Concetti Chiave
- Cartesio, filosofo e matematico francese, è noto per aver introdotto il piano cartesiano e per il suo contributo al razionalismo, sostenendo che la conoscenza proviene dalla ragione.
- Ha sviluppato un metodo di conoscenza deduttivo e razionale ispirato alla matematica, con regole precise per guidare il pensiero e garantire una conoscenza certa e sistematica.
- Il "dubbio metodico" è centrale nel pensiero di Cartesio, utilizzato per testare la solidità delle verità, culminando nel famoso "Cogito, ergo sum" come prova dell'esistenza.
- Ha proposto prove razionali dell'esistenza di Dio, considerando Dio come garante della verità e della validità della conoscenza umana, sebbene tali argomentazioni abbiano ricevuto critiche.
- Cartesio ha distinto tra res cogitans (mente) e res extensa (materia), introducendo il dualismo tra anima e corpo, con la ghiandola pineale come punto di comunicazione tra le due sostanze.
Indice
- Cartesio e il suo contributo alla matematica
- Il razionalismo e la rifondazione del sapere
- Il metodo cartesiano e le sue regole
- La morale provvisoria di Cartesio
- Le critiche al "Cogito, ergo sum"
- La fisica cartesiana e il dualismo
- La res extensa e il movimento
- Il dualismo tra anima e corpo
- Le passioni e l'anima buona
Cartesio e il suo contributo alla matematica
Cartesio è stato un filosofo francese, scienziato e matematico, educato e formato dai gesuiti essendo di famiglia benestante. Grazie a lui se parliamo di piano cartesiano ed assi cartesiani che con lo studio della matematica è riuscito a dare delle basi anche al metodo. Periodo della rivoluzione scientifica, in contemporanea a Galileo, Cartesio lavora a teorie matematiche e scientifiche. Cartesio rinuncia alla pubblicazione di alcuni libri dopo il processo di Galileo, che espresse il suo pensiero di alcune opere. Pubblica soltanto alcune parti di un libro.
Il razionalismo e la rifondazione del sapere
In questo periodo del 1600 in Europa centrale si diffonde il razionalismo che trova Cartesio come uno dei suoi massimi rappresentanti. Sostenendo che la conoscenza avviene a partire dalla ragione.
Il metodo cartesiano e le sue regole
Un punto comune ai pensatori del Seicento, è la rifondazione del sapere, superando i cardini di quello tradizionale e di quello rinascimentale. Per raggiungere questo obiettivo è necessario definire un nuovo metodo, che lui sognò e lo attuò:
sapere cumulativo e sistematico simile a quello della matematica che garantisca un progresso della conoscenza. Secondo Cartesio dovevano ispirarsi ad un disciplina che aveva già un metodo solido che funziona, ci permette di avere una conoscenza certa e che funziona da secoli, perciò decide di ispirarsi alla matematica, perché per lui il metodo geometrico era funzionante, efficace, certo e sicuro.
carattere deduttivo che deriva da verità iniziali, è importante stabilirle, per essere al riparo da ogni dubbio, perché da esse dipenderà tutto il sapere.
Questo metodo doveva avere una doppia valenza sia teoretico che pratico cioè che lo aiuti a trovare la verità, che punti verso una verità pura, al di là dei fini pratici, ma allo stesso tempo doveva anche aiutarlo a fare scelte concrete sulla vita di tutti i giorni, per come comportarsi. Era un periodo dove tutti miravano a trovare un metodo, Galileo trova il metodo scientifico che si applica alla scienza e come dobbiamo lavorare verso di essa. Cartesio invece voleva un metodo che si potesse applicare ad ogni ambito della vita umana.
Il sapere dell’epoca non presentava solide fondamenta, cioè ideali condivisi da tutti che non fossero oggetto di discussione. Perciò è necessario secondo Cartesio avere un sapere cumulativo e sistematico, portando alla formazione di un sistema. Ritiene fondamentale un metodo che sia una guida alla conoscenza.
In quest’opera si concentra su un primo tentativo per definire le regole del nuovo metodo. Espone un nuovo metodo mutuato in gran parte dal modello geometrico-deduttivo. Egli individua 21 regole del ragionamento certo. Tra queste le più importanti sono:
- intuizione: che non consente alcun dubbio;
- deduzione possiamo conoscerlo perché deriva da verità iniziali.
Le regole del metodo che arriva a delineare sono 4:
1 Regola dell’evidenza cioè dobbiamo ritenere vero ciò su cui non possiamo avere alcun dubbio, ciò che è evidentemente vero, ciò che è certo.
2 Regola dell’analisi che dice che bisogna suddividere i problemi complessi in parti più piccole. È una regola di procedura. Se ho un problema difficile lo spezzetto in parti piccole.
3 Regola della sintesi cioè bisogna analizzare le parti di un problema per poi unificarle ed arrivare al problema generale.
4 Regola dell’enumerazione e revisione cioè che dobbiamo enumerare tutti gli elementi e rivedere tutti i processi in modo da essere sicuro di non aver fatto alcun errore. Regola di controllo.
In questo metodo non c’è nessun momento sperimentale, dove si svolge l’esperimento per vedere se funziona. Non c’è nessun momento esperienziale. Questo metodo lo posso applicare in qualsiasi momento soltanto pensando. È un metodo razionale, deduttivo.
Lui ritiene che una verità solida deve essere in grado di reggere tutti i dubbi possibili, così come una base solida deve essere in grado di reggere tutti gli urti possibili. Perciò utilizza il dubbio metodico cioè utilizza il dubbio come metodo per capire se la verità che sto cercando è abbastanza solida da reggere tutto l’impianto del metodo.
La morale provvisoria di Cartesio
Sottolinea la necessità di definire delle regole da seguire fin quando non troverà delle regole più fondate. Regole base prima di fondare il metodo che chiama “morale provvisoria” che ci aiuti a fare scelte morali, infatti ne fanno parte le scelte della società nel mondo che ci circonda. Cartesio ci ha lasciato delle regole di comportamento che possano guidare le nostre scelte quando siamo incerti e dubitiamo di conoscere la verità, in modo che ci siano di aiuto per vivere una vita saggia:
• Prima legge: rispettare le leggi e le tradizioni del proprio Paese; bisogna seguire ciò che fanno tutti nel nostro Paese (regola conformistica)
• Seconda legge: una volta che hai fatto una scelta, sii coerente con te stesso e segui quelle opinioni.
• Terza legge: modificare i propri desideri piuttosto che l'ordine delle cose del mondo.
Ci appare un bivio, me stesso o il mondo. Perché è più giusto ed efficace rispetto a modificare il mondo? È una morale adattiva. Adatto i miei desideri al mondo. Se ciò non avviene è un desiderio un po’ così.
Esempio: se ho il desiderio verso una ragazza, insisto anche se non ricambia. Poi prendo atto della realtà, perciò dovrò modificare i miei desideri altrimenti divento ossessionata, può diventare un’illusione e io devo avere dei riscontri.
Mette in discussione ciò che vedono i sensi, o le conoscenze sensibili, perché possono ingannare e falsare la visione.
Esempio: posso vedere una persona e sapere chi è ma se mi si avvicina non è lei, mi stavo sbagliando.
Probabilmente però la mente non inganna e la matematica potrebbe essere più affidabile.
Esempio: noi diciamo che 2+2 fa 4 pur non avendo i sensi, questo perché la nostra mente applica le regole della logica, della matematica.
Ma chi ci dice che la nostra mente funzioni bene e che le regole applicate alla nostra mente siano corrette? Cartesio ragiona su un dubbio iperbolico, dicendo che per quel che noi sappiamo, potrebbe anche esistere un genio maligno, un Dio cattivo, che si diverte a plagiarci la mente e a farci sembrare corretti certi processi che in realtà non sono corretti, che si diverte a farci pensare che 2+2 fa 4 invece fa 5.
Noi pensiamo che sia improbabile, ma non è impossibile che lui esista.
Cartesio dice a questo punto che nemmeno la matematica è certa.
Cartesio dice però che una verità c’è, esiste, un qualcosa che non dipenda da altri, una base che lui riassume con la frase latina “Cogito, ergo sum” cioè dubito, dunque esisto. Posso dubitare di ciò che è vero, di ciò che penso e mettere in dubbio la logica e la matematica. Se le metto in dubbio significa che io esisto, sono un qualcosa che pensa. Io sono una res cogitans, una sostanza pensante.
Le critiche al "Cogito, ergo sum"
Alcuni filosofi provarono a criticarlo ed a sollevare dei dubbi sul ragionamento.
Arnauld pensava di essere di fronte ad un ragionamento circolare, “penso dunque sono” è come se dicessi penso, dunque è evidente che sono. Te dici che esisti applicando la regola dell’evidenza, ma questa tua dimostrazione poggia sulla regola del metodo che a sua volta prende di riferimento il cogito e così via tra i due.
Cartesio risponde dicendo che è un’intuizione, auto evidenza esistenziale, non ci devo pensare, quindi non è vero che il cogito è fondato sull’evidenza.
Gassendi dice che “penso dunque sono” possiamo scriverlo come un sillogismo che sottintende la premessa principale “tutto ciò che pensa, esiste”, seconda premessa “io penso”, terza premessa “io esisto”. Il sillogismo è un ragionamento ma noi di essi non possiamo fidarci troppo perché potrebbero essere falsati dal genio maligno, facendoci credere che esistiamo invece no.
Cartesio rispose dicendo che il cogito non è un ragionamento ma una intuizione immediata, non devo fare nessun passaggio.
Hobbes non è d’accordo che il qualcosa che pensa è una res cogitans, cioè immateriale, priva di materia, una sostanza pensante, simile all’anima. Secondo lui potrebbe essere una parte materiale di noi, come il cervello, non può essere per forza un’anima.
Cartesio risponde che il pensiero è un’azione simile al soggetto che la compie, è un’azione immateriale perciò a sua volta pure il soggetto, se è materiale pure il soggetto.
3 idee:
- Idee innate che derivano solo da me stesso, presenti dentro di me da quando sono nato che non mi sono creato e non ho preso da fuori. (come per Platone)
- Idee avventizie che derivano dal mondo esterno, da fuori l’anima (dalla conoscenza, da cosa imparo).
- Idee fattizie formate attraverso la conoscenza personale, quando mi creo qualcosa in mente di surreale.
Tutti abbiamo un’idea su Dio sia chi crede e chi no ma che tipo di idea è?
È un’idea di un essere onnipotente, infinito, perfetto. In questo caso Dio è visto come un essere sovrannaturale, universale, impersonale e differente dal Dio cristiano.
Prima prova: Noi non vediamo l’idea di infinito perché tutte le cose che ci circondano sono finite (la vita, il tempo, gli oggetti). Questa idea è innata, che ce l’ha messa dentro di noi qualcuno di infinito, cioè Dio stesso, ed è proprio la prova che lui esiste.
Seconda prova: Se mi fossi creato da solo mi sarei creato infinito dato che dentro di me ho questa idea. Ma dato che sono finito significa che non mi sono fatto da solo, quindi mi ha fatto qualcuno che aveva l’idea sia dell’infinito che del finito, ed ha creato noi uomini come finiti per un suo scopo. Questo qualcuno è Dio perciò esiste.
Terza prova: Prova ontologica di Anselmo, aggiustata lievemente da Cartesio. Anche chi non crede ha nella sua mente l’idea di Dio, di un essere perfetto, dotato di tutte le qualità. Esistere è una qualità mentre non esistere è una mancanza. Se Dio ha tutte le qualità deve avere anche la qualità dell’esistenza, perciò Dio esiste.
Sono prove razionali. Usando la ragione si dimostra che Dio esiste.
Se un Dio è perfetto ed infinito, sarà sicuramente buono perciò l’idea del genio maligno la possiamo scartare, siamo sicuri che ci sbagliavamo.
Ma se Dio esiste ed è buono, la matematica è affidabile, dal momento che con la ragione abbiamo dimostrato che non esiste l’idea del genio maligno.
Anche i sensi sono affidabili perché Dio mi ha dato gli occhi per vedere, quindi possiamo fidarci dei mezzi che possediamo perché Dio non ci inganna.
Ora possiamo applicare il metodo dal momento che Dio è il garante della verità.
Molti pensatori diranno che non è vero che l’idea di Dio deve provenire da Dio stesso e deve essere un’idea innata. Infondo alcuni diranno che l’idea dell’infinito potrei averla creata pure io, perché la nostra mente potrebbe lavorare per opposizione. Vedo solo cose finite e provando a ragionare sul contrario, sarebbero le cose infinite. Quindi risulterebbe un’idea fattizia che mi sono creata io a partire da cose che ho visto, quindi in questo caso non ci sarebbe bisogno di dire che Dio esiste per forza e che mi ha messo l’idea lui in testa. L’idea dell’infinito in fondo si potrebbe spiegare anche senza ricorrere Dio, quindi le prove di Cartesio non sarebbero efficaci.
Se abbiamo detto che Dio esiste ed è buono e la ragione è affidabile. E allora perché a volte sbagliamo? Essendo Dio il garante ed io ho una mente data da lui, idem i sensi e spesso la realtà illude confondendosi.
I nostri sensi e la nostra ragione hanno dei limiti, sono affidabili entro certi limiti. Spesso noi vogliamo spingerci oltre questi limiti con la nostra volontà infinita che ci porta ad esprimerci anche quando il nostro intelletto è limitato.
Per evitare l’errore dobbiamo seguire le regole del metodo. “Accettare per vero solo ciò che è vero per evidenza”, quando vedo in lontananza l’amico, non è evidente che sia il mio amico, devo aspettare a salutarlo quando l’avrò vicino.
Un’altra critica risale ad Arnauld, simile al circolo vizioso. Quando si dice che l’idea dell’infinito l’ha messa dentro Dio, applichi la regola dell’evidenza. È come se tu stessi dicendo “ho l’idea dell’infinito ed è evidente che questa idea me l’abbia messa dentro Dio”. Stai usando la regola dell’evidenza per dimostrare che Dio esiste quando tu vorresti che Dio fosse il garante della regola dell’evidenza. Dio doveva poggiarsi sull’evidenza ma a sua volta l’evidenza si poggia su Dio e così via.
Pascal chiede di cosa ci si possa fare di un Dio così? Il Dio di Cartesio serve solo a far funzionare un sistema, a garantire che ciò che vediamo sia vero. È anche un puro ente di ragione e dà via al mondo. Pascal ha bisogno di un Dio che possa risolvergli la vita, che lo ami, che lo guidi e che intervenga nel mondo.
La fisica cartesiana e il dualismo
In questa opera Cartesio approfondisce e definisce meglio il concetto di sostanza che avrà notevole importanza anche nei filosofi successivi.
Tramite un procedimento sarà possibile ricostruire una descrizione del mondo fisico, dare ragione dei diversi fenomeni mostrando come essi derivino in modo necessario dalle premesse poste.
Procedimento:
1 principi fondamentali individuati come idee chiare e distinte.
2 ragionamento che permette la visione di una realtà fisica spiegata in modo deduttivo e dunque razionale e necessario.
Adesso non esiste soltanto la mia anima, sostanza immateriale (res cogitans) ma anche i corpi, sostanza materiale (res extensa) cioè cosa estesa, che occupa un volume, uno spazio. Sono due sostanze molto diverse.
Res cogitans è libera, inestesa e consapevole, io so di esserlo.
Res extensa non è libera, perché i corpi non possono decidere cosa fare, è meccanicamente determinata, è estesa.
Se noi si pensa come ciò che non ha bisogno di altro per esistere, come fa il pensiero ad essere sostanza se non ha bisogno di altro del mondo, dei corpi che ha creato Dio, per esistere? Quindi in questa dimensione soltanto Dio sarebbe sostanza. Cartesio successivamente aggiunge “ciò che non ha bisogno di nessuna cosa creata”. Ed in questo modo si distingue sostanza e attributi necessari.
La res extensa e il movimento
Cartesio quando parla di fisica studia la res extensa cioè la materia, è il primo a studiarla in maniera pura, separando le due sostanze.
La sua fisica è una geometria con l’aggiunta del movimento. Lui studia la fisica senza dare alcun contributo sperimentale, deduttiva, con solo il ragionamento, con alla base una forte ragione affidabile.
Secondo lui esistono due questioni fondamentali della fisica: l’estensione e il moto cioè materia, corpi, figure solide geometriche in movimento. Parla di queste perché secondo lui sono le uniche due cose che Dio ha creato all’origine del mondo. Perché quando Dio ha creato il mondo gli ha dato una certa quantità di materia e di moto, il mondo successivamente è cambiato grazie a passaggi e movimenti di materia. Per questo possiamo dire che nell’universo non esiste il vuoto. Tutto ciò che avviene nel mondo può essere spiegato tramite corpi che si muovono, che si scontrano e che scontrandosi passano la materia l’uno all’altro rimanendo una costante.
E quindi è vero ciò che diceva Pascal, il Dio di Cartesio serve a creare il mondo che poi va avanti da solo, dato che la fisica cartesiana continua senza intervento divino.
La fisica cartesiana si basa su 4 principi principali:
1 Res extensa è infinita, se pensiamo al piano geometrico cartesiano e ai suoi assi sono infiniti dato che il piano fisico corrisponde a quello geometrico entrambi sono infiniti.
2 Non esiste il vuoto, ciò che ci appare vuoto è pieno di corpuscoli materiali e invisibili ad occhio nudo.
3 Res extensa è infinitamente divisibile, non esistono gli atomi, posso dividere la materia all’infinito.
4 Estensione e moto sono le uniche qualità oggettive della materia cioè quanto è alto, quanto pesa, se sta in movimento o fermo (colore, sapore sono qualità soggettive, dipendono da me).
Tutto si muove perché ha una certa quantità di moto che passa da un corpo all’altro attraverso gli urti. Cartesio vuole fare a meno delle forze di azione a distanza, ad esempio la forza di gravità, che attrae i corpi perché pensa che sia qualcosa di immateriale, spirituale. Quindi ritiene che la caduta dei gravi o i moti dei pianeti si possono spiegare con la materia.
Non esistono forze di azione a distanza perché tutto è fatto di corpi in movimento, non c’è il vuoto e tutto si può spiegare con la geometria con l’aggiunta della fisica.
Esempio: quando faccio un salto, la distanza tra me e il pavimento è composta da corpuscoli. Quando salto sposto i corpuscoli che sono in alto verso i piedi con l’aria e creando un piccolo vortice.
Il dualismo tra anima e corpo
Si ha un dualismo tra anima e corpo, nel mondo per Cartesio c’era solo la res extensa, tutto ciò che è materiale e la res cogitans, è l’anima umana.
Nell’uomo queste due sostanze si incontrano perché io sono fatto di entrambe.
Esempio: quando mi butto da una finestra casco, ma prima devo pensarci, voglio buttarmi?
Il nostro corpo obbedisce all’anima, è il mio pensiero che può dare ordini e decidere e il corpo obbedire. Nell’uomo queste due sostanze comunicano.
Esempio: quando ho fame il mio corpo comunica all’anima che manca il cibo, che ho bisogno di mangiare.
Secondo Cartesio esiste nel cervello umano un punto specifico che fa da tramite, una ghiandola pineale, epifisi, l’unica parte univoca del cervello, dove res cogitans e res extensa si scambiano le informazioni.
Secondo Cartesio gli altri esseri viventi, gli animali e le piante, non hanno l’anima ma solo res extensa, non sanno pensare, non sanno comunicare e non hanno emozioni. Sono macchine che obbediscono agli istinti. Il pianto e il guaire sono riflessi condizionati, cose automatiche che avvengono.
Le passioni e l'anima buona
Il corpo comunica all’anima delle affezioni sono i modi in cui il corpo dice all’anima ciò che fa bene o ciò che fa male al corpo, come il sentire la fame.
Cartesio individua delle passioni semplici, sei passioni ma due fondamentali:
la gioia è un sentimento che nasce dal corpo quando questo vuole comunicare all’anima ciò che gli fa bene
la tristezza è un sentimento che nasce dal corpo che usa per comunicare all’anima ciò che gli fa male
L’anima buona ascolta, capisce e modera il corpo, perché spesso quest’ultimo prova troppa gioia e troppa tristezza per cose inutili.
Domande da interrogazione
- Qual è il contributo principale di Cartesio alla filosofia e alla scienza?
- Quali sono le quattro regole del metodo cartesiano?
- Come Cartesio giustifica l'esistenza di Dio?
- Qual è la critica principale al "Cogito, ergo sum"?
- Come Cartesio descrive il dualismo tra anima e corpo?
Cartesio ha introdotto un nuovo metodo di conoscenza basato sulla ragione, ispirato alla matematica, che ha influenzato profondamente il razionalismo e la rivoluzione scientifica del Seicento.
Le quattro regole del metodo cartesiano sono: evidenza, analisi, sintesi, e enumerazione e revisione, che guidano il ragionamento deduttivo per ottenere conoscenze certe.
Cartesio propone prove razionali per l'esistenza di Dio, tra cui l'idea innata di un essere infinito e perfetto, che secondo lui deve essere stata posta da Dio stesso.
La critica principale al "Cogito, ergo sum" è che potrebbe essere un ragionamento circolare, poiché si basa sull'evidenza che a sua volta dipende dal cogito stesso.
Cartesio descrive il dualismo tra anima e corpo come due sostanze distinte, la res cogitans (anima) e la res extensa (corpo), che comunicano attraverso la ghiandola pineale nel cervello umano.