Concetti Chiave
- Hegel vede la dialettica servo-padrone come tipica del mondo greco-romano, preludio al sapere assoluto.
- Lo stoicismo afferma la libertà soggettiva dalle cose esterne, ma resta vincolato alla realtà, ottenendo solo un'astratta libertà interiore.
- Lo scetticismo nega l'oggettività e afferma che non esiste verità, ma si contraddice riconoscendo almeno questa certezza.
- Hegel considera sia stoicismo che scetticismo come correnti astratte senza positività, portando a una lacerazione.
- La coscienza infelice cerca di annullare la scissione tra infinito e finito attraverso l'ascetismo, ma amplifica la distanza da Dio.
Indice
Dialettica servo-padrone e stoicismo
Hegel ritiene che la dialettica servo-padrone sia tipica del mondo greco-romano. A questa seguono altre figure, che corrispondono a tappe del processo verso il sapere assoluto: ad esempio nello
si manifesta l’affermazione della libertà del soggetto rispetto alle cose esterne: lo stoicismo infatti disprezza le pasioni, gli affetti e promuove l’indipendenza dai condizionamenti della realtà. Di fatto però lo stoico non nega gli altri e la realtà cirocostante, rimanendo a essi vincolato e quindi ottenendo soltanto un’astratta libertà interiore. Hegel giudica astratta anche la libertà di cui si nutre lo
Critica allo scetticismo
che arriva alla negazione del mondo esterno e alla distruzione di ogni oggettività: per gli scettici infatti si deve dubitare di tutto e non c’è nulla di vero. Vi è però una contraddizione perché da un lato si dice che non esista verità, dall’altro però bisogna ammettere che esista almeno una certezza, ossia che appunto la verità non esiste. Non vi è quindi nulla di positivo in queste astratte correnti filosofiche.
Lacerazione nel pensiero cristiano medievale
Si può infatti parlare di lacerazione, la quale raggiunse la sua massima espressione nel pensiero cristiano medievale, in cui il soggetto, aspirando all’immutabilità, si mette in rapporto con Dio. Avverte quindi una sproporzione essendo limitato e Dio perfetto. L’uomo cerca così di colmare questa distanza attraverso penitenze e sacrifici di modo da rendersi più degno. Si raggiunse così la
nel senso che la coscienza, per annullare la scissione tra infinito e finito, nega se stessa mediante l’asceticismo, rinunciando al proprio volere per ritrovarsi in Dio. Così facendo però amplifica la scissione con Dio.