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Concetti Chiave

  • L'idealismo contrappone la filosofia dell'infinito alla filosofia kantiana del finito, criticando il limite alla conoscenza umana imposto da Kant e proponendo una sintesi tra soggetto e oggetto.
  • Hegel sviluppa il concetto di Assoluto come identità tra soggetto e oggetto, superando la separazione tra pensiero e realtà attraverso un processo dialettico in tre fasi: tesi, antitesi e sintesi.
  • La "Filosofia dello spirito" di Hegel esplora l'evoluzione dello spirito umano dalla coscienza individuale al sapere assoluto, con un focus sul riconoscimento reciproco e sulla dialettica servo-padrone.
  • La Logica hegeliana considera il pensiero non separato dalla realtà, trattando le leggi universali del pensiero come le leggi fondamentali della realtà, superando la metafisica tradizionale.
  • Hegel vede lo Stato come l'ethos di un popolo, una totalità etica che realizza la libertà attraverso le leggi, mantenendo la sovranità assoluta e rifiutando il diritto internazionale come limitazione alla sovranità statale.

Indice

  1. Idealismo e illuminismo
  2. Biografia di Hegel
  3. Capisaldi del sistema hegeliano
  4. Filosofia dello spirito
  5. Logica
  6. La Filosofia della Natura
  7. Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

Idealismo e illuminismo

L’idealismo è la filosofia dell’infinito intesa come streben ossia continua tensione verso il limite. La ragione va anche oltre il limite dell’esperienza, è anche sentimento. La filosofia kantiana, illuminista viene invece considerata la filosofia del finito, la ragione è codificabile nell’intelletto.
Secondo Kant c’è un limite alla conoscenza umana. L’uomo può conoscere solo attraverso le proprie forme a priori. Ma queste forme a priori sono insite nell’uomo, non nella natura. Dunque, esiste una cosa in sé, una realtà indipendente da noi, che esisterebbe anche senza il soggetto. Ma l’uomo, non potendo conoscere senza forme a priori, non potrà mai conoscere questa cosa in sé, questo noumeno. L’uomo può conoscere solo il fenomeno, la realtà vista attraverso le forme a priori. (Ciò che gli idealisti apprezzano di Kant è la “critica del giudizio” in quanto a differenza del suo orientamento illuminista secondo il quale la ragione è codificabile nell’intelletto, cerca di giustificare attraverso il sentimento il legame tra realtà meccanica, fenomenica e la realtà della libertà.)
Fichte, filosofo tedesco, continuatore del pensiero di Kant e iniziatore dell'idealismo tedesco sostiene che tutto ciò che è oggetto del nostro pensiero è una rappresentazione, ovvero è la sintesi di oggetto rappresentato e oggetto rappresentante. Se l’oggetto non esistesse potrei pensare di produrlo, mentre se non esistesse il soggetto non resterebbe nulla. Ci sono dunque più indizi sul fatto che il soggetto sia il più certo tra i due. A questo punto ciascuno di noi può credere diversamente. I più dogmatici penseranno che è la mente ad adattarsi al mondo esistente, mentre gli altri saranno idealisti. La filosofia di Fichte nasce dall’esigenza di eliminare la cosa in sé, e quindi fare un salto di qualità rispetto agli empiristi e a Kant. Fichte sosteneva che ciò che la conoscenza empirica chiama “mondo esterno” non è oggettivo, invece è il risultato del processo di autolimitazione dell’io. Per Kant l’immagine produttiva è la facoltà che attraverso schemi relativi al tempo permette l’applicazione delle categorie ai dati sensibili, mentre per Fichte l’immagine produttiva produce il materiale stesso che viene elaborato dalla mente. Il soggetto crea la realtà che elabora, dunque l’io ponendosi di fronte il non-io comprende la molteplicità. Il dualismo che aveva caratterizzato la filosofia di Kant non viene superato, ma si sposta all’interno del soggetto. Il soggetto risulta dunque essere la coscienza di tutto ciò che è ed è mosso da una potenza inconscia e inconoscibile. Secondo Hegel, il difetto di questa posizione sta nell’aver posto la verità ultima, l’assoluto, nel soggetto e quindi aver ridotto l’intera realtà a un prodotto dell’io. Hegel ritiene che l’Assoluto è l’identità di soggetto e oggetto e che tale identità presenta un’aspetto soggettivo, il pensiero e uno oggettivo, la natura. Il soggetto non viene più concepito come la conoscenza individuale, ma come il pensiero universale, l’ordine razionale immanente alla realtà.

Biografia di Hegel

Hegel nacque il 27 agosto 1770 a Stoccarda. I suoi genitori erano protestanti e provenivano da una famiglia di impiegati statali e ecclesiastici. A 7 anni entrò nel Gymnasium Illustre, presso il quale studiò il Nuovo e il Vecchio Testamento e le lingue e le lettere classiche. Frequentò l’università di Tubinga e il collegio di Stift grazie ad una borsa di studio. Qui intraprese la carriera ecclesiastica che non proseguì. Prima di concludere gli studi accettò un incarico come precettore in una famiglia di nobili svizzeri. Nel 1797 si trasferì a Francoforte per un ruolo da educatore privato in una famiglia borghese, per poi trasferirsi a Jena nel 1799 in seguito alla morte del padre. Qui intraprese la carriera universitaria e per ottenere l’abilitazione all’insegnamento dovette superare un esame per il quale scrisse una dissertazione in Latino “Sulle orbite dei pianeti”, nella quale sosteneva Keplero, e un testo nel quale difese 12 tesi riguardanti vari argomenti filosofici. Nel 1801 pubblicò il suo primo scritto “Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling”, nel quale

Capisaldi del sistema hegeliano

I capisaldi del pensiero Hegeliano sono dei principi fondamentali che sono stati tratti dallo studio della sua filosofia, e quindi non sono stati scritti da lui. Il primo dice “la realtà è spirito infinito”. Con questo intende che la realtà, ovvero tutto ciò che è finito è infinito, dunque per comprenderlo devo comprendere l’infinito. Non c’è nulla al di fuori di sé, dunque la realtà è assoluto e gli enti sono solo la manifestazione di esso. Il finito come tale non esiste, ma esiste solo nell’infinito e in virtù di esso. ”Il vero è l’intiero”. Mentre Spinoza associava all’assoluto una sostanza statica, Hegel riteneva assoluto un soggetto o pensiero in divenire. Tutto ciò che esiste è un momento di un processo in continuo movimento in cui lo spirito si autogenera, autodetermina, ponendosi nel finito per poi superarsi, superando il finito stesso. Ogni momento del reale è un momento indispensabile all’assoluto. Questo pensiero è una forma di monismo panteistico. Il movimento dello spirito avviene secondo un moto dialettico a ritmo triadico, che si sviluppa in tesi, antitesi e sintesi. La tesi è l’essere in sé, dal punto di vista ontologico è l’idea mentre da quello logico/gnoseologico è il momento intellettivo astratto, la definizione, che si trova nella “Logica”. L’antitesi è l’essere per sé, quindi la natura dal punto di vista ontologico , mentre il momento razionale negativo, quindi la critica dal punto di vista logico, viene trattato nella “Filosofia della natura”. Per passare dall’antitesi alla sintesi è necessario l’aufhebung, ovvero rimuovere l’ostacolo e conservare l’idea. La sintesi è “l’essere in sé e per sé”, dal punto di vista ontologico è lo spirito, mentre da quello logico è il momento razionale positivo, trattato nella “Filosofia dello Spirito”, e quindi in due opere. “Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” e “Fenomenologia dello spirito”.
Il punto di partenza della riflessione di Hegel consiste nel rifiuto della separazione di pensiero e realtà, in contrasto con il pensiero kantiano. Hegel ritiene che questa separazione sarebbe giustificata se la forma suprema della conoscenza fosse quella sensibile. In realtà noi conosciamo il mondo non solo con i sensi, che possono anche contraddirsi, ma anche con il pensiero, che ci permette di scoprire nei fenomeni le leggi della natura. Il pensiero per Hegel non è solo una facoltà mentale come lo era per gli empiristi e per Kant, ma è immanente alla realtà. E’ necessario superare l’idea che l’uomo non possa conoscere l’essenza della realtà. A smentire questa posizione ad esempio sono i progressi compiuti dalle scienze nel determinare le leggi universali. Kant inoltre si contraddice affermando che non è possibile conoscere la verità ultima perchè sarebbe come dire che la verità ultima è inconoscibile, ma per dire ciò dovremmo già conoscerla.
Il secondo caposaldo è “ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”, dunque ciò che non è razionale non è reale. Tutto ciò che accade accade per necessità, quindi tutto è bene. Ma Hegel riconosce che vi siano eventi negativi e ritiene che di fronte a questi spetta a noi la scelta di cosa pensare. O li considero negativi in una visione finita, limitata senza guardare al disegno globale e quindi senza capirne il lato positivo, o è realmente negativo e si configura come polo dialettico negativo che è funzionale al raggiungimento di un più elevato spirito. Nella dialettica triadica in cui procede il mondo secondo Hegel vi è l’idea in sé, ovvero il momento astratto in cui si forma la definizione, l’idea fuori o per sé, il momento dialettico razionale negativo e l’idea in sé e per sé, dunque lo spirito, un elevato livello di consapevolezza che accetta il fatto che la realtà sia caratterizzata sia da elementi positivi che negativi. La domanda che sorge è se tutto è necessario, sono veramente libero? Hegel ritiene che tutto è idea, mente umana, lo spirito è l’umanità, e qui va in parallelo al pensiero di Protagora secondo il quale “l’uomo è misura di tutte le cose”. Hegel conclude dicendo che se non ci fosse l’uomo che guarda, comprende e analizza le cose, esse non esisterebbero. Kant invece pone dei limiti a questa visione, ossia si chiede che cosa posso sapere, che cosa devo fare e che cosa posso sperare.
L’ultimo principio fondamentale è la “funzione giustificatrice della filosofia”. Secondo Hegel infatti la filosofia ha il compito di comprendere le strutture razionali che costituiscono la realtà e quindi di capire i motivi di ciò che accade. Paragona la filosofia alla nottola di Minerva. Minerva è simbolo di razionalità, mentre la nottola è la civetta, il cui volo a spirale e l’acuta vista permettono di guardare dall’alto le cose nel loro complesso.

Filosofia dello spirito

La ”Filosofia dello spirito” spiega come lo spirito si manifesta nell’evoluzione dalla coscienza, alla ragione fino al sapere assoluto. Ciò viene trattato in due opere: “Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” e “Fenomenologia dello spirito”. Per fenomenologia si intende la storia romanzata delle vicissitudini della coscienza che attraverso errori esce dalla dimensione individuale e raggiunge quella universale. Ha valore introduttivo e una funzione pedagogica, ovvero insegna le tappe che il singolo individuo percorre ripercorrendo le carte dell’umanità. Questo percorso è illustrato nelle figure, entità ideali e storiche che esprimono le tappe ideali dello spirito ma che hanno trovato una loro esemplificazione nel corso della storia. La più celebre di queste è la coscienza infelice. Quest'opera si sviluppa in due triadi, la prima comprende coscienza, autocoscienza e ragione, mentre la seconda spirito, religione e sapere assoluto. La prima tappa è la prima forma di coscienza ovvero la certezza sensibile, la conoscenza di questa cosa qui ora. La seconda tappa è la percezione, essere coscienti di sentire, unificare il molteplice. Nella terza tappa l’intelletto e la coscienza coincidono. La coscienza riconosce di essere costruttrice della realtà, l’oggetto è percepito e compreso come fenomeno, sottostante le leggi dell’io penso. Dunque si deduce che il fenomeno dipende dalla mia conoscenza, e la coscienza è sempre di qualcosa, che a sua volta è qualcosa per la coscienza. La coscienza di qualcosa è coscienza di sé dunque è autocoscienza. La coscienza si concentra sull’oggetto, mentre l’autocoscienza sul soggetto, che agisce rapportandosi con altri soggetti (é qui che inizia la Storia, ovvero la narrazione di avvenimenti che coinvolgono più esseri umani). Il soggetto tende a cercare di appropriarsi delle cose, ma questo porta due complicazioni. Innanzitutto sottraggo qualcosa alla disponibilità di qualcun altro, dunque mi devo rapportare con un altro soggetto e quindi coinvolgo altre autocoscienze. L’uomo quando approda all’autocoscienza, ha bisogno del riconoscimento da parte di un’altra autocoscienza. Questo reciproco riconoscimento secondo Hegel passa sempre attraverso la lotta e la sfida. Queste si concludono sempre con la vittoria di uno e la sconfitta dell’altro. Si instaura così un rapporto dialettico servo padrone (I figura). Il Padrone è colui che rischiando la vita ha vinto e affermato la propria indipendenza, mentre il servo è colui che ha preferito perdere l’indipendenza pur di aver salva la vita. Il padrone finisce per diventare totalmente dipendente dal servo, disimparando, perdendo il contatto con la realtà e non rapportandosi più con autocoscienze in quanto ha trasformato il servo in un oggetto. Ma il servo trova nel lavoro una possibilità di riscatto, il suo polo dialettico è il padrone. Si rende conto che il padrone dipende da lui, e dunque comprende la sua importanza nella realtà e si riappropria dell’autocoscienza. La II figura, è quella dello Stoicismo e dello Scetticismo. Lo Stoicismo è la manifestazione filosofica che incarna l’indipendenza che il servo raggiunge, celebra l’autosufficienza e sostiene la libertà del saggio nei confronti delle cose. Ma questa è solo un’astratta libertà interiore perché i condizionamenti esterni permangono. Lo Stoicismo trapassa dialetticamente nello Scetticismo, il quale a differenza dello Stoicismo che si distacca dal mondo, lo nega. In questo modo però cade in contraddizione perché nega la validità del pensiero ma pensa, nega la validità delle percezioni ma percepisce. Questa negazione conduce alla consapevolezza della profonda scissione di una coscienza infinita in coscienza che vorrebbe essere incondizionata e coscienza vittima della vita. La figura della coscienza infelice è il caso della coscienza sdoppiata in una componente divina immutabile e una umana, mutevole. Le fasi storiche in cui si colloca sono l’ebraismo, privo di redenzione, e il cristianesimo medievale (i flagellanti mortificavano la componente mutevole per liberare quella immutevole divina senza però raggiungere la morte che le ucciderebbe entrambe). Questa trapassa nel Rinascimento, ovvero la conoscenza nell’inutile tentativo di unificarsi a Dio si rende conto di essere essa stessa Dio, il soggetto assoluto. La ragione si riconosce progressivamente come spirito attraverso un movimento triadrico. La prima è la ragione-che-osserva, ossia la ragione che guarda alla natura e vorrebbe immediatamente comprenderne la razionalità. Lo fa immaginando che la natura sia espressione immediata della razionalità (scienze della fisiognomica e della frenologia). La seconda è la ragione-che-agisce, ovvero attraverso l’azione si riesce a riconoscere e estrarre la razionalità dalla realtà. La terza è invece la ragione che si riconosce come universale, cioè come spirito. L’individuo non riesce a cogliere l’universalità, perché la ragione reale, la sostanza, non è quella dell’individuo, ma quella dello spirito.

Logica

La Logica è la scienza dell’idea pura, del pensiero che ha per oggetto le leggi universali e necessarie del pensiero. Ma il pensiero non è separato dalla realtà, in quanto la realtà è razionale e il pensiero coglie questa razionalità. Pertanto la logica è in grado di definire come sia fatto il pensiero e com’è fatta la realtà nella sua struttura fondamentale. Le leggi del pensiero sono dunque le leggi fondamentali della realtà. La logica per Hegel non è dunque un sapere puramente formale, sostituisce la metafisica. La logica si occupa della dottrina dell’essere, e quindi del concetto in sé, della dottrina dell’essenza, quindi il concetto per sé e della dottrina del concetto dell’idea, quindi il concetto nella sua pienezza astratta e reale. Hegel ritiene che questa separazione sarebbe giustificata se la forma suprema della conoscenza fosse quella sensibile. In realtà noi conosciamo il mondo non solo con i sensi, che possono anche contraddirsi, ma anche con il pensiero, che ci permette di scoprire nei fenomeni le leggi della natura. Il pensiero per Hegel non è solo una facoltà mentale come lo era per gli empiristi e per Kant, ma è immanente alla realtà. E’ necessario superare l’idea che l’uomo non possa conoscere l’essenza della realtà. A smentire questa posizione ad esempio sono i progressi compiuti dalle scienze nel determinare le leggi universali. Kant inoltre si contraddice affermando che non è possibile conoscere la verità ultima perchè sarebbe come dire che la verità ultima è inconoscibile, ma per dire ciò dovremmo già conoscerla.

La Filosofia della Natura

La natura è l’idea nella forma dell’essere altro, cioè l’idea fuori di sé, quindi pura esteriorità. Ciò comporta che la natura abbia una duplice valenza. Se enfatizziamo l’aspetto fuori di sé, diventa pura negatività ed esteriorità, il punto più lontano dall’idea. Se enfatizziamo l’aspetto che è idea, mantiene una valenza positiva, è un modo di essere dell’idea. Nella natura si trovano sia l’accidentalità che la necessità. La natura è manifestazione della razionalità, ma è inconsapevole di esserlo, dunque non è razionale. Se noi guardiamo la natura attraverso una prospettiva globale, è possibile definire delle leggi, l’organica, la meccanica e la fisica, attraverso le quali possiamo leggere la natura. Ma la filosofia della natura non potrà mai sperare di determinare rigorosamente ogni manifestazione della natura, dovrà limitarsi ad individuare qualche traccia della determinazione concettuale e che si dovrà accontentare perchè è impensabile tradurre la forma in una completa razionalizzazione della realtà.

Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

Lo spirito è l’umanità consapevole di essere misura di tutte le cose. Quest’opera analizza le manifestazioni dello spirito, che suddivide in tre tappe. La tesi è lo spirito Soggettivo, seguito da quello Oggettivo nell’antitesi e da quello Assoluto nella sintesi. Inizialmente la vita spirituale è condizionata da fattori naturali, si presenta come un insieme di stati e disposizioni mentali propri di un soggetto concreto. Lo sviluppo dello spirito si realizza attraverso lo spirito del soggetto singolo e quello di tutti i soggetti umani nell’insieme di tutte le loro facoltà. Lo spirito Soggettivo studia il progressivo emergere dello Spirito dalla natura attraverso un sistema triadrico costituito da tesi, antitesi e sintesi. La prima tappa è quella dell’Antropologia, che studia i caratteri che rendono l’uomo diverso dagli altri animali. L’anima per Hegel è uno di questi caratteri, ed è l’insieme delle funzioni corporee alla base della vita psichica, che permette il passaggio dalla dimensione della natura a quella mentale. La seconda tappa è quella della Fenomenologia, nella quale l’anima diventa coscienza. Il centro dell’attenzione si sposta nell’opposizione tra il soggetto pensante e ciò che non è pensiero. La coscienza è pensiero puro, viene dunque a meno il legame con la corporeità. La terza e ultima tappa è quella della Psicologia, nella quale lo spirito dell’animo umano mostra le sue peculiarità più astratte, c’è una sintesi tra anima e coscienza. Questo spirito attraverso la volontà di essere libero, si impadronisce sia della corporeità che della natura esterna, dando vita ad un mondo nuovo, alla storia, trasformandosi in spirito Oggettivo. La psyche trova attraverso la volontà, la capacità di creare istituzioni, ovvero determinazioni sovraindividuali. Il libero volere che caratterizza la psyche si manifesta non più come volere del singolo, ma come caratteristica della Persona Giuridica, in grado di decidere autonomamente. Lo spirito oggettivo si articola in tesi, antitesi e sintesi. La tesi è il diritto, che sancisce e regola le relazioni tra individui liberi. Questo si articola a sua volta in tesi, antitesi e sintesi. La tesi è la proprietà, ovvero il modo attraverso cui il diritto si esplicita e la Persona Giuridica viene riconosciuta. L’antitesi è il contratto, ovvero la forma attraverso cui il reciproco riconoscimento viene sancito. Il contratto è tale solo se è formulato in modo tale da poter essere violato. La sintesi è il diritto contro il torto. Deve essre infatti stabilita una pena in caso di violazione del contratto che ripristina dunque il contratto violato. Questa pena riguarda soltanto l’esteriorità e non lo spirito, poichè per avere efficacia nei confronti dello spirito il soggetto in questione dovrebbe riconoscere interiormente la sua consapevolezza. Questa consapevolezza di dovere morale si sviluppa nell’antitesi dello spirito Oggettivo, ovvero la moralità. Questa da voce all’interiorità, alla coscienza morale, ma non riesce a trovare principi condivisibili, è spaccata tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Si giunge così alla sintesi, l’eticità che è appunto una morale concreta che si fonda su valori condivisi da una collettività. Questa conserva il carattere oggettivo del diritto e conserva l’idea che la libertà non può esistere senza la convinzione e l’adesione del singolo individuo. I valori etici per realizzarsi devono essere assimilati da tutti i membri di una comunità. Anche questo si sviluppa in tre momenti.

Il primo è la famiglia, la comunità etica immediata fondata sulla triade matrimonio, patrimonio ed educazione dei figli. I figli sono destinati ad una vita propria costituendo vari nuclei familiari che costituiscono la società civile. Questa caratterizza il secondo momento, nel quale si esteriorizza lo spirito legge a livello economico, amministrativo in cui si esercita la giustizia. Vige sempre l’interesse di parte, ma qui ciascun singolo dipende dagli altri a causa del lavoro. Il primo tentativo di superare questa frammentazione sono le corporazioni. Il terzo momento è quello dello Stato, un legame etico tra persone. La libertà non si esaurisce nella libertà del singolo, ma è la sintesi della libertà soggettiva e oggettiva, della comunità nel suo insieme. Va dunque rispettata la libertrà del singolo ma deve conformarsi ad un modello universale. La libertà per Hegel contiene due aspetti: l’autonomia della ragione e l’indipendenza dai condizionamenti esterni.
Lo stato viene definito da Hegel come l’ethos di un popolo che esprime consapevolmente sé stesso attraverso le istituzioni. Ogni stato in quanto sostenza etica costituisce una manifestazione divina. Dunque anche lo stato più imperfetto resta pur sempre totalità etica e quindi realizzazione della libertà. Lo stato di Hegel non è dispotico anche se è sovrano in modo assoluto perchè deve operare attraverso le leggi, che salvaguardiano l’individuo e la sua proprietà. Ma lo stato di Hegel non è come per Locke e i liberali uno strumento per gli individui ed è lo stato a fondare gli individui, che nascono infatti in una dimensione statuaria già creata. Lo stato si realizza in due modi: attraverso il consenso dei cittadini e attraverso l’ordinamento costituzionale. Ma la costituzione di un popolo sgorga necessariamente dalla vita collettiva e dalla storia di un popolo, dunque “ogni popolo ha la costituzione che gli è idonea”. Hegel rifiuta la tripartizione dei poteri in quanto ritiene che questa crei un costante conflitto tra potere esecutivo e legislativo, in quanto il potere esecutivo comprende anche quello giudiziario (entrambi devono applicare le leggi anche se in modalità diverse). Propone dunque 3 poteri indipendenti.

Il potere legislativo che ha per soggetto l’universale, il potere del governo e dei tribunali, che si rivolgono ai casi particolari che adeguano all’universale e il monarca, individuo che rappresenta l’unità dello stato. Il monarca svolge in realtà anche gli altri due poteri in quanto gli spetta la decisione ultima sulle leggi e in quano nomina i ministri, ma è sempre tenuto a restare nei limiti della costituzione. Hegel privilegia l’organismo statale al singolo individuo, come nel caso delle elezioni. E’ infatti contrario all’elezione diretta dei rappresentanti da parte del popolo in quanto non ritiene che le persone comuni abbiano le conoscenze necessarie a governare. Questa teoria viene definita meritocratica. Secondo Hegel inoltre non può esserci un diritto internazionale perchè questo limiterebbe la sovranità dello stato e non può esistere un organismo superiore all’autorità dello stato. Non esistendo alcun potere al di sopra degli stati, le controversie vengono risolte attraverso la guerra, che Hegel ritiene un elemento strutturale del rapporto tra stati nonchè un alto valore morale in quanto impedisce la fossilizzazione di un popolo. Per Hegel la storia è il dispiegarsi dello spirito nel tempo e quindi il modo in cui gli Stati hanno realizzato gli ethos dei vari popoli.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la filosofia dell'idealismo?
  2. L'idealismo è la filosofia dell'infinito intesa come streben ossia continua tensione verso il limite.

  3. Qual è la differenza tra la filosofia kantiana e l'illuminismo?
  4. La filosofia kantiana, illuminista, considera la ragione come codificabile nell'intelletto, mentre l'illuminismo considera la ragione come sentimento.

  5. Secondo Kant, qual è il limite alla conoscenza umana?
  6. Secondo Kant, il limite alla conoscenza umana è dato dal fatto che l'uomo può conoscere solo attraverso le proprie forme a priori.

  7. Qual è la critica di Hegel alla filosofia di Fichte?
  8. Hegel critica Fichte per aver posto la verità ultima nel soggetto e aver ridotto l'intera realtà a un prodotto dell'io.

  9. Cosa sostiene Hegel riguardo all'Assoluto?
  10. Hegel sostiene che l'Assoluto è l'identità di soggetto e oggetto e che presenta un aspetto soggettivo, il pensiero, e uno oggettivo, la natura.

Domande e risposte

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