Concetti Chiave
- Socrate trascorre la sua vita ad Atene, criticando la società del V secolo a.C. e viene condannato per empietà a causa delle sue idee sovversive.
- La ricerca filosofica di Socrate si basa sul concetto di "sapere di non sapere", e si impegna nel dialogo per scoprire la Verità e la conoscenza.
- Socrate non scrive nulla di suo, ma le sue idee sono tramandate attraverso opere di Aristofane, Platone, Senofonte e Aristotele.
- Platone, nell'Apologia, descrive Socrate come un uomo giusto, differenziandolo dai sofisti e illustrando i discorsi tenuti durante il processo.
- Socrate rifiuta di partecipare alla politica ateniese, criticando sia i conservatori sia i democratici, mantenendo una fedeltà alle leggi che lo porta alla condanna a morte.
Indice
La vita di Socrate ad Atene
Socrate è un personaggio straordinario quanto singolare: egli trascorre la sua intera esistenza ad Atene, la sua città di origine, a cui resta sempre molto legato e fedele.
Critiche e accuse ad Atene
Socrate vive nel contesto dell’Atene del V secolo a.C. e si mostra molto critico verso la società di quel tempo, infatti viene accusato di empietà e condannato a morte. Egli è creduto dalla società ateniese un personaggio sovversivo e pericoloso, che introduce nuove divinità e non crede nell’esistenza degli dèi greci.
La ricerca filosofica di Socrate
La sua ricerca filosofica è interamente fondata su una premessa: sapere di non sapere, attraverso la quale analizza i suoi limiti. Egli discute con i suoi interlocutori ponendo loro la domanda “che cos’è?”, che simboleggia appieno la sua ricerca.
Se da un lato Socrate è consapevole di non sapere, e quindi della sua ignoranza, dall’altro lato trascorre la sua vita a cercare la Verità e ad ambire alla conoscenza.
Socrate non documenta la sua ricerca con dei documenti scritti, perché per lui scrivere significa terminare la ricerca.
Fonti sulla figura di Socrate
In compenso, diverse sono le fonti che trattano della sua figura e della sua dottrina, seppur offrendo immagini tra loro molto diverse.
La fonte più antica a trattare di Socrate è una commedia di Aristofane intitolata le Nuvole. Qui il filosofo è visto come un sofista che impartisce lezioni a pagamento sulla retorica e sul culto di nuove divinità chiamate Nuvole. All’interno della commedia emergono le accuse che gli ateniesi, successivamente, muoveranno contro Socrate, ovvero la corruzione dei giovani e l’introduzione di nuove divinità.
L’Apologia di Socrate scritta da Platone è la principale fonte utile a ricostruire l’insegnamento socratico e il suo pensiero e in essa sono contenuti i tre discorsi di Socrate durante il processo. Platone fa emergere tutte le differenze tra Socrate e i sofisti, definendo quindi il suo maestro come un uomo giusto il cui scopo è quello di conoscere, non di persuadere. Inoltre Socrate non si esprime in discorsi prolissi e lunghi, ma intrattiene con i suoi interlocutori brevi conversazioni.
Senofonte è a contatto con Socrate e scrive una serie di opere socratiche intitolate Memorabili, con lo scopo di difendere la memoria del maestro dimostrandone l’innocenza.
Aristotele, pur non a contatto diretto con Socrate, cerca di ricostruire nelle sue opere socratiche il motivo per cui egli potesse costituire un problema all’interno della società ateniese.
Socrate e la politica ateniese
Socrate nasce ad Atene nel 469 a.C. Egli vive in un’epoca di grande cambiamento per Atene, che conosce un primordiale ordinamento democratico grazie a Pericle.
Durante la sua vita, Socrate si oppone sia ai conservatori, che accusano il filosofo di avere un atteggiamento sovversivo, sia ai democratici, in quanto sostiene che il potere non debba essere nelle mani di tutti indipendentemente dalla loro conoscenza.
Socrate non partecipa alla vita politica di Atene, non perché sia un oligarca, quanto perché la sua è una critica razionale fatta in nome della giustizia. Egli mostra sempre una completa fedeltà alle leggi, che gli costerà la morte.
Nonostante Socrate non partecipi alla politica, ciò che lo spinge a essere considerato un pericolo è il fatto che tra i suoi discepoli vi siano dei personaggi che si oppongono all’ordinamento democratico. Socrate appare quindi come un cattivo maestro e come una personalità sovversiva.
Ed è proprio la debole democrazia che si instaura dopo il governo dei Trenta Tiranni a macchiarsi della condanna a morte di Socrate. Chi accusa Socrate di empietà, però, non ne vuole la morte, ma vuole solo allontanarlo da Atene.
Il processo e la condanna di Socrate
Nell’Apologia sono presenti i tre discorsi di Socrate: nel primo egli si difende dalle accuse; nel secondo fa la proposta ironica di essere mantenuto a spese pubbliche nell’edificio più lussuoso di Atene, di pagare la somma di trenta mine, escludendo così l’esilio, venendo così condannato a morte. Nel terzo discorso sono contenute le sue ultime parole ai giudici.
La condanna però è ufficializzata nel periodo dell’anno in cui gli ateniesi offrono un tributo a Creta, e la città non può macchiarsi di violenza. Per questo motivo Socrate viene rinchiuso in prigione e rifiuta di evadere in nome della sua fedeltà alle leggi. Muore nel 499 a.C.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico in cui visse Socrate?
- Qual era l'approccio filosofico di Socrate?
- Quali sono le principali fonti che trattano di Socrate?
- Perché Socrate fu considerato un pericolo per la società ateniese?
- Come si concluse il processo a Socrate?
Socrate visse ad Atene nel V secolo a.C., un periodo di grande cambiamento caratterizzato dall'ordinamento democratico introdotto da Pericle.
L'approccio filosofico di Socrate si basava sulla premessa del "sapere di non sapere", attraverso cui analizzava i suoi limiti e cercava la Verità.
Le principali fonti su Socrate includono la commedia "Le Nuvole" di Aristofane, l'"Apologia di Socrate" di Platone, e le opere di Senofonte e Aristotele.
Socrate fu considerato un pericolo perché tra i suoi discepoli vi erano personaggi che si opponevano all'ordinamento democratico, e fu accusato di empietà e di introdurre nuove divinità.
Durante il processo, Socrate si difese dalle accuse, propose ironicamente di essere mantenuto a spese pubbliche, e fu infine condannato a morte, rifiutando di evadere per fedeltà alle leggi.