Concetti Chiave
- Fichte, nato nel 1762 vicino Dresda, proveniva da una famiglia povera e grazie al supporto di un barone riuscì a studiare, entrando in contatto con la filosofia di Kant.
- Fichte è noto per voler eliminare il concetto di "cosa in sé" di Kant, sostenendo che la rappresentazione di qualcosa è interna al soggetto, con la realtà come prodotto dell'Io.
- Ha sviluppato la "Dottrina della scienza" con tre principi fondamentali: l'Io pone se stesso, l'Io pone un non-io, e l'Io oppone nell'Io a un Io divisibile un non-io divisibile.
- L'Io assoluto è la condizione di ogni conoscenza possibile, mentre l'Io empirico, soggetto individuale, conosce la realtà, che è limitata e divisibile.
- Fichte credeva che i tedeschi fossero un popolo originario e moralmente superiore, frainteso come un invito alla supremazia, e vedeva lo stato come garante della libertà attraverso il lavoro.
Indice
L'inizio della vita di Fichte
Nasce nel 1762 vicino Dresda,da una famiglia povera,infatti era un pastorello di oche fino a quando un barone si accorse della sua sorprendente intelligenza e gli diede la possibilità di studiare.
L'influenza di Kant su Fichte
Entra in contatto con la filosofia di Kant e lo incontra anche di persona.
Viene chiamato ad insegnare all’università di Jena.
Nel 1799 viene pubblicato su un giornale da lui diretto un articolo in cui si metteva in dubbio l’esistenza di dio. Il filosofo commenta ribadendola sua esistenza ma negando che si tratti di un dio persona della tradizione cristiana bensì dell’ordine morale del mondo. Di conseguenza fu accusato di ateismo,così presentò lo dimissioni e nessuno dei suoi allievi,a contrario delle sue aspettative, lo sostiene.
Morì di tifo nel 1814
La filosofia di Fichte e l'Io
Studiando le opere di Kant, Fichte si pone l’obiettivo di eliminare il problema della cosa in sé nella filosofia,perché questa cosa in sé sembrava contenere residui di dogmatismo.
Per Fichte la rappresentazione di qualcosa è tutta interna al soggetto, e l’esistenza del mondo viene dedotta analizzando ciò che è presente alla coscienza.
Per Fichte tutto è idea: dunque la filosofia deve riformulare il problema della conoscenza, chiedendosi come la coscienza produca le proprie rappresentazioni.
Idealismo: tutta la realtà è una mia organizzazione.
Kant non dice questo, per lui un mondo delle essenze c’era.
Ficthe porta al piano metafisico l’Io penso.
(L’io penso conosce e crea tutta la realtà. Vuole risolvere il problema dell’antitesi tra fenomeno e noumeno. Tutto è nell’io perciò non devi porti questo problema)
Si collega a Kant, infatti era affascinato dall’Io penso (centro unificatore della conoscenza),che rappresenta proprio il punto di partenza per Fichte.
Se non ci fosse l’IO non ci sarebbero i pensieri ,i giudizi.
Per Fichte “sono,dunque penso”.
Fichte vuole fare di questa filosofia la dottrina della scienza,cioè la scienza della scienza in generale, quella che contiene i principi di tutte le scienze.
Proprio a questi principi è dedicata la prima parte del “fondamento dell’intera dottrina della scienza”
La filosofia deve fondare la logica e stabilirne i principi, quelli secondo cui opera la coscienza.
I principi fondamentali di Fichte
Primo principio: l’io pone se stesso
E’ il principio di identità.
Per dire che A è uguale ad A bisogna prima che A sia affermato da qualcuno.
Infatti nessun ente esiste autonomamente,apparte l’Io, che non è posto da nulla che sia fuori di esso.
Il momento in cui l’io prende coscienza di se’ e’ il fondamento di ogni sapere e di ogni attivita’ umana.
L’Io: non è essenza,ma funzione, non puoi arrivarci con la conoscenza
Pone: cioè afferma se stesso,si riconosce come tale. Questo è il primo principio. L’Io pure è svincolato da ogni condizionamento (i sensi). Non si raggiunge mai.
Secondo principio: l’io pone un non io.
E’ il principio di non contraddizione.
“La negazione di A non è uguale ad A”.
Questo principio si fonda sul primo.
L’Io può porre se stesso solo distinguendosi da qualcos’altro.
Se dico che A=A affermo che c’è un non A diverso da A.
(Cioè afferma la realtà diversa da se)
Terzo principio: l’io oppone nell’io a un io divisibile un non io divisibile.
L’opposizione fra io e non io è una reciproca limitazione.
Si può negare una parte di qualcosa solo se questa cosa è divisibile in parti.
Il terzo principio è proprio la divisibilità dell’io e del non io.
La loro divisibilità rende possibile la loro opposizione parziale che evita il reciproco annullamento.
L’Io non oppone a se stesso tutto il non io ma solo parti di esso.
Il ruolo dell'Io empirico e assoluto
Nella realtà le rappresentazioni appartengono a un io empirico, soggetto individuale, non all’io assoluto, alla coscienza in generale.
Per questo sono limitate, finite, divisibili.
Questo principio spiega perché l’io empirico è una coscienza limitata: un limite oltre il quale nessuno filosofia può andare.
Però nessuna filosofia può ignorarlo: è infatti sul piano del soggetto empirico che avviene la conoscenza della realtà.
L’io divisibile è l’umanità (distinguibile in individui) il non io divisibile è la natura (intesa come insieme di corpi distinti)
L’io assoluto è la condizione di ogni conoscenza possibile, l’io empirico conosce.
L’Io assoluto non esiste come entità reale semplicemente accompagna e rende possibile ogni atto della conoscenza: l’io empirico è un entità reale.
Le condizioni della conoscenza e della coscienza non possono essere oggetti della conoscenza e della coscienza.
I primi 2 principi di Fichtesono trascendentali (rendono possibile ogni attività dell’io empirico) e logico formali (fondano le strutture formali di ogni conoscenza)
La conoscenza e le facoltà dello spirito
Tesi antitesi: questa opposizione permane sempre. Sono momenti logici non cronologici.
Se affermiamo “l’io pone se stesso come limitato dal non io”, l’Io è passivo nei confronti di un oggetto in questo caso il non io, attraverso un percorso di conoscenza l’Io capisce che tali oggetti sono una sua produzione. In questo processo gnoseologico sono coinvolte 3 facoltà dello spirito: ragione intelletto immaginazione.
Se affermiamo “l’io pone il non io come limitato dall’io”, allora emerge l’agire del soggetto nei confronti del non io per realizzare la propria libertà.
L’io ha una tendenza infinita a realizzare il mondo umano e naturale in modo conforme alla ragione, ma per vivere questa tensione ha bisogno di resistenza, cioè il non io.
Streben; quando l’IO supera un limite se ne pone un altro.
[I tedeschi sono un popolo originario rimasto inalterato nella lingua,cultura. Deve guidare popoli a non farsi sottomettere. Valori: moralità,ragione
Fu frainteso,si capi che voleva dire che i tedeschi dovevano primeggiare
Gli uomini non possono vivere da soli,devono essere guidati dagli intellettuali
Lo stato commerciale chiuso: gli individui hanno bisogno dello stato fino a un certo punto. Poi dice che lo stato deve esserci sempre e deve garantire la liberta attraverso il lavoro
Non rinnega la proprietà privata. Il commercio crea contrasti tra stati,solo lo scambio culturale è ammesso]
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine dell'interesse di Fichte per la filosofia e come ha influenzato il suo pensiero?
- Quali sono i principi fondamentali della Dottrina della Scienza di Fichte?
- Come Fichte interpreta il concetto di "Io" nella sua filosofia?
- In che modo Fichte affronta il problema della conoscenza e della realtà?
- Qual è la visione di Fichte sul ruolo dello Stato e del commercio?
Fichte è nato in una famiglia povera e ha avuto l'opportunità di studiare grazie a un barone che ha riconosciuto la sua intelligenza. Ha studiato le opere di Kant, cercando di eliminare il problema della "cosa in sé" e sviluppando l'idealismo, dove tutta la realtà è una creazione dell'Io.
La Dottrina della Scienza di Fichte si basa su tre principi: l'Io pone se stesso (principio di identità), l'Io pone un non Io (principio di non contraddizione), e l'Io oppone nell'Io a un Io divisibile un non Io divisibile, che spiega la limitazione reciproca tra Io e non Io.
Per Fichte, l'Io non è un'essenza ma una funzione che afferma se stesso e si riconosce come tale. L'Io assoluto è la condizione di ogni conoscenza possibile, mentre l'Io empirico è un'entità reale che conosce.
Fichte riformula il problema della conoscenza chiedendosi come la coscienza produca le proprie rappresentazioni. Egli sostiene che tutta la realtà è un'organizzazione dell'Io, eliminando la distinzione tra fenomeno e noumeno.
Fichte crede che lo Stato debba garantire la libertà attraverso il lavoro e che il commercio crei contrasti tra stati. Egli ammette solo lo scambio culturale e non rinnega la proprietà privata, sostenendo che gli individui hanno bisogno dello Stato fino a un certo punto.