Concetti Chiave
- Marcuse adotta la visione di Schiller sulla necessità di una nuova forma di civiltà per superare l'alienazione esistente.
- La cultura emerge dalla dialettica tra impulsi di forma e sensualità, dove l'impulso del gioco funge da mediatore per raggiungere bellezza e libertà.
- La libertà è vista come la possibilità di esprimere le proprie potenzialità, un concetto immanente piuttosto che trascendente.
- Marcuse propone una rivoluzione dell'esistenza umana, superando la produttività sfruttatrice a favore della libera manifestazione delle potenzialità.
- Lo stato estetico è concepito come una condizione che abolisce il tempo legato al principio di prestazione, favorendo una contemplazione continua.
Marcuse sottoscrive in toto il punto di vista di Schiller, il quale condivide un’opinione corrente del suo tempo, cioè una situazione negativa dell’esistenze, di alienazione dell’esistente. La necessità di dare forma nuova all’umanità. Condivisa con Hegel, Novalis, etc. Dal suo punto di vista, è necessaria una forma nuova di civiltà per sanare le ferite imposte dall’alienazione della civiltà corrente (già allora caratterizzata dal principio di prestazione, secondo Marcuse).
È una civiltà antagonistica, frammentata, in cui si vede la lotta tra il principio della forma e il principio sensuale (impulsi). La cultura è formata dalla combinazione dell’azione reciproca di questi due impulsi, in una dialettica che richiama quella di Eros e Thanatos. Schiller individua anche l’impulso del gioco, che può sanare il conflitto tra gli altri due. Ha come obiettivo la bellezza e la libertà, ed è mediatore. Praticamente tutto il discorso di Schiller viene ripreso da Marcuse. Ma la libertà, come è da intendere? Schiller lo ritiene un problema politico, ma rimane comune una “libertà di”, non una “libertà da”. Libertà di poter esprimere le proprie potenzialità. L’uomo è libero quando è assolutamente se stesso e non condizionato dall’ambiente circostante e da costrizioni che si autoimpone, fisiche e morali. Chiaramente non è una libertà trascendente o intellettuale, ma una libertà nella realtà.Non si tratta di un semplice estetismo, dice Marcuse, ma una rivoluzione dell’intera esistenza umana. l’esistenza complessiva deve andare rivoluzionata di fatto, questa vita sarebbe libertà stessa, esercitata dalla facoltà psichica dell’immaginazione. La natura e il mondo diventano oggetti di contemplazione. Il concetto di produttività viene superato, non più violenta e sfruttatrice che trasforma l’uomo in strumento di lavoro: l’esistenza continua ad essere attività, ma libera manifestazione di potenzialità. Conciliazione tra ragione e sensi a livello cognitivo e morale, con armonizzazione tra soddisfazione dell’individuo e soddisfazione dell’universale. La libertà del singolo e libertà del tutto, a ribaltare la prospettiva dei bisogni di tutti che si adeguano all’interesse del dominio. Il tempo va abolito, essendo legato al principio di prestazione, a favore di una contemplazione duratura. Lo stato estetico, per diventare realtà, deve sconfiggere il corso distruttivo del tempo. È il gioco liberatore che abolisce il tempo nel tempo.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione di Marcuse riguardo alla civiltà attuale e la necessità di una nuova forma di civiltà?
- Come viene intesa la libertà secondo Schiller e Marcuse?
- Qual è il ruolo dell'immaginazione nella rivoluzione dell'esistenza umana proposta da Marcuse?
Marcuse condivide la visione di Schiller e altri pensatori del suo tempo, secondo cui la civiltà attuale è caratterizzata da alienazione e frammentazione. Egli ritiene necessaria una nuova forma di civiltà che superi il principio di prestazione e promuova la libertà e la bellezza attraverso l'impulso del gioco.
La libertà, secondo Schiller e ripresa da Marcuse, è intesa come la capacità di esprimere le proprie potenzialità senza essere condizionati dall'ambiente o da costrizioni autoimposte. Non è una libertà trascendente, ma una libertà reale che si manifesta nella vita quotidiana.
L'immaginazione è vista come la facoltà psichica che esercita la libertà stessa, trasformando l'esistenza in una libera manifestazione di potenzialità. Essa permette la conciliazione tra ragione e sensi, e tra soddisfazione individuale e universale, superando il concetto di produttività violenta e sfruttatrice.