Dammacco
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Concetti Chiave

  • La "coscienza infelice" rappresenta la scissione tra il finito e l'infinito, tra l'uomo e Dio, come separazione tra la coscienza mutevole e quella immutabile.
  • Questa condizione si manifesta nella religiosità medioevale, dove l'uomo si sottomette a un Dio lontano e irraggiungibile, riflettendo il rapporto servo-padrone.
  • Nel cristianesimo, Dio incarnato è percepito come una realtà visibile, ma la pretesa di cogliere l'assoluto è destinata al fallimento, lasciando la coscienza infelice.
  • Hegel descrive l'infelicità della coscienza attraverso devozione, fare e mortificazione di sé, che riflettono la ricerca di un contatto con Dio e la proiezione dell'uomo in altro.
  • La mortificazione è vista come l'annullamento del proprio corpo, portando alla consapevolezza che la coscienza stessa è Dio, l'universale e il soggetto assoluto.

Indice

  1. Sintesi della fenomenologia
  2. Scissione tra finito e infinito
  3. Coscienza infelice e religiosità
  4. Ebraismo e cristianesimo
  5. Fallimento della pretesa assoluta
  6. Infelicità della coscienza
  7. Sotto-figure della coscienza infelice

Sintesi della fenomenologia

Può essere considerata la sintesi di tutta la fenomenologia perché solo tramite essa si giunge dialetticamente alla conciliazione e alla fusione tra finito e l’infinito. Passa da una figura socio-economica a una filosofica.

Scissione tra finito e infinito

La scissione è tra il finito e l’infinito, tra l’uomo e Dio viene presentata come la separazione netta tra la coscienza mutevole (umana) e quella immutabile (Dio).

Coscienza infelice e religiosità

Questa scissione diviene esplicita nella figura della coscienza infelice. E’ la tipica condizione del mistico, della religiosità medioevale, in cui l’uomo si sottomette totalmente a Dio che è lontano da lui e contrapposto in maniera irreversibile. Questa separazione si manifesta come l’antitesi tra trasmutabile e intrasmutabile.

Ebraismo e cristianesimo

Questa è la situazione propria dell’ebraismo (Hegel proietta la questione in termini storico-religiosi). Richiama la religiosità ebraica, quella storica del vecchio testamento in cui l’uomo viveva sottomesso totalmente a Dio da cui faceva dipendere tutta la sua vita →richiama il rapporto servo-padrone. In seguito, espone un secondo momento, il cristianesimo in cui si vive l’esperienza di Dio che si incarna (questa è la situazione tipica del cristianesimo medioevale). Richiama situazioni storico filosofiche arcaiche.

Fallimento della pretesa assoluta

Dio incarnato è visto come una realtà effettuale (che è presente e si vede) e si è convinti di cogliere l’assoluto. Tuttavia, la pretesa di cogliere l’assoluto in una presenza particolare e sensibile è destinata al fallimento, inoltre, la storicità di Cristo non fornisce alla fede un base documentaria poiché non è sufficiente. Non consegna alla fede un fondamento storico perché per l’uomo è incomprensibile logicamente il concetto di Dio che si fa uomo e, per i posteri rimane una sorta di mito. Per cui resta trascendente e lontano.

Infelicità della coscienza

La coscienza, quindi, è infelice perché non può raggiungere questa realtà da cui si vede distaccata.

Sotto-figure della coscienza infelice

L’infelicità della coscienza è descritta da Hegel tramite tre sotto-figure: Devozione: è un atteggiamento, una componente del isterismo, è qualcosa di irrazionale e religioso, il pensiero non è ancora speculativo, no si esprime filosoficamente. La devozione è una sorta di Fare o operare: la coscienza cerca di esprimersi nel mondo e nel lavoro, rinunciando ad un contatto immediato con Dio, ma finendo per riconoscere come appartenenti a Dio le proprie opere. L’uomo si annulla e proietta se stesso in altro.

Mortificazione: Hegel vede in questo atteggiamento il voler annullare il proprio corpo. Nella massima esasperazione si capisce che ciò che si cerca non è altro che se stessi. Tentando invano di conoscere Dio, La coscienza si rende conto di essere essa stessa Dio, l’universale, il soggetto assoluto.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della "coscienza infelice" nella fenomenologia secondo Hegel?
  2. La "coscienza infelice" è considerata la sintesi della fenomenologia perché rappresenta il processo dialettico che porta alla conciliazione tra finito e infinito, tra l'uomo e Dio.

  3. Come si manifesta la scissione tra finito e infinito nella coscienza infelice?
  4. La scissione si manifesta come una separazione tra la coscienza mutevole (umana) e quella immutabile (Dio), evidenziando l'antitesi tra trasmutabile e intrasmutabile.

  5. Quali sono le tre sotto-figure della coscienza infelice descritte da Hegel?
  6. Le tre sotto-figure sono devozione, fare e mortificazione di sé, che rappresentano diversi atteggiamenti della coscienza nel suo tentativo di avvicinarsi a Dio.

  7. Perché la coscienza infelice non riesce a cogliere l'assoluto secondo Hegel?
  8. La coscienza infelice non riesce a cogliere l'assoluto perché la pretesa di comprenderlo in una presenza particolare e sensibile è destinata al fallimento, e la storicità di Cristo non fornisce un fondamento documentario sufficiente per la fede.

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