi saperi sono pubblici e accessibili a tutti, e le sue scoperte pretendono di essere valide e controllabili da chiunque. Lo scopo principale della scienza è quindi la conoscenza oggettiva del mondo e delle sue leggi, andando incontro all’obiettivo del dominio umano sull’ambiente circostante;‘sapere è potere’, quindi utile e pratico.

La rivoluzione astronomica

La rivoluzione scientifica prende avvio con la rivoluzione astronomica, spesso collegata a Copernico, anche se diede solo inizio a un processo di pensieri che collegavano astronomia, filosofia e teologia. Infatti la ‘visione copernicana dell’universo’ fu il prodotto di intuizioni e deduzioni che risalivano a Giordano Bruno, il vero filosofo della nuova visione del cosmo. Il processo della rivoluzione astronomica deve infatti essere visto come un fatto astronomico e scientifico, e un avvenimento filosofico che finì per trasformare la visione complessiva del mondo.

Giordano Bruno superò l’antica immagine del mondo, fondando così l’astronomia moderna. Copernico invece aveva ancora una visione del passato, con l’universo coincidente con il sistema solare limitato dall’ultima sfera del mondo. Il problema era che quindi il suo universo era ancora finito, anche se aveva ampliato il cielo delle stelle fisse, affermandone l’immensità. La rivoluzione copernicana fu però portata avanti dal pensiero filosofico. Bruno fu il rappresentante principale della dottrina dell’universo decentrato, infinito e infinitamente popolato, poichè fu anche il primo a darne dei motivi validi. Egli giunge a questa conclusione attraverso intuizioni filosofiche: ‘l’universo ospita un numero illimitato di soli, dato che dalla terra in movimento si possono osservare stelle lontani disseminate nel firmamento, e ognuna di esse potrebbe essere circondata dai rispettivi pianeti, quindi centri di infiniti mondi’. Ciò porta alla conclusione dell’infinità dell’universo, da dove il mondo (teologicamente), avendo la causa in un essere infinito, è per forza infinito. Le tesi cosmologiche di Bruno possono essere individuate in 5 punti: ‘l’apertura’ del cosmo come prima, nella quale il filosofo crede che gli uomini, vivendo tra mura, abbiano murato anche l’universo, ma per lui non esiste nessuna muraglia celeste, perché l’universo è aperto in ogni direzione ed è senza limiti. La seconda tesi, connessa alla prima, implica la potenziale esistenza di una pluralità illimitata di sistemi solari, ognuno popolato da creature viventi e razionali. La riunificazione del cosmo è invece la terza tesi, che consiste nel superamento del dualismo tolemaico (distinzione sub-lunare, sopra-lunare), poiché procedendo tutto dall’unica mente e volontà di Dio ogni discriminazione resta preclusa. Strettamente intrecciata alla terza è la quarta,, che fa coincidere la concezione dello spazio come un luogo unico e omogeneo, infatti la sede naturale dell’universo è un vuoto infinito, un immenso contenitore. Da ciò deriva anche la geometrizzazione dello spazio in uno di tipo euclideo (omogeneo ed infinito) e a-centrico, poiché non esistono punti di riferimento. La quinta tesi equivale alla prima, essendo l’idea madre alla base: l’universo senza limiti. Nonostante Bruno usi armamentari concettuali del passato e intuizioni extra scientifiche, approda a risultati moderni e proiettati al futuro. Purtroppo le convinzioni di Bruno furono classificate come da ‘mente alterata’ e neanche accettate o accolte caldamente dai padri della scienza moderna, perché troppo rivoluzionarie e contro la chiesa.

Bacone e il sapere scientifico

Bacone fu il primo a vedere che potere sul mondo avrebbero potuto avere gli uomini con il sapere scientifico. L’obiettivo della scienza è essenzialmente il dominio dell’uomo sulla natura, tanto che il filosofo fu considerato un profeta della tecnica. Il filosofo nasce nel 1561 a Londra e intraprende una carriera politica, ma con Giacomo I al trono accede a cariche e onori. Una volta accusato di corruzione e riconosciuto colpevole, è incarcerato nella torre di Londra e una volta uscito la sua vita politica è conclusa. Muore nel 1626. Egli ebbe un'idea molto alta del valore della scienza e della sua utilità, infatti ogni sua opera mira a sviluppare le applicazioni tecniche per garantirne il dominio. Un esempio ne è la Nuova Atlantide, opera utopistica, nel quale descrive un paradiso della tecnica dove le scoperte sono utilizzate a vantaggio della società. Realizzò poi il Nuovo Organo, nel 1620, l’opera nella quale fonda il nuovo metodo della ricerca scientifica.

Il metodo di Bacone

L’opera infatti espone una logica del procedimento tecnico-scientifico con la quale è possibile vincere la natura, il compito fondamentale della scienza. La scienza è dunque al servizio dell’essere umano, che è ministro e interprete della natura. ‘Sapere è potere’ afferma perciò che l’uomo è capace di estendere indefinitamente il proprio potere sul mondo. La scienza è infatti coincidente alla potenza umana. L’intelligenza umana ha come strumento principale gli esperimenti, i quali hanno come scopo l’interrogazione della natura per predisporre situazioni e strumenti per scoprirne i misteri. Il metodo di Bacone è un metodo induttivo, che quindi è graduale e prevede la sperimentazione e va dal caso particolare al generale.

Gli idoli di Bacone

Per delineare il nuovo metodo, Bacone lo suddivide in due parti: la Pars Destruens (metodo di distruzione) e la Pars Costruens (metodo di costruzione). Prima di proporre la parte costruttiva del metodo, è necessario distruggere ed eliminare qualcosa, cioè le anticipazioni o pregiudizi della mente, come un’opera di pulizia. Per questi pregiudizi, giudizi che anticipano l'esperienza, viene usato il termine idoli (idòla). Ne vengono distinti di quattro tipi:

Gli idola tribus (idoli della tribù), che dipendono dalla natura umana e cui fonte principale è l’insufficienza dei sensi, dato che la mente umana porta a vedere il mondo dando più importanza ad altri concetti, e inoltre è impaziente, infatti nega dal mondo ciò che non riesce a spiegare.

Gli idola specus (idoli della grotta), legati dalla natura specifica dell’uomo, quindi individuali basati sull’educazione, sulle abitudini, ed esperienze personali. Ogni essere umano ha infatti le proprie propensioni, che sono fonte degli idola specus.

Gli idola fori (idoli della piazza), derivano invece dal linguaggio; infatti a volte sono le parole a dominare l’uomo, ritorcendo il significato. Ci sono due specie di idola fori; o dipendono dall’uso di termini di cose inesistenti (non riscontrabili tramite i sensi) o dall’uso di termini di cose esistenti ma confuse.

Gli ultimi idola sono gli idola theatri (idoli del teatro), riferiti alle dottrine filosofiche errate o solo derivate da frutto di osservazioni non proprie.

Un impedimento per liberarsi di questi pregiudizi, è molto spesso l’atteggiamento reverenziale per la sapienza antica, ma data la continuazione del tempo e dello sviluppo, ci si dovrebbe aspettare conoscenze più vaste e più certe dalle epoche avanzate che quelle antiche, grazie allo sviluppo dei processi scientifici. Da qui l’osservazione che la verità è figlia del tempo e non dell’autorità.

La ricerca scientifica di Bacone

La ricerca scientifica per Bacone deve essere una collaborazione tra i sensi e l’intelletto, e il procedimento migliore è quello dell’induzione. Essa si basa sulla scelta e progressiva eliminazione dei casi particolari degli esperimenti; ciò vengono ripetute più volte sotto esperimenti che permettono di giungere a determinare la vera natura di un fenomeno, senza salti e per gradi. Il metodo ha poi differenti fasi. Innanzitutto il ricercatore deve raccogliere e descrivere i fatti particolari, fase che è chiamata ‘storia naturale’, perché gli studiosi devono osservare i fenomeni e coglierne le differenze ed affinità. I fenomeni osservati vengono poi classificati e ordinati nelle tavole, elenchi o cataloghi riferiti sempre allo stesso fenomeno. Ci sono tre tipi di tavole; le tavole della presenza (il fenomeno è presente date certe circostanze anche diverse), le tavole dell’assenza (il fenomeno non è presente pur date circostanze simili alla presenza), e le tavole comparative (il fenomeno è presente in gradi differenti). Si avvia ora una fase negativa, dove si escludono le cause incompatibili con il fenomeno studiato. Dopo questa esclusione, si passa alla ‘prima vendemmia’, la formulazione di una prima ipotesi di lavoro, che deve essere sviluppata attraverso la ricerca. Varie istanze prerogative dovranno mettere alla prova questa prima ipotesi, che dovranno controllare se si verificano davvero i fatti particolari dedotti dalle ipotesi. Se si è in dubbio tra due o più possibili ipotesi ugualmente probabili, entra in gioco l’istanza cruciale, che risolve questa situazione di equilibrio. Il metodo di Bacone è una selezione e interpretazione razionale di dati empirici. Ciò viene stabilito attraverso la metafora degli insetti; gli empirici (la conoscenza deriva dall’esperienza) sono formiche (raccolgono solamente dati), mentre i razionalisti (la conoscenza è già presente nell’uomo) sono ragni (ricavano da loro le dimostrazioni). Bacone è invece un’ape, che trae dall’esperienza il materiale che poi elabora.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali caratteristiche del naturalismo rinascimentale?
  2. Il naturalismo rinascimentale si caratterizza per la concezione dell'essere umano come parte integrante della natura e non come ospite, e per la visione della natura come una realtà piena di forze vitali. L'uomo ha interesse e capacità di studiarla, e l'indagine naturale diventa uno strumento importante per la realizzazione dei fini umani.

  3. Come viene descritta la visione cosmologica di Giordano Bruno?
  4. Giordano Bruno propone una visione panteistica in cui Dio è la natura e la natura è Dio. Egli vede l'universo come infinito e popolato da infiniti mondi, superando l'antica immagine del cosmo chiuso. Bruno afferma che Dio è sia trascendente che immanente, accessibile attraverso lo studio della natura.

  5. Qual è il contributo di Francesco Bacone alla scienza moderna?
  6. Francesco Bacone è noto per aver sviluppato un metodo scientifico induttivo, che prevede la sperimentazione e va dal particolare al generale. Egli enfatizza l'importanza della scienza come strumento per il dominio dell'uomo sulla natura, sostenendo che "sapere è potere". Bacone distingue tra pregiudizi mentali, chiamati "idoli", che devono essere superati per ottenere una conoscenza scientifica valida.

  7. In che modo la rivoluzione scientifica ha cambiato la concezione della natura?
  8. La rivoluzione scientifica ha portato a vedere la natura come un ordine oggettivo di relazioni causali governate da leggi. La scienza è diventata un sapere sperimentale e matematico, rifiutando l'autorità degli antichi e basandosi su osservazioni e esperimenti per comprendere e dominare il mondo naturale.

  9. Qual è il ruolo delle accademie nel Rinascimento?
  10. Durante il Rinascimento, le accademie diventano nuovi centri di sapere, gestiti da studiosi laici. Queste istituzioni letterarie e filosofiche libere promuovono una cultura laica e flessibile, contribuendo alla rinascita e al rinnovamento culturale dell'epoca, e favorendo lo sviluppo di una visione ottimistica della ragione umana.

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